La Bassa e il progetto di autostrada di 70 anni fa
La Bassa e il progetto di autostrada di 70 anni fa.
Oggi le discussioni si accendono attorno alla Cispadana, l’autostrada che deve collegare l’A13, a Ferrara, con l’A22, a Reggiolo. Ma ci fu un tempo in cui la Bassa modenese era nei progetti come tappa di passaggio di un’arteria, che nei primi intenti, doveva essere la principale direttrice del Paese.
Siamo agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso. L’Italia era da poco uscita da una devastante guerra. La motorizzazione cominciava a far intravedere quello sviluppo che poi sarebbe venuto. All’epoca ci si interrogava, soprattutto, su come intervenire potenziando le strade esistenti. Ma le idee di qualche audace progettista e rappresentante del mondo imprenditoriale sovvertirono l’esistente e gettarono le basi per lo sviluppo del Paese. Fu così che, per iniziativa delle Camere di Commercio di Bologna e Firenze, nacque l’idea di creare un collegamento Brennero- Roma-Reggio Calabria la cui prima tratta da costruirsi, quella Appenninica, sarebbe stata l’opera dove la “genialità italica” si concretizzava.
I progettisti messi in campo erano fra le massime autorità dell’ingegneria civile italiana di allora. Ad onor del vero l’idea non era originale. Già c’era stato un progetto, durante i primi anni della guerra, di un collegamento Berlino-Roma ed ancora precedentemente la prima Autostrada a pedaggio (un tratto della odierna Milano-Laghi) era stata aperta nel 1924, ma qui si trattava di costruire un opera di centinaia di km, per giunta su due carreggiate separate e con manufatti e viadotti arditi sopra le valli appenniniche.
L’opera appenninica, che conteneva nel nome “Leonardo da Vinci” (poi esteso all’intera tratta Brennero-Reggio Calabria) tutto il genio italico, sarebbe stata, se realizzata, con tutta probabilità l’A1 odierna. Scendeva dal Brennero, toccava Verona e Mantova e da lì sarebbe scesa direttamente (attraverso il nostro territorio) a Bologna, poi Firenze e Roma e quindi a Reggio Calabria. In un convegno, tenutosi a Mantova l’ 8 dicembre 1952 dal Progettista prof. Balatroni, erano stati presentati i caselli autostradali della nostra tratta: “San Giovanni-Sant’Agata”, “Crevalcore-Bastiglia”, “Camposanto-San Felice”, “Mirandola-San Possidonio-Concordia-Moglia” e “San Benedetto-Quistello-Pegognaga”. Era stato previsto anche un convegno, a Mirandola, per la presentazione alle Autorità locali del progetto, ma questo saltò all’ultimo minuto.
Tale collegamento sarebbe stato la spina dorsale, mentre tante diramazioni avrebbero costituito le costole. Così dalla “Leonardo da Vinci” si sarebbe staccata, ad esempio, all’altezza di Bologna, l’Autostrada “Emilia” per Milano. Dei due progetti presentati al Ministro dei Lavori Pubblici fu l’altra cordata che prese il sopravvento, così l’A1 diventò “l’Autostrada del Sole” Milano-Roma e si giunse a determinare l’assetto attuale con l’A22 diretta dal Brennero a Modena che negli intenti dei Modenesi doveva portarsi a Lucca (ecco che la storia si ripete per come questa vicenda ripercorra quella ferroviaria di 80 anni prima). Il collegamento autostradale passante per la Bassa modenese fu il primo autorevole progetto di autostrada nazionale ad essere ideato e sfiorò, per un soffio, la realizzazione.
Tratto da: Quando la Bassa viaggiava in tram – Fatti e curiosità di 150 anni di trasporto pubblico nell’Area Nord di Modena.
Autori: Fabio Casini – Fabio Montella
Edizioni CDL
Osiride Bastianelli
L’articolo finisce così: “Per un soffio”. E’ tutto un soffio…..
5 Novembre 2020