Anno 1789 – "Nota de' Malefizi stati denunziati all'Ufficio Criminale della Mirandola"- Presentazione e I° capitolo

Anno 1789 – "Nota de' Malefizi stati denunziati all'Ufficio Criminale della Mirandola"- Presentazione e I° capitolo

8 Giugno 2023 0

Con questo primo articolo iniziamo una collaborazione con Gianfranco Marchesi  gentilmente prestatosi a tradurre i testi settecenteschi, di proprietà dell’amico Roberto Neri. 

Documenti originali con le relazioni manoscritte inviate mensilmente da Mirandola al Supremo Consiglio di Giustizia di Modena con l’elenco dei reati denunciati (furti, attentati, stupri, risse, falsificazione di monete…), il resoconto dei primi atti svolti e le generalità delle persone eventualmente arrestate. Ad ogni “Nota dei Malefizi” mensile è, poi acclusa la “Nota dei Carcerati” con l’elenco degli individui che si trovano detenuti in quel momento e con le imputazioni a loro carico.

Il “Resoconto degli atti giudiziari presentati e giacenti presso l’Ufficio Criminale di Mirandola nell’anno 1789″ è un manoscritto cartaceo,  compilato sia al recto che al verso, che raccoglie i sunti e le risultanze delle denunce presentate da enti e privati, nel corso dell’anno 1789, presso gli uffici giudiziari di Mirandola.

Unica ed eccezionale testimonianza della vita quotidiana nel territorio della Mirandola, negli anni cruciali della Rivoluzione Francese.

Roberto Neri 

Appassionato di storia locale, da anni dedica gran parte del suo tempo libero alla ricerca di cartoline, documenti e, in generale,materiale che riguarda Mirandola e Frazioni.

Da oltre 40 anni è socio del “Circolo Numismatico e Filatelico della Mirandola”.

Gianfranco Marchesi 

Appassionato di storia locale, socio fondatore del Gruppo Studi Bassa Modenese (1982), cresciuto archivisticamente alla “scuola” di don Francesco Gavioli (Mirandola 1909 – Nonantola 1997). Dagli anni ’90 del secolo scorso collabora con l’Archivio Abbaziale di Nonantola in qualità di volontario addetto alla sala di consultazione e di aiuto nelle attività di catalogazione.

Ha al suo attivo un volume sulla storia della chiesa parrocchiale di Camposanto (Mo), paese nel quale abita dall’infanzia, nonché alcuni lavori su diversi aspetti della storia nonantolana. Con Riccardo Fangarezzi, attuale direttore dell’archivio abbaziale, ha pubblicato, nella rivista “Benedictina”, un contributo relativo a Nuovi documenti per la storia dell’Archivio Abbaziale di Nonantola tra XII e XV secolo.

Anno 1789 – “Nota de’ Malefizi stati denunziati all’Ufficio Criminale della Mirandola”- I° Capitolo

Il testo originario si sviluppa su due colonne: in quella di destra è riportata la relazione del fatto denunciato, ovvero la sintesi del verbale redatto dall’incaricato della gendarmeria sulla base del racconto orale del denunziante. In quella di sinistra si leggono annotazioni o commenti relativi al fatto stesso, alle persone coinvolte e alle azioni intraprese o da attivare che, non sempre, terminavano con la condanna degli indagati.

Nella traduzione, in rosso, sono riportate le annotazioni ed i commenti relativi al fatto stesso, presenti nella colonna di sinistra.

Adì 3 Gennaio 1789.

Carlo Bellini di Quarantoli denunziò che, circa li 9 antecedente Dicembre, capitò alla di lui casa un uomo, a lui incognito, che gli disse essere dei Roversi, alias Svorajoli di Vallalta, al quale vendette un animale porcino di 12 pesi circa [= 102 Kg] per il prezzo di cinque Zecchini Romani. Che il detto uomo incognito, in pagamento del detto prezzo, gli sborsò tre monete, credute d’oro dal denunziante e di quelle nuove monete d’oro di Parma [forse: 3 “doppie” d’oro, del peso di g 7,1 l’una],che corrono per [= che corrispondono a] Lire 58 di Modena l’una, avendogli dato indietro il di più del conto dei convenuti cinque Zecchini Romani, ma che dopo alcuni giorni, andato essendo per fare il pagamento di un affitto, fu scoperto essere le suddette monete false assolutamente, avendole [poi] rilasciate all’uffizio, ed asserendo di essersi portato a vedere [i] componenti la famiglia dei suddetti Roversi,alias Svorajoli di Vallata, che sono in tre fratelli, ma che tra di essi non vi / era, e non si riconobbe in conto alcuno, il sopraddetto uomo, dal quale era stato ingannato colle dette tre monete false.

 

Presso d’essersi dati[= nonostante l’aver dato] al Capitano Bargello gl’ordini più pressanti per la vigilanza e somministrazione d’indizi, oltre l’essersi ancora [= anche] eseguito qualch’esame, non è riuscito di potersi sin qui venire in cognizione dell’uomo che rilasciò le tre false monete al denunziante Bellini. /

 

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