Antichi palazzi – La Ghina – Finale E.- Massa Finalese

Antichi palazzi – La Ghina – Finale E.- Massa Finalese

6 Febbraio 2021 0

Facciata con scorcio sulla torre.

La Ghina

sec. XVI

Finale Emilia, Massa Finalese.

È un raro esempio di casa padronale cinque­centesca non compromessa dagli interventi successivi, che ne hanno mantenuta integra la tipologia e parte dell’assetto distributivo interno. Di sobrie linee architettoniche, chia­ramente ascrivibili allo stile ferrarese che qui da sempre ha rappresentato la matrice culturalmente più diretta ed il più naturale polo di riferimento, l’edificio si compone di un semplice corpo a pianta rettangolare, di solide proporzioni, che ingloba una torre strutturalmente indipendente, ma dalla tes­situra muraria perfettamente integrata con i prospetti del casino.

Lo scarno apparato decorativo esterno, limi­tato alla bella scala in cotto di linee svasate ed ai cornicioni a dente di sega dei prospetti laterali, si arricchisce sorprendentemente al­l’interno, negli ambienti di rappresentanza dell’unico piano destinato all’uso abitativo padronale. Affiorano sotto successive ridi­pinture tracce di intonaco decorato a motivi architettonici che incorniciano scene di pae­saggi ormai perdute; i soffitti a finti casset­toni ed i camini di fattura settecentesca com­pletano il corredo di finitura di quella che do­veva essere una residenza agiata, forse com­missionata da un prelato, come potrebbe far supporre una lapide in cotto murata in fac­ciata, recante una data (1547) ed il sigillo ar- cipretoriale. Non a caso a poca distanza dal fabbricato è visibile tuttora l’antico palazzo della Mensa Vescovile, costruito sul sito del preesistente castello di Massa, che potrebbe ragionevolmente relazionarsi a questo. Il Co­sta Giani ricorda nelle sue memorie un Ange­lo Ghini, membro di una delle più illustri fa­miglie di San Felice, nato nel secolo XVI, «teologo di molto grido», che percorse la car­riera ecclesiastica e al quale si potrebbe attri­buire l’origine del toponimo.

Il casino fu nel Settecento di proprietà della famiglia Grossi che lo cedette dopo breve tempo ai Grillenzoni; durante la seconda guerra mondiale venne adibito a scuola ele­mentare e successivamente abbandonato.

Alessandra Ontani

Tratto da : Architetture a Mirandola e nella Bassa Modenese

A cura della Cassa di Risparmio di Mirandola

Anno 1989

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