Hanno detto di Mirandola
Leandro Alberti -Luca Da Linda – Ludovico Ariosto – Pompeo Litta – Indro Montanelli ALBERTI LEANDRO Storico e geografo, Bologna 1479-1533 Frate domenicano, dimorò nel conventino di Via di Mezzo lasciando scritto: — È il popolo di esso castello (Mirandola) molto civile, humano, piacevole et civile, et nel maneggiar l’arme prode et ardito. L’Alberti, chiamato a Mirandola come inquisitore, poiché il clero riteneva la città covo di streghe, fece processare e condannare al rogo alcune dozzine di persone. Le sentenze vennero eseguite sulla piazza principale. Teologo e filosofo è ricordato per aver scritto il “De Viris illustribus”, le “Historie di Bologna”, la “Cronaca delle principali famiglie di Bologna” e una “Descrittione di tutta Italia”. LUCA DA LINDA Storico In un’opera descrittiva dei caratteri e costumi italiani Luca da Linda ebbe espressioni per i Mirandolesi del primo Seicento: — Amano di essere stimati valorosi, come sono in effetto buoni soldati, sono però amorevoli, et assai liberali, di buona conversatione, et professano buoni talenti. ARIOSTO LUDOVICO Poeta Reggio Emilia 1474 – Ferrara 1553 Ludovico Ariosto, l’autore dell’Orlando Furioso, si occupò di Gianfrancesco II Pico, il « letteratissimo » definendolo soprumano ingegno. Gianfrancesco (Mirandola 1469-1533) fu un umanista celebrato in tutta Europa e nonostante i notevoli impegni politici trovò il tempo di scrivere 29 libri. Condottiero valoroso (fu al servizio del papa, del re di Napoli e dei Genovesi) coltivò l’amicizia dei pontefici Giulio II e Leone X. Studiò all’Università di Ferrara e frequentò la corte di Ludovico il Moro a Milano. Fu autore anche di una biografia dello zio Giovanni Pico. LITTA POMPEO Storico Milano 1781 – Limido (Como) 1852 Pompeo Litta scrisse di Gianfrancesco Pico, il « letteratissimo », fatto uccidere dal nipote Galeotto II, stimato per incontaminata condotta per il suo parlar franco e libero, per dottrina, rispettato per la sua condizione di principe, era uno dei più animosi promotori della riforma del clero che i saggi imploravano dalla corte di Roma immersa nello scandalo de’ vizi e degli abusi. MONTANELLI INDRO Scrittore, giornalista nato a Fucecchio nel 1909 Corrispondente di guerra e inviato speciale del Corriere della Sera, fondò il Giornale nuovo. In collaborazione con Roberto Gervaso ha scritto “la Storia d’Italia”. Ne “L’Italia dei secoli d’oro” ha annotato su Giovanni Pico: … Anche delle ventisette lingue che si vantava di conoscere in realtà non comprendeva che qualche parola… Si riteneva (a torto) depositario di tutto lo scibile umano… Montanelli ha dato un giudizio negativo di Giovanni Pico, dimostrandosi men che superficiale conoscitore delle opere della Fenice degli Ingegni. Eppure pochi umanisti hanno superato il valore di Pico, vero estensore del manifesto del Rinascimento. Ad esaltare le doti del Nostro bastano infatti i giudizi del Poliziano, di Gerolamo Savonarola, di Lorenzo il Magnifico, di Niccolò Macchiavelli, Tommaso Campanella, Garin. Giovanni Pico ha un posto di primissimo piano nella storia della letteratura mondiale. Egli mutò i canoni filosofici propri del Medio Evo per elevare la dignità dell’uomo. Sergio Poletti Tratto da “Sgambada 1982” Edizioni “Al Barnardon”