Le rane devono essere fresche, per ben figurare in tavola. Inoltre le rane nostrane dovrebbero essere le migliori. Un tempo si friggevano le rane intere, oggi si preferisce frig­gere solo le cosce, più carnose e con meno ossicini. Per invogliare il consumo di questo piatto poco costoso, un tempo gli si attribuivano virtù afrodisiache; nelle osterie di Mirandola, e più in generale di tutta la Bassa, si diceva infatti, tra il serio e il faceto-. “Ran friti, bigol driti!”. Si racconta che alcuni avventori anzianotti ne abbiano fatto indigestione, senza però ottenere i benefici effetti desiderati.

Ingredienti:

30 rane grosse (spellate e pulite) 3 cucchiai di farina bianca 40 gr. di burro

olio extravergine d’oliva q.b. un cucchiaio di prezzemolo tritato uno spicchio d’aglio sale fino q.b.

Per sicurezza lavate ancora le rane in acqua fre­sca poi dividetele al tronco in due parti. Potremo utilizzare la sola parte posteriore (le cosce) o anche l’anteriore. Per rendere le carni più tenere, battetele con il batticarne. Succes­sivamente passate i pezzi di rana nella farina e tuffateli nella padella dei fritti nella quale l’olio extravergine ed il burro saranno diventati bol­lenti a media temperatura (170°). Il momento migliore per mettere le rane a friggere sarà quando voi vedrete il burro produrre schiuma. Friggete le cosce e le parti anteriori dai 2 ai 3 minuti per parte, rivoltandole poi per comple­tare la frittura. Quando saranno appena bionde, raccoglietele con un mestolo forato, lasciatele sgocciolare e sistemate le cosce fritte su carta assorbente, aspergendole con sale fino. Un tempo le rane venivano asperse anche con prezzemolo tritato oppure con aglio tritato fine­mente, a seconda della disponibilità o dei gusti.

Tratto da “La cucina mirandolese” di Giuseppe Morselli – Edizioni CDL