Cividale
Ci sembra giusto ricordare le nostre frazioni, un tempo ricche di storia e, sempre più spesso, dimenticate e trascurate.
Chiesa di San Michele Arcangelo
Cividale
Frazione del comune di Mirandola. Il toponimo è interessante. Appare citato per la prima volta nel 1140, Civitate. L’etimologia è trasparente; il nome deriva da «civitas», dal latino traducibile in città, aggregato di molte case ed anche comunità con amministrazione propria. Di fatto, il termine «civitas», fu usato dai longobardi per indicare un agglomerato di abitazioni di qualche importanza. Come è noto, la città romana «Forum Iuli» nell’attuale Friuli fu ribattezzata dai longobardi «Civitas», ed oggi è nota come Cividale, fu la prima capitale del ducato. E probabilmente da Cividale del Friuli giunse a noi S. Anselmo, principe longobardo fattosi monaco benedettino, promotore della grande bonifica del territorio della nostra pianura con centro Nonantola.
Già in epoca preistorica, nell’età del bronzo, nel Mirandolese, ancora in buona parte paludoso e selvoso, su modeste alture, poi dette motte, sorgevano diversi villaggi di capanne straminee circondate da una palizzata, da un fossato, da un terrapieno, impropriamente definite da alcuni studiosi terremare. Uno di questi villaggi si trovava vicino all’attuale Cividale e in anni recenti ne sono stati rinvenuti i resti: armi, arnesi da caccia e da pesca, utensili, frammenti di recipienti in terracotta. Il toponimo Motta di una località vicina è certamente il ricordo della presenza di questo insediamento umano.
Come già è stato detto, in età longobarda, tra il VII e l’VIII secolo, Cividale fu un centro politico, militare, amministrativo, abitato da uomini liberi, da arimanni, da eserciti, che s’impegnavano ad impugnare le armi per difendere i confini in caso di necessità. La presenza longobarda è dimostrata, oltre che dall’etimologia della frazione, dal toponimo di una località del territorio, Vara, nome germanico antico, traducibile in terreno sorvegliato, e dalla dedicazione della chiesa parrocchiale intitolata a S. Michele arcangelo, il santo guerriero patrono della nazione longobarda.
La decadenza dell’agglomerato urbano è documentata dalle citazioni del toponimo nei documenti successivi, «Castrum Cividalis», castello di Cividale, nel 1338; «Villa Cividalis», nel 1390, villa, non più città e nemmeno castello. Infatti sappiamo che Cividale ebbe un castello distrutto nel 1344 dalle milizie dei Pico. Restò un modesto agglomerato di casupole e, infatti, per secoli Cividale fu detto anche il Borghetto. Qualche notorietà venne alla frazione nel 1905 con l’inaugurazione della stazione ferroviaria della linea Bologna-Verona.
La chiesa parrocchiale di S. Michele arcangelo, citata per la prima volta nel 1173, ma sicuramente di fondazione più antica, nel 1500 venne modificata e restaurata e nel 1710 completamene rifatta, come appare oggi. E’ una chiesa santuario, l’unica della Bassa Modenese, avendo una cappella dedicata alla Madonna. Notevoli quattro paliotti d’altare in scagliola carpigiana, seguiti tra il XVII e il XVIII secolo. La pala dell’altare maggiore secentesca, rappresenta S. Michele arcangelo con la spada per uccidere il diavolo e la bilancia per pesare le anime, secondo lo schema dell’iconografia tradizionale. A destra dell’altar maggiore, la cappella della Madonna del Borghetto, con l’affresco raffigurante Madonna col Bambino, qui trasferito nel 1738 dall’oratorio posto nel cosiddetto Crocicchio del Borighetto.
Presso Cividale, si trova l’edificio un tempo sede della fabbrica d’acquavite detta La Bollitora, opera ottocentesca dell’architetto modenese Cesare Costa.
Tratto da: Enciclopedia Modenese
Autori: Giancarlo Silingardi – Alberto Barbieri
Editore: Il Segno
Anno 1994