Mele campanine e mostarda di mele campanine.
Mela Campanina
Decisamente tipiche del mirandolese e di altre aree della Bassa, erano le celebri “mele campanine”, delle quali, come ha ricordato l’illustre storico mirandolese don Felice Ceretti, nelle sue note caratteristiche su Mirandola pubblicate sull’Indicatore Mirandolese nell’agosto del 1877, si fanno larghe provviste e si trasportano fino a Venezia e in altre località.
Le mele cosiddette campanine, il cui contenuto è stato analizzato dagli scienziati moderni, si dimostrano ricche di sostante antiossidanti, oltre che di eccezionale sapore: sono state di recente riscoperte e rivalutate grazie alla passione e alla competenza di un coltivatore diretto e agronomo di San Possidonio, il Dott. Benedetto Bonomi, che ha ritenuto opportuno dare ampio spazio, nel suo frutteto, alla tradizionale mela campanina.
Non sarà certamente inopportuno ricordare che già alla fine del Settecento, l’avvocato mirandolese Giuseppe Luosi, che poi diverrà un apprezzato Ministro della Giustizia del Regno d’Italia voluto da Napoleone, suggeriva ai coltivatori del mirandolese di incentivare la coltivazione e la produzione delle mele campanine. Che sono eccezionalmente buone anche oggi, sapientemente cotte al forno.
Va ricordato che questa mela non richiede di essere conservata nei frigoriferi, perché resiste benissimo anche ai freddi più intensi, tanto che un tempo le mele campanine venivano conservate sui tetti delle case, incuranti del freddo e del gelo.
Mostarda di Mele Campanine
Ingredienti:
2 kg. di mele campanine (già pulite) un kg. di zucchero 5-6 chiodi di garofano 10-12 gocce di essenza di senape
Pulite e mondate le mele dai semi e dalla buccia poi tagliatele a tocchetti di 4-5 cm.
Mettete in una bacinella pulita le mele a strati alternando ad ogni strato una buona aspersione di zucchero (500 gr. di zucchero ogni kg. di mele già pelate e mondate). Lasciate riposare il tutto per 24 ore poi filtrate il liquido che si è formato. Raccoglietelo, poi portatelo ad ebollizione e versatelo sui pezzi di mele ancora presenti nella bacinella.
Fate riposare il tutto per 24 ore e ripetete l’operazione per altre due volte. Terminata questa fase, ponete mele e liquido in una casseruola, unite i chiodi di garofano poi iniziate la cottura a fuoco lento lasciando bollire per 25 minuti, con coperchio.
Alla fine i pezzi di frutta devono risultare consistenti e il liquido mieloso.
Di solito le mele non producono molto liquido di risulta. In ogni caso, alla fine unite il liquido ai pezzi di frutta e lasciate raffreddare. Pesate il netto del prodotto cotto (ovvero liquido e mele). Solo allora si potrà unire l’essenza di senape, nella quantità di 10-12 gocce per ogni kg. di prodotto cotto, da richiedere in farmacia. Per meglio preparare la mostarda, sarà necessario diluire l’essenza in un litro circa di liquido mieloso, mescolare bene e poi unire il liquido al rimanente preparato di mela cotta e liquido in un unico recipiente. Mescolate delicatamente, per non rompere i pezzi di frutta, versando pian piano il litro di liquido con l’essenza mentre si mescola di continuo. Coprite il recipiente nel quale si è proceduto a versare l’essenza di senape (oggi si usa una pellicola) e lasciate riposare per 4-5 ore. In seguito invasate la mostarda, chiudete ermeticamente e lasciatela maturare almeno 10-15 giorni prima di consumarla.
Tratto da La Cucina Mirandolese
A cura di Giuseppe Morselli
Anno 2010
Edizioni CDL