Antichi Palazzi – La Personala – Mirandola
La Personala
secc. XVII-XX
Mirandola.
Mentre il nucleo della villa seicentesca, caratterizzato dalla presenza della torretta, risulta tuttora proprietà della nobile famiglia mirandolese dei Personali il cui stemma raffigurante due fanciulli in lotta trova posto su uno dei muri esterni, l’ampia ala estesa verso ponente passò ai Frassinesi unitamente alla cappella dopo l’estinzione, nel 1893, del ramo dei Personali che l’abitava.
Ai nuovi proprietari va riferito l’assetto decorativo di quest ala — affidato negli anni 1904-1905 alla bolognese ditta Alberghini — che elegantemente cifrato conserva il nome dalla committente, la contessa Anna Maria d’Arco Frassinesi, celebre trasformista, in arte Fatima Miris, nome appunto siglato cripticamente dai veli azzurri della teoria di fanciulle danzanti lungo il fregio del salone- loggia al primo piano. A completarne il decoro, esili paraste traforate e inghirlandate di fiori rilevati da pastiglie dorate scandiscono le pareti dipinte a rullo a simulare finti damaschi; sul soffitto un aereo bersò di glicini fioriti.
Decorazioni più semplificate nelle salette laterali: ancora ricorso alla stesura a stampo per le pareti, e sui soffitti tralci di fiori assestati simmetricamente: roselline di campo, crisantemi, campanelle…: un repertorio tratto dalla flora locale riscontrabile in altre zone della pianura emiliana ma in particolare del ferrarese, doy’era diffuso dalla bottega dei fratelli Medini, attivi soprattutto nel primo decennio del Novecento (M.P. Marzocchi, in Liberty…, 1988, pp. 39, 208-215, 228-231).
Repertori «esotici» nel salotto, dove il fregio intercalato da motivi a ventaglio e il medaglione centrale del soffitto presentano immagini di vita e di costume giapponese, forse ricordi di viaggi della committente e rimandi ai suoi costumi di scena, ma anche ricorso a temi in auge nel tempo e nella stessa Miralindola presenti in palazzo Silingardi.
Ormai del tutto scialbate invece le decorazioni della sala passante al piano terra scandite da partiture floreali del tutto simili a quelle
della loggia superiore e in certe parti (schiere d’angeli di gusto classicheggiante) ancora leggibili in una fotografia datata al 1969, ma che gli attuali proprietari, ritenendole difficilmente recuperabili, non hanno conservato. Per gli stessi motivi è stata eliminata la piccola veranda «da lavoro» in ferro e vetri colorati, e di cui si conservano, murati su una parete del loggiato esterno, i due pannelli decorativi in ceramica firmati da Murani per la fabbrica Gregori di Treviso, raffiguranti La Primavera e L’Estate tra cadenze liberty e opulente forme classicheggianti. Ancora in essere, invece, le colonne e le mensole in ghisa che scandiscono la loggia esterna a pianoterra e la balaustra della veranda soprastante, ora priva dei vetri, innalzate nel corso dei lavori di inizio secolo.
Maria Pace Marzocchi
Tratto da: Architetture a Mirandola e nella Bassa Modenese
A cura della Cassa di Risparmio di Mirandola
Anno: 1989