Boom economico mirandolese – Meglio tardi che mai.
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Storici ed economisti sono abbastanza concordi nel collocare gli anni del “boom economico” nazionale nel periodo che va dal 1958 al 1963, quando il PIL superò la crescita media del 6% l’anno.
Mirandola è stata più lenta, ha accelerato dopo, soprattutto negli anni 70. Mentre nel periodo ’51-71 le unità locali della città di Modena raddoppiavano, aumentando del 116%, a Mirandola crescevano del 60%. Nei dieci anni successivi le unità locali di Mirandola crebbero del 39% e a Modena del 27%.
Leggermente meglio andò la dinamica degli addetti, ma non cambiarono le traiettorie: nei primi vent’anni considerati gli addetti alle unità locali salirono a Modena del 114% e a Mirandola dell’86% e nel decennio seguente del 72% a Mirandola e del 54% a Modena.
Che Mirandola fosse più indietro e che rischiasse addirittura di essere scavalcata dai Comuni vicini era chiaro agli occhi degli amministratori locali. La legge sulle zone depresse, la 635 del 1957, concedeva agevolazioni fiscali solo ai comuni sotto i diecimila abitanti e i mirandolesi si sentivano obiettivamente accerchiati, per cui nel giugno del ’61 chiesero dì classificare anche Mirandola come zona depressa.
Inconsapevoli del fatto che, nel frattempo, un farmacista mirandolese stava per iniziare un’altra storia, i consiglieri comunali ritornarono all’unanimità sull’argomento il 3 febbraio del 1963, appoggiando un progetto di legge a firma Gorrieri-De’ Cocci, che correggeva il testo del ’57, e ancora nel dicembre del ’66, quando, in base alla legge 674 del luglio di quell’anno, i Comuni di Concordia, San Possidonio, Medolla, Cavezzo, Camposanto, San Prospero e Finale Emilia delegarono il Comune di Mirandola a chiedere l’inclusione del comprensorio nella nuova classificazione di area depressa. Non aderì il Comune di San Felice. Il riconoscimento di Mirandola area depressa arrivò nell’agosto del 1967.
La nascita del distretto biomedicale è stata ovviamente l’evento che ha fatto entrare la città e il territorio in una nuova era. Torneremo, lungo il racconto, sulla sua storia, del resto ampiamente documentata dai protagonisti e da storici ed economisti. Qui ci preme sottolineare il mondo nuovo che essa ha prodotto anche in termini di relazioni e mentalità: ha definitivamente affermato il primato dell’industria nell’economia locale; ha ridisegnato le filiere della subfornitura; ha inserito Mirandola nei mercati mondiali, anche se, forse, non l’ha del tutto sprovincializzata; ha spinto l’occupazione femminile; ha sostituito al “padrone” tradizionale nuove figure di imprenditori e soprattutto di manager; ha formato nuove generazioni di dirigenti e quadri, tecnici e commerciali; ha attratto capitali e talenti.
Tratto da: Storia di Mirandola – Politica e società nel Secondo Dopoguerra- 1946/2001
Autore Luigi Costi
Edizioni CDL