Alessandra Mantovani – Memoriafestival o delle intermittenze del cuore
Memoriafestival o delle Intermittenze del cuore .
È una mattina come tante , c’è il sole. Forse è autunno, volano foglie dorate. C’è un’aria brusca, come diciamo noi a Mirandola. Sono per mano con la nonna Carlotta, come sempre. Non ricordo quanti anni ho, ma evidentemente non sono a scuola. Stamattina andiamo in banca, la banca per antonomasia . Il palazzo della Cassa di Risparmio mi piace: è enorme, sontuoso e inspiegabile perché è anche un po’ azzurro – ma allora le case possono essere azzurre ? – e intorno c’è il giardino . Saliamo la scalinata e siamo dentro.
Ai miei occhi di bambina lo spazio è dilatato, vertiginosamente alto .
Mi piace guardare in su, quel soffitto altissimo e il lucernario in mezzo : si vedono il cielo e le nuvole.
La nonna mi fa sedere a un grande tavolo che è in mezzo alla sala e lì , pazientemente, aspetto.
Anche il tavolo è enorme ( l’ho ritrovato poi nella sede della Fondazione , tanti anni dopo , avendone un’impressione del tutto diversa) . Sopra c’è un vetro verde: è color smeraldo ed è meraviglioso perché specchia. Dentro c’è il cielo nel riquadro del lucernario, lassù e la luce oscilla nel vetro a quadretti . Su e giù , su e giù con gli occhi .
Guardo con desiderio quelle meravigliose biro allungate, nere, infilate nel loro supporto a cui sono legate con una catenella . Sono una bimba di una volta , so che non le devo toccare e non le tocco.
Tutto intorno un brusio tranquillo. Un alto bancone percorre tutto il perimetro dell’edificio. Sono gli sportelli dietro cui stanno gli impiegati . La nonna è lì e io mi avvicino, lei mi tiene la mano e io vorrei vedere cosa fa, ha in mano il prezioso libretto, ma non arrivo al bancone, sono proprio piccola.
Sabato 1 ottobre 2022, Memoriafestival.
C’è il sole, volano le foglie , l’aria è brusca. Mezzo secolo dopo , a occhio e croce: una vita intera.
Entro con emozione in questo luogo del cuore e della memoria , perduto per noi tutti dal 2012, per un incontro dedicato al mito, Silvia Romani#: un’amica, una certezza. Bravissima. Mi predispongo alla gioia e alla meraviglia dell’ascolto .
Lo spazio è splendido sempre, ma non mi sembra più così smisurato . Lo sguardo corre su , al lucernario che è ancora là, come un vecchio amico. La ristrutturazione è splendida, sontuosa. Intorno alla volta corre un fregio dipinto con maestria: non so perché ma quel blu oltremare, profilato di rosa mattone – dal basso mi sembra che sia così – mi commuove. La bellezza ci fa bene. Le grandi arcate dove una volta c’erano gli uffici sono vuote, valorizzate da vetrate che aprono sui finestroni esterni : il giardino di lato e di fronte quelle che un tempo erano le case popolari costruite dopo la Grande Guerra tra la circonvallazione e via Piave. Di nuovo un tuffo al cuore. Sono a casa, siamo a casa . Finalmente.
Sicuramente tra i tanti meriti del Memoriafestival# c’è stato e ancora c’è questo: farci riscoprire, rivivere o semplicemente guardare con occhi nuovi angoli e spazi della nostra città. Grazie dunque alla proprietà – la società di costruzione AeC – per la longanimità di avere aperto questo luogo della Memoria mettendolo a disposizione e offrendolo sguardo ammirato, più ancora – credo – all’emozione di tutti noi. E un grazie personale per avermi fatto ricordare. La vita vissuta si ricompone nel racconto della memoria e acquista il senso vero e corposo delle cose buone.
franca
come sempre Alessandra Mantovani ci regala una sintesi perfetta di che cosa e il senso profondo del “Ricordare”
10 Ottobre 2022