Cavezzo – Il Monumento ai Caduti – Piazza Matteotti
Il monumento nel 1922 - Immagine di proprietà della signora Maria Teresa Manfredini Ughi
Il Monumento ai Caduti – Piazza Matteotti
Con una solenne e affollata cerimonia il 20 settembre 1922 in questa piazza, all’epoca intitolata a Giuseppe Garibaldi, s’inaugura il Monumento ai Caduti nella guerra 1915-1918.
Il progetto del monumento porta la firma dell’architetto Giacomo Masi, che ne cura anche la direzione ai lavori.
Composto da un basamento su cui poggia un masso di provenienza carsica, il monumento è sormontato da un leone di bronzo.
Tutt’intomo al modulo superiore dello zoccolo viene posto a fregio un ordine di lastre marmoree, a forma di scudo, che recano incisi i nomi dei Caduti.
Il leone è dello scultore Armando Manfredini, che in quegli anni crea, tra l’altro, numerosi monumenti funebri nella città di Modena. Il bronzeo simbolo, “espressione di forza e di fierezza”, così come “il fascio littorio che lo circonda”, non avrà lunga vita: nel 1943 sarà infatti smantellato insieme con la cancellata di recinzione, per dare metallo alla patria in armi. Anche se spogliata del leone, la piazza del Monumento continuerà a rispecchiare con incalzante energia i grandi avvenimenti della storia italiana, riconducendoli alla dimensione locale: il 28 dicembre 1943 il Podestà, ottemperando alle disposizioni impartite dalla Prefettura in materia di toponomastica, stabilisce che “d’ora innanzi la predetta piazza Garibaldi verrà denominata Piazza della Repubblica”. Sedici mesi dopo, il 28 aprile 1945 il Comitato Comunale di Liberazione Nazionale delibera che si cambi la denominazione di piazza della Repubblica con quella di piazza Giacomo Matteotti, il giovane deputato ucciso nel 1924 da sicari fascisti per essersi coraggiosamente pronunciato contro la dittatura mussoliniana. Nei verbali, che riportano in ordine cronologico le deliberazioni del Comune, il primo atto del CLN di Cavezzo riguarda proprio “la piazza principale del paese”, la cui denominazione porta dichiaratamente in sé il valore di programma politico.
Intitolata la piazza, rimase però irrisolta la questione del Monumento fino a quando, il 1° luglio 1949 la Giunta Comunale di Cavezzo deliberò che si procedesse al suo completamento “con semplice stele al posto del leone di bronzo, consegnato alla Patria durante l’ultimo conflitto”. Edotto sullo stato dei lavori, il Consiglio Comunale decise di “rimandare a data da destinarsi l’inaugurazione” e di prendere nel frattempo ogni opportuno accordo con l’Associazione Combattenti e Reduci in merito al “lavoro di sistemazione delle scritte sulle lapidi”. Ci si chiedeva infatti se e in che modo aggiungere ai nomi dei caduti della I guerra le iscrizioni “in ordine alle varie guerre e agli altri eventi del periodo successivo al 4 Novembre 1918”; su avvenimenti tanto recenti, e “data la delicatezza della cosa” era preferibile non affrettare decisioni. Nel 1968 poi, con il 50° anniversario della fine della I guerra mondiale, sembra concludersi, perlomeno provvisoriamente, questa vicenda tanto complicata e sofferta.
L’Amministrazione Comunale ritiene che sia doveroso provvedere al restauro e ad una migliore sistemazione del monumento ai caduti in guerra per renderlo maggiormente decoroso, soddisfacendo così ad un desiderio insistentemente espresso dalla cittadinanza”. Si procede perciò a levigare i marmi del Monumento, ad eseguire la doratura di tutte le lettere incise e la pulizia di tutto il complesso, ed infine ad installare “un tripode in bronzo sulla cima del Monumento”.
Ma circa un anno dopo il tripode viene sostituito da una fiamma di bronzo, donata alla comunità di Cavezzo dal signor Lodovico Guidi (cognato di Dario Guerzoni, caduto a Cefalonia nel 1943, Medaglia d’argento al valore militare). In tale veste ancora oggi si presenta ai cittadini, ed è meta dei rituali cortei celebrativi del 25 Aprile e del 4 Novembre. E per molti Cavezzesi è ancora motivo di accesi dibattiti, di svariate ipotesi, e di racconti sui quali, al limite incerto tra realtà e leggenda, i documenti d’archivio sembrano non poter fornire risposte definitive.
Chiara Fattori
Tratto da: Per una storia di Cavezzo
A cura del Comune di Cavezzo
Fondazione culturale “Gino Malavasi”
Tipolito Salvioli
Anno 2002