I Santi de Al Barnardon dal 13 al 19 Novembre
13 novembre
Oltre a essere patrono di Cremona, Omobono Tucenghi è protettore di mercanti, lavoratori tessili e sarti. Egli stesso, infatti, fu commerciante di stoffe stimatissimo in città. Era abile negli affari e ricco. Oltretutto viveva solo con la moglie, senza figli. Ma il denaro – nella sua concezione della ricchezza, vista non fine a se stessa – era per i poveri. La sua azione lo portò ad essere un testimone autorevole in tempi di conflitto tra Comuni e Impero (Cremona era con l’imperatore). Quando morì d’improvviso, il 13 novembre del 1197, durante la Messa, subito si diffuse la fama di santità. Innocenzo III lo elevò agli altari già due anni dopo. Riposa nel duomo di Cremona.
14 novembre
Il nome è di origine latina e significa ‘degno di venerazione’. Di Veneranda si sa poco, tra l’altro è l’unica santa con questo nome, mentre di Venerando ce ne sono tre. Nel ‘Catalogo Sanctorum’ redatto negli anni 1369-1372, dal veneziano Pietro de Natalibus, al capitolo 61 è citata s. Veneranda vergine, nata in Gallia (Francia) nel II secolo e martire a Roma durante la persecuzione al tempo dell’imperatore Antonino (138-161). La celebrazione riportata al 14 novembre è stata trasferita alla stessa data nel ‘Martirologio Romano’.
15 novembre
Nato a Melk nel 1073, Leopoldo venne educato dal monaco Altmanno, santo vescovo di Passau. Succedendo sul trono al padre, che era margravio della Marca d’Austria, la sua prima preoccupazione fu quella di promuovere la riforma ecclesiastica. Alleato dell’imperatore di Germania Enrico V, ne sposò la sorella, vedova di Federico di Hohenstaufen. Un matrimonio benedetto con 18 figli. I 40 anni del suo regno furono giusti e prosperosi, per quanto dovesse guerreggiare contro gli Ungheresi, che finalmente sconfisse. Il popolo lo chiamò Leopoldo il Pio e «Padre dei poveri». Alla morte di Enrico V venne proposto come imperatore di Germania, ma rinunciò. Fondò diversi monasteri e si adoperò in maniera particolare per il monastero di Melk, sua città natale. Fondò anche quello di Neuburg, dove venne sepolto. Ma alla sua memoria è legato Mariazell, nato prima come semplice cappella, o «cella», dedicata alla Vergine, e poi, sotto la guida dei monaci benedettini, diventato il più antico e il più importante santuario mariano di tutta l’Austria. Leopoldo morì nel 1136.
16 novembre
Nata nel 1256 a Eisleben, in Germania, a 5 anni Gertrude venne affidata alle monache di Helfta e con loro trascorse il resto della vita. Educata nell’eccellente scuola dell’abbazia, presto rivelò un’intelligenza fuori dal comune. A 26 anni ebbe una visione nella quale si trovò di fronte a una siepe di spine. Il Signore la sollevò e la depose dalla sua parte. «Da allora cominciai a seguire il profumo dei tuoi balsami e appresi in breve che il giogo del tuo amore è mite e leggero». Dei suoi progressi nella vita dello spirito, siamo informati dalla sua opera, ‘Rivelazioni’, che consta di cinque libri. Solo il secondo, il ‘Legatus’, un inno alla misericordia di Dio, è scritto di suo pugno. Il primo, una sua biografia, e gli altri vennero composti dopo la sua morte da una consorella, a partire da suoi appunti e racconti. Alla base delle sue esperienze mistiche vi sono le celebrazioni liturgiche, mentre il linguaggio evidenzia una forte impronta biblica. La sua dottrina, infine, è cristocentrica. La misericordia del Salvatore la trasporta nella sua divinità al punto che, come Maria, ella si sente sposa e madre di Gesù.Vivendo costantemente alla presenza di Dio, vede sempre Gesù, il Dio fatto uomo, il Salvatore con il cuore squarciato e vive nella disponibilità a patire ciò che ancora manca alla passione di Cristo. Una delle più grandi mistiche cristiane morì nel 1301 o 1302.
17 novembre
Tra le primissime discepole di santa Chiara, ad Assisi, ci fu la sorella minore Agnese. Aveva appena quindici anni quando nel 1212, a pochi giorni dall’apertura, bussò alla porta del conventino di San Damiano che Francesco aveva designato come casa del second’ordine. La leggenda narra dello scalpore suscitato ad Assisi dalla scelta delle due sorelle. La stessa famiglia inizialmente si oppose. Ma poi finì che anche una terza sorella, Beatrice, e la stessa madre, Ortolana, seguirono Chiara. Troppo forte era, dunque, il fascino del rinnovamento spirituale che da Assisi stava iniziando a diffondersi al mondo. E proprio Agnese fu scelta nel 1219 dalla sorella Chiara per andare a fondare il secondo monastero delle clarisse, quello di Monticelli a Firenze. Qui visse in estrema povertà fino al 1253 quando già ormai malata, per suo desiderio venne ricondotta a San Damiano, dove morì. Chiara si era spenta appena tre mesi prima.
18 novembre
Fu un eremita del VI secolo, questo San Patroclo, e venne lodato, non da un poeta epico, ma da uno storico della religione, San Gregorio di Tours. Questi traccia di San Patroclo un ritratto vivacissimo: prima lo non ribelle alla Regola, ma disadatto alla vita della comunità. Gregorio di Tours narra, per esempio, come il monaco Patroclo, immerso nella lettura dei libri sacri, non udisse la campanella del refettorio, apparendo quindi indisciplinato e disobbediente. Il maestro lo riprese più di una volta, finché, umilmente, il monaco più astratto che distratto, chiese di fare vita eremitica. Ma non restò a lungo in solitudine: il suo oratorio divenne presto una specie di parrocchia, alla quale accorrevano tutti coloro – ed erano molti – che desideravano i suoi consigli e i suoi ammaestramenti. Per questo, il monaco fu tentato di abbandonare il suo eremo e di tornare nel mondo, difeso ormai da quella specie di armatura formata intorno alla sua anima dalla solitudine e dalla preghiera. C’era pericolo però, che anch’egli – come il Patroclo dell’Iliade – venisse travolto dall’Ettore delle mondane seduzioni e delle umane ambizioni Perciò, un Angiolo gli mostrò una colonna altissima e gli disse: ” Se vuoi vedere il mondo, sali e guardati attorno “. Di lassù, Patroclo vide tutto ciò che avveniva in basso, nel mondo delle passioni e delle ambizioni. Levò allora a Dio questa preghiera: ” Non permettere ch’io torni nel mondo, e insegnami a vivere secondo la tua volontà “. Regolò gli ultimi anni di vita sulla croce; costruì un monastero, vi accolse altri confratelli. E a loro, giunto il tempo, annunziò la propria morte. Non volle però che la sua morte fosse pianta, come lo era stata ~ anche dai cavalli – quella del Patroclo omerico. Del resto era la morte, non di un vinto, ma di un vincitore: di un eroe di nuovo tipo, alieno dalla violenza, e ispirato, non da animosità, ma da amore.
19 novembre
Torpè visse in tempo di persecuzioni. L’impero romano, che ebbe spesso nei confronti della Chiesa Cristiana un rapporto conflittuale e talvolta di aperto contrasto, ricorse anche a pratiche intimidatorie ed eliminazioni fisiche dei seguaci di Gesù. Divenuto anch’egli cristiano, Torpè praticava di nascosto la nuova fede religiosa, il che non gli impediva di svolgere un ruolo importante presso l’amministrazione romana, come troviamo scritto in Filippesi 4, 22. Tornato a Pisa, fu riconosciuto cristiano dal prefetto della città, Satellico, il quale tentò di riportarlo alla religione pagana. A nulla valsero i suoi sforzi: né le false promesse, né le prove fisiche convinsero Torpè a rinnegare Gesù Cristo, che raggiunse in cielo il 29 aprile, giorno del suo martirio. Dopo la morte, il suo corpo fu abbandonato sopra una imbarcazione, che si arenò presso Sino, un porto talvolta riconosciuto in Francia, in altre occasioni in Spagna o anche in Portogallo. Ciascuna di queste nazioni rivendicano infatti il corpo del martire, testimonianza del fatto che il culto del santo pisano è effettivamente molto antico, come dimostrano le Chiese dell’XI secolo dedicate in suo onore.