Antichi palazzi – La Tabaccia – Cividale-Mirandola
Prospetto verso il giardino
La Tabaccia
sec. XIX
Mirandola, Cividale.
È tradizione non suffragata da documenti che questo edificio di matrice seicentesca e sviluppato su tre lati attorno ad una corte chiusa fosse in origine la sede di un convento.
La sua storia è tuttavia legata alla famiglia Tabacchi, documentata nel mirandolese fin dal Quattrocento e dal primo Seicento per il ramo di Cividale, cui fu conferita la patria nobiltà nella persona dell’avvocato Giovanni Tabacchi (1773-1840). A lui si deve, oltre all’acquisizione del palazzo di città, l’assetto tuttora esistente della proprietà agricola di Cividale, affidata all’architetto di origine mirandolese Cesare Costa che proprio nel territorio di Mirandola lasciò le sue prime prove.
Tra queste si colloca, verosimilmente negli anni Trenta e dopo l’edificazione della chiesa parrocchiale di Tramuschio, anche la definizione dell’assetto architettonico e funzionale della «Tabaccia», adibita fra l’altro alla distillazione dell’acquavite — che le conferì la denominazione tuttora esistente di «Bollitora di Cividale» — tramite «la creazione di due soli amplissimi vani sovrapposti, che in pratica costituivano l’intero edificio, nei quali trovavano disposizione le diverse attrezzature». (Cappi, 1977).
A un piano terreno con pavimento in battuto, sovrastato da un piano coperto a capriate, corrisponde una facciata in mattoni scandita da un alto porticato a cinque arcate articolato fra’ due avancorpi lievemente aggettanti (quasi una velata citazione delle antiche case a torri) secondo un assetto di classica misura leggibile nonostante l’alterazione apportata nel 1905 con l’aggiunta di una porzione di fabbricato innalzato ad uso abitativo sul lato di ponente dell’edificio.
Maria Pace Marzocchi
Tratto da: Architetture a Mirandola e nella Bassa Modenese
A cura della Cassa di Risparmio di Mirandola
Anno: 1989