Lo zampone-Una Specialità Mirandolese dalla Corte dei Pico
E a proposito di carne suina, ci sembra doveroso ricordare che un’antica tradizione (peraltro non suffragata da concreti documenti storici) racconta che i cittadini di Mirandola, in previsione dell’annunciato ed imminente assedio minacciato da Papa Giulio I della Rovere, avessero trasferito all’interno delle mura cittadine tutti i capi suini del territorio per evitare che le preziose carni di maiale finissero nelle mani dei futuri assalitori, poiché gli eserciti del tempo, come era tristemente noto, razziavano tutto il possibile. Ma è noto che i maiali non sono un mirabile esempio di igiene e di pulizia e allora la Contessa Francesca Trivulzio, da poco tempo rimasta vedova del Conte Lodovico I Pico, Signore della città, ordinò che tutti i capi suini portati in città, in virtù della loro scarsa igiene e pulizia, venissero macellati. A dire il vero, il problema della conservazione non esisteva poiché l’inverno fra il 1510 e il 1511 sarà uno dei più freddi della storia, con frequenti nevicate e gelate. A questo punto, il cuoco di corte dei Pico, forse dietro suggerimento di Francesca Trivulzio, da poco tempo nominata Reggente della Signoria, ebbe un’idea meravigliosa: perché non riempire le zampe anteriori dei maiali, ovviamente private delle ossa e delle cartilagini, con le carni migliori, adeguatamente condite con sale e spezie, dei tanti maiali sacrificati per motivi bellici? L’idea piacque a tutti e fu attuata: da quel giorno, almeno nel mirandolese, gli zampetti anteriori dei maiali divennero i “contenitori” di quello che in seguito sarà chiamato lo “zampone”, che forse, a quei tempi, non portava questo nome. E così, sempre secondo l’antica tradizione, nacquero alla Mirandola i primi zamponi e lo stesso Papa Giulio I, dopo essere entrato vittorioso nella città di Mirandola attraverso una vistosa breccia nelle mura, ebbe l’opportunità e la fortuna di assaggiare, come diremmo oggi, in anteprima mondiale, il celebre zampone mirandolese. Le cronache non dicono se il Sommo Pontefice rimase soddisfatto, ma a noi piace pensare di sì. Oggi non sappiamo se questa strana leggenda contenga un briciolo di verità storica: come si è accennato, non è mai stato trovato un documento o una testimonianza che comprovi questa tradizione. Ma è certo che se anche la storia non risponde alla realtà dei fatti, ai mirandolesi la tradizione piace e tutti non esitano a dire che il vero zampone è davvero nato alla Mirandola per merito di una Contessa, di un cuoco intelligente e di un Papa molto guerriero e un po’ goloso. È invece storicamente provato che il Sommo Pontefice Giulio I della Rovere giunse alle porte di Mirandola nei primi giorni dell’anno 1511, che egli diresse personalmente l’assedio e che riuscì a scampare, quasi per miracolo, ad una cannonata sparata dagli assediati verso il padiglione dove viveva il Pontefice. La palla di cannone uccise comunque un cardinale del seguito papale, colpì a morte un paio di poveri servitori del Papa, ma lasciò del tutto illeso il Sommo Pontefice. Il quale, per ringraziare il cielo per lo scampato pericolo, fece raccogliere il proiettile e lo fece murare nel cuore della Basilica di Loreto, nelle Marche, dove si trova tuttora. Insomma, per grazia ricevuta. Tratto da ” La cucina Mirandolese” di Giuseppe Morselli Edizioni CDL.