Dai ricordi della signora Maria Traldi – 1945/46 Il bagno nella stalla
A quei tempi in campagna nessuno aveva il bagno e ci si arrangiava come si poteva.
Il gabinetto, se così si poteva chiamare, era fatto con le piante del granoturco; si sceglievano le migliori lasciando le foglie attaccate perché servivano da riparo.
Con le piante messe in piedi e legate con un filo di ferro si recintava un quadrato di terra e si faceva anche la porta per una maggiore intimità.
Il gabinetto consisteva in uno scavo profondo ricoperto di assi di legno con un foro al centro.
Ogni tanto, quando occorreva veniva svuotato.
Quando arrivava il bisogno di ‘andare’, soprattutto in inverno, diventava un grosso problema; se nevicava e di neve ne veniva parecchia, bisognava ‘fare la rotta’
Il bagno invece si faceva il sabato verso sera, poi ci si preparava per andare a ballare.
Nelle case c’era freddo, perché erano scaldate solo dal camino o al massimo dalla cucina economica, così per lavarsi si andava nella stalla, il luogo più caldo.
Ivana, Arsedea, Irene e io portavamo ciascuna un secchio d’acqua calda, la bacinella e gli asciugamani, e mettevamo gli asciugamani sulle mucche.
A quell’ora erano tutte sdraiate a ruminare, noi sapevamo che era sempre così quando finivano di mangiare e bere.
Così ci si lavava per andare al ballo.
Immaginate che bel profumino!
Non tutti andavano al ballo; gli anziani trascorrevano le serate nelle stalle, sempre perché le case erano fredde, c’era poca legna e la si adoperava soprattutto per cucinare.
Ricordo che a volte arrivava una signora col figlio non del tutto normale.
Se noi non avevamo ancora finito di lavarci, mia madre li faceva accomodare in cucina vicino al camino. Lui non stava mai zitto.
Il ragazzo si chiamava Gino Polacchini, era innocuo ma sempre di cattivo umore, specialmente se doveva lavorare, se faceva caldo e se faceva freddo.
Era contento solo quando il padre (che faceva lo stradino) lo lasciava a casa a non far nulla. Allora lui girava per il paese felice e contento, tutti gli dicevano qualcosa e lui rideva e scherzava senza arrabbiarsi.
Mi dimenticavo di raccontarvi di quella sera che mio cugino Carlo Pozzetti dovette andare d’urgenza in bagno ma non trovava la carta. Allora non c’era la carta igienica, per pulirsi si adoperava la carta da giornale, e non era da tutti avercela.
Dalla fretta, Carlo prese il primo pezzo di carta che trovò, senza accorgersi che era stata usata per contenere il pepe servito per i salami che i macellai avevano fatto quel giorno.
Non vi dico il tormento del povero Carlo, mi sembra di vederlo mentre scrivo! Era il mio cugino del cuore: da piccoli dormivamo sempre insieme nel lettone, che scricchiolava tutto perché i materassi di allora erano imbottiti con le foglie di granoturco. Anche la mamma veniva nel lettone con noi e per farci addormentare ci leggeva tutto il sillabario.
Tratto da: Quaderni di San Martino Spino
Autore: Maria Traldi
Anno: 2008
Illustrazione di Francesca Cavani
Ubaldo Chiarotti
Complimenti per questo bellissimo quadro che descrive vivamente la nostra civiltà contadina.
11 Maggio 2021