Le Bici degli Antichi Mestieri di Giorgio Meschiari – Cap. I°
Con questa pubblicazione iniziamo a raccontare le biciclette della collezione del concordiese Giorgio Meschiari. Un tuffo nel passato per scoprire Antichi Mestieri e con loro la vita nella Bassa Modenese dei nostri nonni e bisnonni. Scritta da Maurizio Bonzagni.
Giorgio Meschiari
Le Bici Degli Antichi Mestieri di Giorgio Meschiari Cap. I°
Di Maurizio Bonzagni
Il primo incontro con Giorgio è stato fortuito, aveva alcuni sacchi pieni di libri di cui voleva disfarsi ma che non voleva gettare. Io cerco libri ed è così che ci siamo incontrati, scoprendo la passione di entrambi per le cose di un tempo. E fu allora che mi disse “vieni ti faccio vedere una cosa”.
Giorgio possiede tutti i Ciao e i Bravo prodotti dalla Piaggio, tutti i modelli, a partire dal primo del 1967 con i freni in gomma a tampone come nelle biciclette, all’ultimo del 2006, prima che la Piaggio decidesse di smettere la produzione di scooter. Una distesa di motorini sotto una pensilina appositamente costruita dietro casa, apparentemente nuovi, tornati nuovi sotto le mani esperte di Giorgio.
Giorgio è un carrozziere, un carrozziere speciale, un abile restauratore di prestigiose auto d’epoca. Vengono un po’ da tutto il mondo nella valle di Modena per restaurarle, e a Modena conoscono bene la Carrozzeria dei Fratelli Meschiari di Concordia. Lamborghini, Ferrari, Buick, De Tommaso, Alfa, Bentley, macchine che entrano in condizioni pietose dopo decine d’anni di abbandono ed escono nuove, splendenti, bellissime, mesi di lavoro durante i quali i fratelli si affezionano al gioiello che lentamente prende nuova vita sotto le loro mani. Ma che prima o poi se ne va e spesso per non dare nemmeno più notizie di se.
Forse da qui è nata la passione di Giorgio per le sue collezioni. Lui non smetterebbe mai di lavorare sulle sue macchine anche se l’età gli consentirebbe addirittura di ritirarsi ma si impone di prendersi una pausa durante il fine settimana. Ha quindi coltivato un’altra passione, va alla ricerca nei mercatini dell’antiquariato di oggetti che gli ricordano la sua infanzia, che appartengono alla sua terra o che semplicemente lo attraggono e li rimette a nuovo sfruttando le sue conoscenze e le sue abilità, oggetti che una volta finiti però non l’abbandoneranno ma potrà continuare ad ammirarli con soddisfazione quanto vorrà. Così la sua passione per il restauro continua ma per se stesso, le sere e i fine settimana, da parecchi anni. Ha così accumulato preziose collezioni che quando me le ha orgogliosamente mostrate narrandomi le storie che le accompagnavano non ho potuto resistere dal desiderio di farle conoscere al maggior numero di persone e contribuire ad impedire che tutto questo possa scomparire.
La collezione di cui va più fiero non è però quella dei motorini ma quella delle Bici degli Antichi Mestieri. Bici utilizzate dai primi decenni del ‘900 fino al più recente dopoguerra, da artigiani, commercianti e non solo, che avevano la bicicletta come unico mezzo per potersi spostare, adeguatamente attrezzate per svolgere la loro attività e mantenere con quelle le proprie famiglie.
Così faceva anche il padre di Giorgio, Renzo, vendeva polli e uova. In bicicletta dai Terzi di San Giovanni di Concordia batteva le campagne della Valle fino a San Martino Spino e alla Luia, per poi trasportare gli acquisti in apposite gabbie e ceste costruite sulla sua bici per andare a venderle al mercato di Mirandola e Carpi, Al Pularol.
Aveva già visto un paio di queste strane biciclette al mercatino di Montagnana e anche se lo avevano incuriosito le aveva in un primo momento trascurate ma, dopo aver terminato la collezione di scooter, o meglio, in attesa dell’ultimo modello introvabile del 2006, gli sono tornate alla mente e, pensando al padre, ha ricostruito la bicicletta del pollivendolo partendo da ceste che realmente avevano vissuto il mestiere, donate dai figli di un amico del padre, Pularol anche lui, felici di dare ai cari oggetti abbandonati in solaio una nuova vita. E da quella prima bici è iniziata la sua nuova ricerca, intervistando persone, figli di mestieranti, visitando musei e documentandosi per rendere le bici fedeli alla tradizione, complete di tutti i necessari strumenti.
Atala, Doniselli, NSU, FMG, Bottecchia, bici che solo apparentemente ricopiano la bicicletta che tutti conosciamo ma che invece sono piene di piccoli particolari dedicati al mestiere, che le rendono eccezionali.
C’è la bici del pompiere. Prima andavano a spegnere i fuochi trascinando un carretto, poi con i cavalli e dopo in bicicletta, un gioiello di antica tecnologia. C’è quella dell’arrotino, Al Muletta, dell’idraulico, Al Stagnin, dal Latar, dal Scarpulin, dla Paruchera e persino del prete.
Numerose Bici piene di particolari e di piccoli geniali artifizi, ognuna con una storia che merita di essere raccontata, bici che oggi possono fare un po’ sorridere ma che allo stesso tempo incutono rispetto perché si capisce subito che appartengono ad una storia dimenticata di fatica, non tanto lontana da noi.
E ad una ad una cercheremo di raccontarle per chi avrà voglia di ascoltare.
Ma per ora lascio tornare Giorgio alla sua officina. Le sue mani e la sua passione sono oggi concentrate su una carrozzeria Turing Superleggera del 1967, tutta in alluminio, la prima macchina progettata interamente da Lamborghini. Da lui concepita con orgoglio per dimostrare a Enzo (Ferrari) che lui non sapeva fare solo trattori come invece gli aveva disprezzatamente detto. La Lamborghini 350 S, miss eleganza, una nuova meraviglia che sta per essere restituita al mondo.
Aprile 2022
Pietro
Non sapevo che si fosse spinto sino alle biciclette,sapevo dei Ciao ma cercherò di vedere anche questa novità.
30 Aprile 2022