Bello a sapersi – Roghi di Streghe e Stregoni a Mirandola – Maurizio Bonzagni
Chimico, nato a Mirandola nel 1958, ha lavorato a lungo come responsabile vendite presso una multinazionale di materie plastiche ma è soprattutto un appassionato di storia locale di cui è da anni un attento lettore. Dopo aver arricchito la propria biblioteca di numerosi testi su Mirandola e la Bassa Modenese e raggiunta recentemente la pensione ha iniziato la collaborazione con Al Barnardon per condividere e contribuire a divulgare la splendida storia delle nostre terre, spesso sconosciuta o ignorata da molti dei suoi stessi abitanti.
Roghi di Streghe e Stregoni a Mirandola
Dal 1522 al 1525 vennero bruciati sul rogo in piazza a Mirandola almeno 10 persone accusate di essere streghe e stregoni.
Regnava a Mirandola il Conte Gianfrancesco II Pico, il Litteratissimo. Filosofo e umanista, seguace e strenuo ammiratore dello zio Giovanni Pico, del quale era quasi coetaneo.
Seguace del Savonarola ne aveva adottato l’austera religiosità. Ossessionato dal demonio e convinto di possedere il dono di distinguere gli atti diabolici assiste a tutti i processi e a molti degli interrogatori, dai quali difficilmente si usciva del tutto innocenti.
Chiama a Mirandola a presiedere il tribunale della Santa Inquisizione il frate domenicano Girolamo Armellini di Faenza, Inquisitore di Parma e Reggio.
L’accusa è di Strigiatus Haeresis, eresia stregonesca, ovvero di aver partecipato “in gran moltitudine” ad atti di culto del demonio con riti chiamati “il giuoco della Donna” avvenuti di notte a Concordia “di là dal Secchia”. Scandalosi peccati di carne e di gola con disprezzo del crocefisso e di ostie consacrate.
Tra 60 e 70 gli inquisiti, dei quali è stato trovato un elenco nell’Archivio di Stato di Modena, molti condannati a pene generiche ma almeno dieci furono consegnati al rogo e arsi vivi.
Don Benedetto Berni, Camilla Gobetta di Borghetto di Cividale, Bernardina Frigeri di Cividale, Francesco Da Carpi di Cividale, Andrea Merlotti di Fossa, Maddalena Gatti di San Felice e Marco Piva di S. Martin Carano furono bruciati sul rogo tra il 1522 e il 1523 e poi ancora di Mirandola Rodolfo della Bernarda, Giovan Pietro Collevati (notaio), e Nicolò Ferrari nel 1525, evasi dal carcere mirandolese e catturati dopo una lunga latitanza.
Don Berni se ne andava in giro per Mirandola con la bellissima diavola Armelina, invisibile a tutti tranne che a lui, “sovente l’havea in sua compagnia passeggiando per la piazza, e così andavano insieme ragionando sicome fanno duoi compagni insieme, benchè non fussi veduta d’alcun altro”. Praticava anche vampirismo e al processo testimoni lo videro entrare in volo nel castello. Gli fu fatta la grazia di essere impiccato prima di essere il primo a bruciare sul rogo il 22 agosto del 1522. Aveva 72 anni.
Scorrendo l’elenco degli inquisiti si può dedurre che la “setta” aveva un nodo cruciale a Mirandola e Cividale ma era estesa su tutto il territorio. Purtroppo non sappiamo molto di più in quanto i verbali dei processi di Mirandola sono spariti come tutti i processi inquisitoriali dell’Archivio dell’Inquisizione di Reggio Emilia.
“Le fece poner sopra d’uno grandissimo monte di legna, et brusciarli in punizione de le loro sceleragini, et ancho in esempio degli altri”.
Le condanne volute dal Principe ed il clima instaurato di paura e di polizia causarono forti disordini tra la popolazione, che probabilmente non credeva alle accuse, e allo scopo di calmare le proteste Gianfrancesco scrisse di getto in dieci giorni il libretto Strix, sive de Ludificatione Daemonum (Streghe, ovvero degli inganni dei Demoni). Nel libro un saggio, un giudice, un incredulo e una strega dialogano tra loro mettendo a confronto i loro diversi pensieri. “Mangiamo, beviamo e facciamo l’amore. Che cosa volete sapere di più?” fa dire alla strega. Tradotto l’anno dopo in lingua volgare dal padre dei domenicani di Mirandola Leandro Alberti, lo scritto avrà una grande diffusione fino ad essere utilizzato da inquisitori e umanisti dell’epoca. E’ tutt’ora considerato tra i testi più interessanti sull’argomento.
I processi si svolgevano presso la sede dei Domenicani nel convento della Chiesa della Madonna delle Grazie e dei Miracoli della Via di Mezzo, in luogo Borgofuro, tra S. Giacomo Roncole e Mirandola. Probabilmente avevano fisicamente luogo nell’adiacente villa di campagna della famiglia Scarabelli.
La Chiesa fu poi demolita da Galeotto II Pico nel 1534 e riedificata dai Padri Domenicani nel 1583, per essere poi nuovamente demolita recentemente nel 1929 a seguito dello scavo del Canale Diversivo, sostituendola con una più piccola cappella. L’ultimo edificio dell’antico Palazzo Scarabelli, divenuto una azienda agricola, è infine stato demolito dopo la costruzione della deviazione della Statale 12, la tangenziale nord della città. Rimane, a memoria, Via Scarabelli.
Nel 1593 il vescovo di Reggio Claudio Rangoni visita Concordia e vedendo il borgo al di la del Secchia troppo isolato per partecipare alle funzioni religiose, a quel tempo unito al paese da un ponte di barche impraticabile durante i periodi di piena, ordina la costruzione di una chiesa, ciò anche per contrastare le ombre di superstizione che ancora serpeggiavano nel luogo che fu testimone dei riti satanici. La Chiesa venne consacrata nel 1599 con il titolo di San Giovanni Battista, dando il nome al borgo.
- CERETTI, Della villa, del feudo e della parrocchiale de SS. Giacomo e Filippo della Roncole, delle chiese, degli ordini religiosi, degli oratorj o soppressi od esistenti in detta villa, Mirandola 1895.
- BIONDI, Gianfrancesco Pico e la repressione della stregoneria: qualche novità sui processi mirandolesi del 1522-23, in “Mirandolae le terre del basso corso del Secchia”, Atti del convegno, AedesMuratoriana, Modena 1984.
- FABBRICI, La chiesa parrocchiale di San Paolo di Concordia, attraverso le visite pastorali dal ‘500 al ‘700, in «Materiali per una Storia di Concordia sulla Secchia», Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 8, Mirandola1998.
- GOLINELLI, La religiosità popolare tra devozione e non conformismo religioso, in “La parrocchia di S. Maria Maggiore. Storia di una comunità”, a cura di B. Andreolli e C. Truzzi, Mirandola, Centro Internazionale di Cultura “Giovanni Pico della Mirandola”, 2012.
- COLLI, Stregonerie e visite pastorali, in «La Secchia. Un fiume le sue terre la sua gente», Modena 1988.
- BONFATTI, La chiesa della Madonna della Via di mezzo (Mirandola), in «Quaderni della Bassa Modenese», n. 59, Finale Emilia 2011.
- CALZOLARI, Le Chiese del territorio mirandolese, in «Chiese di Mirandola», vol. III, Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 51, Finale Emilia 2018.
- BIONDI, Strega o delle illusioni del Demonio nel volgarizzamento di Leandro Alberti, a cura di Albano Biondi, Venezia 1989.
Liberamente tratto dal libro di Maurizio Bonzagni:
“Mirandola e la Bassa Modenese – Storia di una capitale dall’Alto Medioevo a Città di Provincia”
Edizioni: Al Barnardon
Il libro è in vendita nelle edicole e librerie di Mirandola, a Concordia, San Possidonio e Cavezzo.
€ 15.00