Brodo di rane
Molti di voi lettrici e lettori si scandalizzeranno ma le rane rappresentavano un modesto ma significativo apporto in termini di proteine, di cui la povera gente aveva tanto bisogno per sconfiggere la fame ma anche per eliminare certe malattie, come lo scorbuto, derivanti dall’abituale consumo di polenta e affini.
Anche perché gli antichi, così come i più recenti abitanti della nostra amata Bassa non di rado erano etichettati come gli “abominevoli uomini delle nebbie”, oppure più semplicemente (ma con parecchia ironia) come i ranari. Questo termine era chiaramente un po’ dispregiativo e qualcuno, ad essere chiamato ranaro, si offendeva un po’. E questo avviene ancora oggi, perché quelli della Mirandola e della Bassa in genere abbastanza spesso vengono classificati dai modenesi di città con questo epiteto.
È un piatto molto magro, consigliato nei giorni di vigilia religiosa; il grande Pellegrino Artusi lo consigliava per i malati bisognosi di nutrimenti leggeri.
Ingredienti: 50 rane
una costa di sedano una carota sale e pepe q.b.
Spellate e pulite per bene le rane e fatele bollire per cinque minuti in acqua salata. Se volete riutilizzare le piccole cosce per un’altra pietanza (come i Tortellini al ripieno di rane, oppure, Rane in umido con i fagioli), staccate la polpa dalle ossa e rimettete queste ultime nella pentola a bollire per circa un’altra mezz’ora assieme al sedano e alla carota. Otterrete alla fine un liquido delicatamente profumato e con un suo inconfondibile sapore.
Liberamente tratto da “La cucina mirandolese” di Giuseppe Morselli – Edizioni CDL
Sandro
Ricordo,fz ragszxino,quindi 60,65 anni orsono di averlo mangiato il brodo fi rane. Purtroppo oggi artivano dalla cina e non sono piu come una
16 Gennaio 2019Volts