La Distilleria Zuccherificio di Mirandola – La guerra (1940-1943)

La Distilleria Zuccherificio di Mirandola – La guerra (1940-1943)

17 Dicembre 2019 0

Dopo il primo capitolo  “La fondazione (1943 – 1939) pubblichiamo alcuni stralci del II° capitolo del libro di Franco Bianchi. Per una lettura più completa e dettagliata invitiamo ad acquistare il volume, ancora presente in alcune edicole del comune di Mirandola.

La guerra (1940 – 1943)

Gli anni della guerra furono i più tragici, ma anche quelli che hanno prodotto più documentazione e testimonianze per la storia della distilleria.

In quel periodo vi era l’obbligo, per le industrie, di assumere personale reduce dalla guerra. L’ingerenza del “Partito Nazionale Fascista – Federazione dei Fasci di Combattimento di Modena – Ufficio Sindacale” nell’assunzione di personale fisso e avventizio era rivolta a favore non solo dei reduci, ma anche dei figli dei reduci, invalidi di guerra e figli di invalidi, tesserati del Partito Nazionale Fascista e di coloro che dimostravano di avere partecipato alle adunate del partito.

Per la campagna del 1940 non siamo in possesso di notizie, se non di quelle sul personale, come si è già accennato. Si possono reperire informazioni, invece, a partire dalla campagna 1941. Questa è caratterizzata dalla scarsità delle barbabietole da lavorare; di conseguenza, per far fronte alle esigenze di lavorazione e di produzione di alcol, la Distilleria di Mirandola decide di importare zucchero dall’estero e precisamente da Bulgaria, Ungheria, Jugoslavia, Boemia e Moldavia. Notevole dovette essere il traffico dei vagoni ferroviari in entrata ed in uscita. Dentro l’area della distilleria c’era una linea ferroviaria tipo Decauville, a scartamento ridotto, dotata di locomotore proprio e di vagoni che servivano per trasportare zucchero, carbone e materiali vari tra i diversi reparti della fabbrica.

Su disposizione del Ministero per l’Agricoltura e le Foreste, quasi tutti i Prefetti delle province bieticole emanarono, ai primi del mese di marzo 1942, decreti inerenti l’obbligatorietà per gli agricoltori di coltivare barbabietole, una coltura ormai diventata strategica per la produzione di una serie di prodotti e sottoprodotti, che andavano dallo zucchero all’alcol, alle polpe fresche e secche per l’alimentazione del bestiame, al melasso per produrre alcol.

Nel marzo del 1942 si parla della realizzazione della ferrovia Mirandola-Rolo-Novi, ciò avrebbe agevolato l’approvvigionamento delle bietole a mezzo della ferrovia S.E.F.T.A.

Tuttavia questo progetto rimase solo sulla carta e non venne mai realizzato.

Durante la guerra si dovettero affrontare molti problemi di ordine tecnico­amministrativo. La campagna bieticola dell’anno 1942, in particolare, richiese una pianificazione nuova per la consegna del prodotto.

L’Ufficio Trasporti della Direzione Generale dell’Alimentazione di Roma aveva la necessità di quantificare l’approvvigionamento della nafta, della benzina, dell’alcol, dell’olio e delle gomme per i mezzi da adibire al trasporto delle barbabietole. Per superare queste difficoltà si cercò di orientare i coltivatori verso l’utilizzo della ferrovia e dei mezzi trainati da animali.

Anche la direzione della distilleria dovette elaborare piani di lavorazione, prevedere i quantitativi dei prodotti destinati al funzionamento della fabbrica e prendere accordi con le ferrovie per garantire il trasporto dei prodotti da vendere e il ricevimento del carbone, dello zucchero greggio, del melasso e delle barbabietole.

Dal 1942, a causa della guerra in corso, i coltivatori di barbabietole che consegnavano il prodotto avevano diritto, come da contratto, di ritirare la loro spettanza di polpe fresche e secche, che serviva come foraggio per il proprio bestiame, ed era proibito venderne ad altre aziende. Nel caso ne avessero ritirato un quantitativo superiore alle loro necessità, questo doveva essere messo a disposizione del SEPRAL, l’ente statale che era stato istituito allo scopo di regimentare la distribuzione di tutti i prodotti alimentari alla popolazione e anche di quelli destinati agli animali.

Tra gli operai della distilleria, quelli che scaricavano a mano il carbone che arrivava con i vagoni erano pagati a cottimo e ricevevano una “indennità di fatica” che serviva per acquistare vino: “[…] per durare in quella fatica hanno bisogno di bere qualche bicchiere di vino”. Infatti il lavoro che svolgevano in mezzo alla polvere di carbone esigeva che bevessero qualche bicchiere per “mandar giù la polvere”, cosa che facevano fino a non molto tempo fa anche i facchini che insaccavano la polpa secca.

Se la forza muscolare suppliva in qualche modo alle carenze tecniche, non si poteva dire altrettanto delle fonti energetiche, sempre più insufficienti.

Il Decreto Ministeriale 23 gennaio 1942 XX “Disciplina del consumo di energia elettrica” dispose che tutti gli utenti di energia elettrica per usi industriali dovevano ridurre ogni mese il consumo del 20% (percentuale che, con nuovo provvedimento, salirà al 25%).

Nel dicembre 1942 la direzione della Società Italiana per l’Industria degli Zuccheri di Genova ricorda alle direzioni delle fabbriche i provvedimenti per la guerra e la protezione antiaerea passiva. È una testimonianza della situazione in cui si trovarono e dovettero operare gli operai della Distilleria di Mirandola:

“Riteniamo opportuno ricordare alle nostre Fabbriche la necessità di provvedere tempestivamente a quanto occorre per fronteggiare le conseguenze derivanti da possibili aggressioni aeree nemiche. I mezzi di difesa aerea sono sostanzialmente di due specie: bombe dirompenti e mezzi incendiari. Per le prime poco si può fare per quanto si riferisce alle cose; per le persone si provvede con rifugi, trincee, para-schegge, allontanamento delle persone disponibili, etc. secondo i piani predisposti da voi. Per quanto si riferisce invece alla offesa con mezzi incendiari assai efficace potrà risultare il pronto intervento e la predisposizione di mezzi adatti.

Immediatamente dopo l’incursione, occorre visitare accuratamente locale per locale per accertarsi dell’esistenza di principi di incendi e di mezzi incendiari non entrati in azione (quali: bidoni, spezzoni e piastrine incendiarie).

Invitiamo, pertanto, le Fabbriche a rivedere il proprio sistema difensivo, tenendo addestrata una squadra di protezione antiaerea, di mantenere costantemente in perfetta efficienza l’impianto per l’erogazione dell’acqua, di addestrare il personale all’uso degli estintori, di accertarsi della continua perfetta efficienza della carica degli stessi con frequenti prove, di provare almeno due volte al mese tutto rimpianto idraulico antincendio. Sarà pure opportuno aumentare il numero dei secchi pieni d’acqua che non devono avere altra destinazione che quella antincendio, di disporli un po’ dovunque nei locali di Fabbrica, laboratori, magazzini, uffici, scale, soffitte, unitamente a recipienti pieni di sabbia […].”

La Distilleria di Mirandola era una fabbrica che produceva per la nazione in guerra: infatti la sua lavorazione era indispensabile per la produzione di alcol per autotrazione. I lavoratori perciò erano esonerati dal servizio militare in quanto lavoravano anche per l’industria bellica. Erano inquadrati in squadre aziendali antincendio e di protezione antiaerea passiva e di conseguenza erano retribuiti fuori dell’orario normale con una maggiorazione del 50 per cento per le ore passate in attesa, mentre per le ore prestate in servizio di protezione durante l’allarme o incursione competeva un compenso pari al 100 per cento della paga oraria, previsto pure per quei lavoratori cui era stato fatto obbligo di rimanere al posto di lavoro durante le incursioni nemiche per garantire l’efficienza degli impianti o per continuare il lavoro durante il tempo intercorrente fra il segnale di secondo allarme e il segnale del cessato allarme.

Alla fine dell’anno 1942 arrivò al Direttore della distilleria una richiesta del Comune di Mirandola. La Società doveva mettere a disposizione della popolazione sfollata gli alloggi di proprietà che possedeva nel Comune, in quanto vi erano famiglie che avevano avuto la casa distrutta dai bombardamenti.

…..Sono di quell’anno (1943) le ordinanze relative ai sequestri di tutti i beni appartenenti agli ebrei; si riferiscono al R.D. 3 luglio 1938 n. 1415 (che approva il testo di legge sulla disciplina di guerra e le disposizioni sul sequestro dei beni dei suddetti nemici). Vi era l’obbligo per la distilleria di comunicare alle autorità chi erano i bieticoltori di razza ariana. Un lavoro improbo: non era un compito semplice scoprire se il coltivatore che consegnava le barbabietole era di “razza ebrea”. E poi, quando si appurava tale appartenenza, perché denunciare un produttore che con il suo prodotto permetteva di lavorare e di far lavorare? Nei documenti della distilleria non si è trovata traccia alcuna di comunicazioni al riguardo.

…..La notizia della firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 è accolta con entusiasmo e qualche operaio addetto allo scarico vagoni esclama: “Il regime fascista non c’è più, ora si può lavorare di meno”.

Venne costituito, a Roma, il 9 settembre 1943, il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Formato dai rappresentanti di tutti i partiti antifascisti, il CLN chiamò gli italiani alla lotta ed alla resistenza contro l’occupazione tedesca.

Anche nella Bassa Modenese, nel settembre 1943, vi furono riunioni a Fossa e a Quarantoli per preparare la creazione del Comitato di Liberazione Nazionale a Mirandola, e combattere il fascismo fino alla Liberazione. Il dottor Mario Merighi in quegli anni rappresentò un riferimento per tutti coloro che vollero agire contro la dittatura e lottare per la libertà. Merighi si occupò anche della situazione dei braccianti disoccupati della Bassa, interessandosi affinché si riprendessero i lavori per la realizzazione del canale Sabioncello.

La tensione e le sofferenze che per anni avevano accompagnato la vita quotidiana e quella lavorativa indussero gli scaricatori dei vagoni, in questo frangente, caratterizzato da una euforia collettiva, a non preoccuparsi di inviarli alla stazione ferroviaria. Sentivano il desiderio di fare festa; ma fu una breve parentesi, perché il peggio doveva ancora venire e la fine della guerra era ancora lontana.

Con l’occupazione nazi-fascista, la situazione politico-militare aggravò le difficoltà del personale. La consegna delle barbabietole di notte, causa la paura della gente di viaggiare, non fu più effettuata e quindi non si potè più fare affidamento sull’approvvigionamento notturno. Analogamente, vi è in questo periodo difficoltà a rifornirsi di acido solforico e di calce per la depurazione delle acque di scarico della distilleria.

Un altro pericolo è segnalato nel copialettere aziendale del 12 settembre 1943:

Dopo la comunicazione dell’armistizio i militari italiani che si trovavano in fabbrica per la vigilanza (in quanto industria per la macchina bellica) sono scomparsi e le armi sono state ritirate dalle truppe tedesche che hanno assunto il controllo di tutta la zona della Bassa Modenese.

Radio Algeri il 10 settembre 1943 alle ore 22 ha invitato gli Italiani a compiere diversi atti di sabotaggio sui mezzi di comunicazione ed alla distruzione dei Depositi di Carburante, precisando anche la Distilleria di Mirandola.

La notizia ha determinato un certo allarme. Per prevenire possibili atti inconsulti di qualche irresponsabile, sarà forse opportuno effettuare una certa sorveglianza attorno ai serbatoi.

….La situazione della popolazione era di una precarietà disarmante, mancava tutto e si doveva vivere alla giornata. Il coinvolgimento della Distilleria di Mirandola, in questi anni di guerra, nei problemi della normale sopravvivenza – gli approvvigionamenti alimentari e non della popolazione erano regolati dalla tessera annonaria – si riflette anche su altre realtà che esulano dall’attività propria della fabbrica; verso la fine del mese di novembre 1943 vengono requisiti presso la distilleria, per ordine del Capo della Provincia, un centinaio di quintali di carbone, che servono per il riscaldamento delle scuole. Il Direttore della distilleria scrive alla direzione della società:

Poiché ciò costituirebbe un atteggiamento nettamente diverso da quello degli altri industriali del luogo che, avendo il combustibile d’assegnazione come noi (Ditta Baratta – Lavoraz. Soc. Pomodoro, ecc.) hanno già regolarmente consegnato il carbone stesso, Vi preghiamo autorizzarci alla consegna anche per non metterci in condizioni di disagio col Capo della Provincia il quale, conscio delle ns. necessità ha ridotto il quantitativo da consegnare da 400 a 100 q.li.

Tratto da: La Distilleria – Zuccherificio di Mirandola (1036-1986)

Autore: Franco Bianchi

Collana: Gruppo studi Bassa Modenese

Anno: 2009

L’immagine dello Zuccherificio è stata gentilmente concessa dal collezionista Roberto Neri

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