Finale Emilia – Cenni storici – Impariamo a conoscerci
Lo stemma di Finale Emilia è rappresentato da uno scudo sormontato da una corona gentilizia e contornato di quercia e alloro. All'Interno, nel¬la parte superiore, un triplice battifredo, cioè tre torri merlate che rap¬presentano il glorioso Castello delie Rocche, troneggianti su un laghetto con cigni natanti, che significano la ricchezza delle acque nella zona du¬rante i secoli.
FINALE EMILIA
Finale Emilia è, con Mirandola, il centro più importante del comprensorio, illustre per storia e monumenti. La popolazione al 31/12/81, era di 15.275 abitanti. Altitudine: metri 1 5 sul livello del mare. Frazioni: Massa Finalese, Reno Finalese, Casoni e Canaletto.
CENNI STORICI
Afferma il solito Tiraboschi che il nome di Finale deriva dal fatto che esso era “l’ultimo confine che separa il Modenese dal Bolognese e dal Ferrarese”. Nel Medio Evo la cittadina era considerata una piccola Venezia dagli Estensi, per la ricchezza di acque e di canali.
La prima menzione certa risale all’anno 1009, ma è tale da far intendere che già prima, nella zona, esistesse un luogo fortificato a salvaguardia della navigazione fluviale e una chiesa certamente dedicata a San Lorenzo.
Un’altra leggenda afferma che la piccola comunità finalese fu salvata dalla invasione degli Unni di Attila in virtù di un miracoloso intervento di San Zenone, protettore del paese, che fece scendere una fitta nebbia in grado di nascondere ai barbari il villaggio. È certo che nel 1009 Varino, vescovo di Modena, cedette a Rodolfo, abate di Nonantola, la metà del castello di Finale. L’altra metà del castello rimase al vescovo modenese. In breve tempo il castello di Finale si ingrandì, tanto è vero che nel 1223 la comunità finalese già aveva un suo Podestà, tale Richerio.
Addirittura Finale fu uno dei primi paesi della regione ad avere un ospedale: lo dimostra il fatto che in un documento del 1 3 settembre 1295 Marcoaldo del fu Filippo da Palazzo fondò un ospedale.
Facendo un piccolo passo indietro, va annotato come il territorio di Finale, sebbene riconoscesse la sovranità degli Estensi, nei primi anni del secolo XIII era dominato da Salinguerra Torelli, guerriero di vasta fama che viveva in un munito castello detto di Ponteduce che sorgeva nella zona di Reno Finalese, non lontano da Casumaro.
La rocca di Ponteduce fu rasa al suolo l’11 novembre 1213 dalle milizie comunali di Modena, Ferrara e Mantova, alleatesi contro l’irriducibile Salinguerra.
È in questo periodo che Aldobrandino d’Este, capo delle milizie comunali, fa erigere il primo nucleo dell’attuale Castello di Finale, oltre alla cosiddetta Torre dei Modenesi o dell’Orologio.
Così Finale diventa un luogo fortificato di primaria importanza e segue le vicende degli Estensi, pur avendo fatto parte dal 1227 fino al 1288 del governo comunale di Modena. Con Obizzo II d’Este, tutti i territori di Ferrara e Modena passano sotto il dominio degli Estensi.
Nel 1289 Obizzo II d’Este elegge Finale a sua sede, prendendo dimora nella Rocca Grande, che fu poi chiamata Rocca Marchesana. Concede a Finale previlegio reale, staccandolo in pratica dallo Stato modenese. Inoltre, come si è detto, il paese viene eretto in Comunità, con un proprio Podestà e un collegio di magistrati composto da 10 uomini.
Nel 1306 i modenesi cacciano con sollevazione popolare il marchese Azzo d’Este e il governo repubblicano rinforza le fortificazioni di Finale, costruendo nuovi tratti di mura. Viene raddoppiata anche la guarnigione: i quaranta militi precedenti diventano 100, con uno stipendio giornaliero di “due soldi modenesi”. Un improvviso “golpe” del 1307 porta il castello di Finale in possesso di Guidotto de’ Guidoni, fuoruscito modenese, che tiene il controllo del paese per tre anni. Nel 1331 il castello di Finale torna in mano agli Estensi, ma nel 1 345 è quasi tutto distrutto dai figli di Francesco Pico, signore di Mirandola. Paolo Pico non dimentica di incendiare anche il castello di Massa.
Nei primi anni del ‘400 signore di Finale è Nicolò III d’Este. Oltre ad amare molto la cittadina, Nicolò ritiene che essa abbia una grossa importanza strategica e rinnova la cinta delle mura. Poi affida al celebre architetto Bartolino Pioti da Novara l’incarico di costruire una nuova potente Rocca. Bartolino inizia i lavori nel 1402 e li conclude verso il 1412, anno in cui si porta a San Felice per dedicarsi a quella Rocca.
Bartolino da Novara è considerato uno dei maggiori architetti militari del secolo XV. Opera sua (e lo stile è analogo) è anche il celebre castello Estense di Ferrara. Nel periodo che va dal 1425 al 1430 la Rocca finalese è ampliata e trasformata in residenza estiva per i Signori di Ferrara da Giovanni da Siena. A decorare le sale interne con pregevoli affreschi accorsero artisti della scuola di Ettore Bonaccossi.
Nicolò III ha anche il merito di avere approvato gli Statuti di Finale, redatti in una prima fase dai magistrati cittadini, poi esaminati e corretti da Vannuccio di San Giorgio, podestà, e infine firmati e approvati da Duca estense.
Sempre nel secolo XV Finale conobbe una terribile pestilenza, molti anni di fame, seguiti da anni di esasperato ed esagerato fervore religioso in seguito alle predicazioni di San Bernardino da Siena.
Il Cinquecento fu per Finale un secolo di gravi agitazioni in seguito alla penetrazione del pensiero riformista di Martin Lutero. Finale fu una delle poche città italiane che ospitò il celebre frate protestante tedesco, che vi sostò alcuni giorni nel suo inutile viaggio a Roma. Nel 1511 Finale fu occupata dalle truppe di Papa Giulio II che mosse da Finale per occupare prima San Felice e poi Mirandola, dopo il celebre assedio.
In questi anni sorgono a Finale diversi ordini religiosi: nel 1494 vi si insediarono gli Agostiniani, con una chiesa dedicata a San Nicola da Tolentino, nel 1576 furono introdotti a Finale i padri Cappuccini, nel 1603 vi fu fondato un monastero delle Clarisse, nel 1607 quello dei Minori Osservanti, nel 1625 quello dei Minori Conventuali e infine nel 1640 il convento dei Frati Minimi. Nel 1567 furono trasportate da Roma a Finale le sacre spoglie di San Zenone, protettore della città, per iniziativa del padre Giorgio Segnoli.
Non va dimenticato che a Finale, come oggi, il fervore e il desiderio della cultura non vennero mai a meno, tanto che già nel 1593 fu istituita l’Accademia Letteraria dei “Fluttuanti”, una delle prime accademie culturali di tutta l’Italia.
Nei secoli seguenti la storia di Finale non si discosta molto dagli altri centri della Bassa. È da ricordare comunque che nel 1779 il Duca di Modena Francesco III d’Este onorò Finale del titolo di città, riconoscimento a quei tempi molto ambito. L’invasione napoleonica alla fine del secolo XVIII provocò gravi danni e distruzioni, ma giunsero anche le prime idee di libertà e di democrazia. La nobile figura di Ignazio Calvi, cospiratore del 1821, combattente per l’indipendenza e organizzatore di truppe volontarie, primeggiò quale indomito assertore delle libertà d’Italia.
Un importante capitolo della storia di Finale va dedicato alle prime lotte sociali del secolo scorso. La tradizione socialista e democratica di Finale ha come suo vessillo la figura di Gregorio Agnini, nato a Finale nel 1856 da famiglia benestante.
Oratore di grande efficacia, si convertì fin da ragazzo alle idee socialiste. Dopo un intenso lavoro a favore dei colerosi di Palermo (1884) svegliò la vita politico-sociale di Finale, fondandovi, il 18 aprile 1886, la prima cooperativa di lavoro del Modenese, denominata “Associazione degli operatori braccianti del Comune di Finale”.
Dal 1 886 in poi promuove centinaia di agitazioni e di scioperi dei braccianti, subendo un gran numero di processi e condanne.
Nel novembre del 1 889 Agnini viene eletto nel Consiglio provinciale di Modena, assieme al cavezzese Silvestri. Il 1° febbraio 1891 diventa primo deputato socialista modenese. Gregorio Agnini entra alla Camera con 5351 voti contro i 4210 del suo avversario, il liberale Triani. Resterà deputato per 35 anni, dal 1891 al 1926. Ricopre la carica di segretario del gruppo parlamentare socialista dal 1893 al 1898 e delegato al “Bureau international Socialiste” di Bruxelles fino al 1914.
Sarebbe inutile elencare quanto ha fatto Gregorio Agnini in 65 anni di attività politica e sociale. Si può certamente dire che egli è stato il padre del socialismo modenese. Fu perseguitato dal fascismo, ma nel 1945, dopo la liberazione fu nominato presidente della prima Consulta nazionale il 25 settembre 1945 dove pronunciò il suo ultimo elevato discorso. Morì infatti a Roma nell’ottobre del 1945.
Importante il ruolo svolto da Finale anche nella lotta di Liberazione.
La città di Finale Emilia, come è noto, e come si può rilevare anche con una breve visita, conserva numerose testimonianze del suo illustre passato. Il centro cittadino è ricco di monumenti.
Il più importante è certamente la Rocca Estense, detto anche il castello delle Rocche.
La sua storia è quella di Finale. Alcuni affermano che fu fondato ai tempi di Teodorico, re dei Goti, sul finire del V secolo.
L’affermazione è ardua: è probabile comunque che anche i Longobardi e i Bizantini avessero in queste zone un luogo fortificato, trattandosi di terre di confine. Sicuramente il “castrum” esisteva negli ultimi anni del 900 quando le invasioni degli Ungari indussero tutte le comunità a dotarsi di un punto fortificato. Fu in parte rifatto dalla Contessa Matilde di Canossa e di nuovo ristrutturato e potenziato nel secolo XIII da Aldobrandino d’Este. Semidistrutto nel 1347, fu rifatto nel 1402 da Nicolò III d’Este che affidò l’incarico a Bartolino da Novara e poi a Giovanni Da Siena.
La Rocca è di grande e superba eleganza e vanta uno splendido cortile con elegante loggiato. L’Amministrazione comunale, ha dato inizio recentemente ai lavori di restauro e recupero di questa importante opera monumentale nella quale troveranno sede i servizi culturali del comune.
La chiesa parrocchiale di Finale, detta anche il Duomo, risale, secondo il Tiraboschi, al 1474 e fu rifatta quasi per intero nel secolo XVI. Fu consacrata nel 1587. Più tardi fu di nuovo restaurata quando, nel 1757, vi si aggiunse la Collegiata. L’interno è di pregevole fattura e conserva alcune tele di grande valore, fra cui “Lo sposalizio della Vergine” del pittore modenese Sigismondo Caula, vissuto dal 1637 al 1694, un pregevolissimo “San Francesco” opera del celebre pittore centese Gian Maria Barbieri, detto il Guercino e un “San Pietro” di Cignani (secolo XVIII). La Collegiata di Finale è una delle più belle chiese della Bassa, al cui fianco sorge un campanile di stile romanico. Nella Cappella del Sacro Cuore è possibile ammirare una bellissima “Adorazione dei Re Magi” di Giuseppe Maria Crespi (1645-1757).
Fra gli edifici civili è certamente da ricordare la Torre dei Modenesi, detta poi dell’Orologio, splendida costruzione mediovale risalente al 1212, edificio massiccio e imponente presso il quale fino ad un secolo fa, scorrevano le acque del Panaro, dando a Finale il suggestivo aspetto di una piccola Venezia e l’importanza strategica di un grosso nodo fluviale.
Il Palazzo Comunale è un bellissimo edificio costruito nel 1744. La facciata è arricchita da una parte centrale nella quale fa spicco un bel balcone. Sopra il balcone una nicchia ospita la statua di San Zenone, protettore della città. L’interno dell’edificio ospita gli uffici comunali e una ricca raccolta di quadri. Fa spicco fra questi, nella stanza del sindaco, una stupenda opera dello Scarsellino.
Fra i monumenti religiosi fanno spicco una bella chiesa del Rosario, che conserva ottime tele del Cignani, del Manzini e dello Stringa, oltre ai bellissimi stucchi dei maestri milanesi Rigeli e Frigioni.
La chiesa dell’Annunciata ospita sulla propria facciata un bellissimo gruppo marmoreo che rappresenta l’Annunciazione alla Vergine.
Eccellenti dipinti di Francesco Vellani, un importante pittore modenese vissuto dal 1688 al 1766, definito da Rodolfo Pallucchini il “più leggero e vivace dei pittori modenesi del Settecento”, un tempo qui conservati, sono ora sistemati in altre chiese della città.
La chiesa di Sant’Agostino, detta anche del Seminario, fra le varie opere, possiede due quadri di straordinaria bellezza: un “San Lorenzo” del Guercino e una tavola raffigurante San Sebastiano e San Rocco, attribuita al sommo pittore ferrarese del Cinquecento Dosso Dossi. Altri critici attribuiscono l’opera al Garofalo.
La chiesa di San Bartolomeo, detta anche dai finalesi la chiesa della Buona Morte, possiede varie opere d’arte, fra cui un “San Bartolomeo” di Francesco Vellani, un dipinto raffigurante Sant’Andrea attribuito al Crespi e un grande “Sant’Antonio e altri Santi” di Antonio Consetti, un altro importante pittore modenese del Settecento, vissuto dal 1686 al 1766.
È da ricordare che negli ultimi anni a Finale Emilia è stato realizzato un centro di ricerche archeologiche (C.A.R.C.) che, con grande merito, ha allestito un piccolo ma interessante museo dove sono raccolti vari reperti archeologici ritrovati nel Finalese e nelle zone circostanti, nonché ceramiche graffite finalesi dei XVII ° secolo.
Altro interessante edificio di Finale è il Teatro, opera dell’architetto Giorgi di Modena, mentre di notevole effetto scenografico sono le piazze Verdi e Garibaldi, cuore della cittadina, contornate da alcuni bei palazzi. Caratteristica è anche l’antica zona detta del Ghetto; di impronta medioevale, dove fino a non molti decenni or sono correva il corso del fiume Panaro, poi deviato in un nuovo percorso a sud della città con una imponente opera idraulica sul finire del secolo scorso.
Non va dimenticato che Finale ha ospitato nel corso dei secoli una importante comunità ebraica, molto attiva e vitale, che era accettata da tutti con estrema tolleranza, ma che era, come d’uso, sistemata in una propria zona della città, detta appunto il Ghetto.
Finale Emilia è al centro di una zona agricola di grande rilievo. Un tempo era uno dei più importanti centri italiani per la produzione della canapa, oggi l’agricoltura è orientata verso la produzione di frutta, ortive e barbabietole da zucchero.
Di notevole rilievo, nei pressi di Finale la località di Selvabella, nota fin dall’antichità per una vasta zona boscosa. Questo bosco, come spesso accadeva, fu oggetto di contesa fra il comune di Finale e il vescovo di Modena Guglielmo che in una carta del 2 marzo 1223 ordina ai finalesi di restituire alla curia i beni indebitamente occupati.
Giuseppe Morselli
Tratto da: Guida storica e turistica della Bassa Modenese
Autore: Giuseppe Morselli
Anno 1982
Consuela fabbri
Molto sintetico.. Molto interessante..
16 Dicembre 2020