La Bici degli Antichi Mestieri di Giorgio Meschiari – La bicicletta del fornaio (Al furner) – Cap. VI°
La bicicletta del fornaio (Al furner)
Di Maurizio Bonzagni
La bicicletta è quella del giovane garzone del fornaio che recapitava il pane a casa delle famiglie nel dopoguerra. Solo in città, nei grandi centri abitati, dove il numero di persone che aveva la possibilità di pagare qualcosa di più per ricevere direttamente a casa l’acquisto quotidiano di pane, faceva nascere questo servizio.
Nei piccoli paesi recapitare a domicilio era l’eccezione, il numero di forni era elevato. A Concordia paese c’erano ben 5 forni, solo nella frazione di San Giovanni 3, uno sotto la scalinata giù dal ponte, uno ai Terzi Livelli ed uno sulla via per Novi.
In città, ogni mattina, alle prime luci del giorno, il garzone partiva con i suoi sacchetti già confezionati per gli acquisti dei clienti, un precursore del Rider moderno a tutti gli effetti, anche se in sella ad una bicicletta decisamente più faticosa da pedalare.
Per i clienti occasionali aveva sempre con se una bilancia, nà balanza a’n piatt sol, con il piatto in rame “per alimenti”, asta graduata e contrappeso mobile, al march (si legge mark), piombato e marchiato perché non potesse essere manipolato. “San’t March l’è un gran sant” si diceva per sottolineare che la bilancia non mente e che non bisogna discuterne il verdetto.
La bicicletta di Giorgio è una Doniselli con tre canne centrali e due portapacchi in cui sono alloggiate voluminose ceste in vimini che contenevano il pane. Il passo della catena è allungato, come si nota dallo spazio tra la canna che regge la sella e il parafango posteriore, opera probabilmente di un artigiano, ciò consente un maggior spazio per il portapacchi e alloggiare ceste di maggiore dimensione.
Non c’è il fanale, le bici venivano vendute sempre senza fanali dalle marche produttrici, li si montavano in un secondo tempo della marca voluta. Radius e Magneti Marelli erano i più comuni. Il giovane garzone di notte deve stare in negozio ad aiutare a fare il pane, non gli serviva il fanale.
E’ interessante notare il parafango posteriore verniciato di bianco. Questo è caratteristico del tempo, era imposto dal regime fascista per rendere le bici visibili anche di notte. Regola che esisteva anche già prima della guerra e del coprifuoco, imposta in quanto di notte nessuno aveva molti motivi per andarsene in giro, ci si alzava molto presto al mattino per recarsi al lavoro e non c’erano distrazioni o luoghi di aggregazione serali nelle campagne, perciò l’imposizione cercava di contrastare il contrabbando o comunque azioni non permesse dal regime. Bastava un minimo di riverbero di luce, anche solo un po’ di luna, e nel buio della notte il parafango bianco rivelava facilmente alle milizie di ronda la presenza della bici, non era vietato girare di notte ma era meglio avere una buona giustificazione.