La Bici degli Antichi Mestieri di Giorgio Meschiari – La bicicletta del postino (Al pustin) – Cap. XII

La Bici degli Antichi Mestieri di Giorgio Meschiari – La bicicletta del postino (Al pustin) – Cap. XII

14 Agosto 2022 0
Giorgio Meschiari
Giorgio Meschiari

La bicicletta del postino (Al pustin)

Di Maurizio Bonzagni

Questa bici è dedicata alla postina che per trent’anni a partire dagli anni ’50 ha consegnato la posta a Concordia, Fidelina Bassi da tutti conosciuta come Alma.

Con Iones, Olanso ed Ermellino, Fidelina distribuiva la posta nelle tre zone del paese, Centro, Santa Caterina e San Giovanni. Alla Fossa c’era invece Cherubin, al marè dl’Alma.

(I vecchi nomi di Concordia, a me che sono originario di Mirandola, mi hanno sempre molto incuriosito per la loro originalità …e qui mi guardano pure stupiti perché li trovano assolutamente normali).

A raccontarci il lavoro del postino è lo stesso Ermellino, l’ultimo collega di Alma, al fiol ad Mirell, Galavotti.

Si lavorava dalle 8 del mattino alle 2 del pomeriggio con orario continuato, smistando la posta a mano per ore dai sacchi che arrivavano da Modena con il pullman di Valenti. Alle 11 si usciva con le lettere ordinate casa per casa, ben suddivise nel grande borsone di pelle a due scomparti, La Bolgetta. Con calma si percorrevano le vie del paese, accompagnando la posta con una battuta o due chiacchere, con la fermata fissa dal barbiere e, a volte, anche con un bicchiere di vino, ma non troppi, tanti venivano offerti ma la maggior parte si dovevano rifiutare… un piatto di tortellini appena fatti non si rifiutava invece mai.

Un antico mestiere in cui la bicicletta era protagonista, arrivato quasi fino ai nostri giorni.

Non era facile mettere in fila le lettere disegnando il percorso tra le vie della zona assegnata. Le prime volte Ermellino ci perdeva la testa e spesso ripercorreva le stesse vie più e più volte. Si faceva aiutare dalla Mafalda, la Mafalda dal Lat, la lattivendola, che conosceva tutti.

La bicicletta era personale, di proprietà del postino, lo stato passava la divisa, una bella divisa, minga fatta da di scansacan, carta da zucchero in estate e grigia d’inverno, con la cravatta blu scuro, che sat catava l’ispettor senza…

La bici della collezione Giorgio l’ha scelta dello stesso modello di quella conservata a San Giorgio a Creamano, il paese d’origine di Massimo Troisi, nel museo dedicato all’attore, l’indimenticato interprete del capolavoro “Il postino”.

Nessuna marca, una bici artigianale, classica, assemblata su un telaio costruito a mano. Una bici con le canne ricurve per facilitare le frequenti salite e discese ma anche per alloggiare la voluminosa sacca appesa a volte all’interno del manubrio e facilitare così la ricerca delle lettere stando seduti sulla sella.

La bolgetta sul portapacchi anteriore ma anche l’inconfondibile tracolla su quello posteriore, per i casi in cui ci si doveva allontanare dalla bicicletta e proseguire a piedi.

L’arrivo della posta era sempre tanto atteso, nella speranza di ricevere nuove da cari lontani, e l’antica trombetta con il bulbo di gomma anticipava l’arrivo del postino con un bel suono riconoscibile, allegro, e ci si precipitava fuori per accoglierlo con un sorriso.

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