Pallone e moschetto – 1935/40
Di certo non se lo sarebbe mai immaginato di andare a morire, a poco più di vent’anni, in terra d’Africa.
Alla famiglia dissero fosse morto a Tobruch.
Di certo non se lo sarebbe mai immaginato di andare a morire, a poco più di vent’anni, in terra d’Africa.
Alla famiglia dissero fosse morto a Tobruch.
Nonostante possa sembrare presuntuoso, un titolo del genere, per il sogno che ho sognato, mi pare appropriato.
Il fatto è che stanotte ho veramente fatto un sogno strano, “particolare” sarebbe più opportuno definirlo.
Eh, si, devo aver mangiato pesante ieri sera! Dunque………
Sono cresciuto e mi sono formato in questa strada. Questo piccolo quartiere è stato tutto il mio mondo e a quel microcosmo sono legati gli anni più belli dei miei primi anni……..
Era d’estate, tanto tempo fa….. (1962 o 63?).
Ospitavamo a casa nostra Laurette, figlia di nostri parenti francesi. Una gran bella ragazza e, sebbene avesse qualche anno più di me, accompagnandola in giro per Mirandola “mi stimavo” un bel po’ con i miei amici a farmici vedere insieme……..
…avvenne a Mirandola negli anni ’50 quando fu deliberatamente distrutto un autentico capolavoro di urbanistica sociale e di arredo urbano costruito in perfetta coerenza col territorio…….
Trovo che il periodo che stiamo vivendo, dal punto di vista delle opportunità di lavoro, abbia parecchie analogie con i primi anni ’50 quando, appena usciti da un periodo di distruzione e di divisioni, sociali e politiche, si cercava di trovare soluzioni occupazionali che consentissero un reale ed effettivo ritorno ad una autonoma normalità.
L’Ave era una donna energica e molto riservata, anche se non ha mai nascosta la sua ferrea fede comunista. Una tutta d’un pezzo. Credo vivesse sola con la figlia, Carla.
Questa mia ultima nota, parrà strano, ma è dedicata ad una lampadina.
Mi è già capitato altre volte affermare che i biscotti di Goldoni sono le mie “madeleines”.
L’osteria “da Zaccheri” era posta alla fine di via Milazzo, all’angolo coi viali, proprio là dove ora mi pare ci sia una pizzeria.
Cominciamo subito col dire che non ritengo di dare eccessiva importanza all’ortografia del nome, per me era ed è “da Zaccheri”, con quella “Z” mista a “S”, perché così la chiamava mio nonno.
La Giovanna, la figlia della Ninfa, io me la ricordo bene. Anche lei, con la sua famiglia, abitava in via Milazzo, nella stessa casa dei Formigoni, al piano di sopra. Di quel periodo, di lei, non ho particolari ricordi. Ricordi che invece si fanno più vivi quando già i Mantovani si erano trasferiti nella loro nuova casa alla Favorita, all’angolo con Tagliate.