Bello a sapersi – L’abbattimento delle mura e dei baluardi di Mirandola – Maurizio Bonzagni
Chimico, nato a Mirandola nel 1958, ha lavorato a lungo come responsabile vendite presso una multinazionale di materie plastiche ma è soprattutto un appassionato di storia locale di cui è da anni un attento lettore. Dopo aver arricchito la propria biblioteca di numerosi testi su Mirandola e la Bassa Modenese e raggiunta recentemente la pensione ha iniziato la collaborazione con Al Barnardon per condividere e contribuire a divulgare la splendida storia delle nostre terre, spesso sconosciuta o ignorata da molti dei suoi stessi abitanti.
L’abbattimento delle mura e dei baluardi di Mirandola
Si era da poco instaurato il Regno d’Italia quando nel 1867 con un decreto reale le cinte murarie di Guastalla, Reggio e Mirandola cessavano di essere opere fortificate. Venivano così smilitarizzate e si dava il via libera al loro smantellamento.
In tutta Italia si procedeva con l’abbattimento delle mura cittadine. Le ragioni dell’economia, la necessità di allargare i centri urbani, di dotarli di circonvallazioni per trasporti e scambi commerciali sempre più rapidi prevalevano inesorabilmente sulla volontà di preservare le testimonianze del passato e i tentativi degli intellettuali di fermarne la distruzione fallivano inesorabilmente.
Si viveva in quegli anni una profonda crisi economica con una drammatica mancanza di lavoro che portava molte famiglie all’indigenza. Movimenti di protesta con masse di cittadini esasperati reclamavano un lavoro, anche a Mirandola affollati assembramenti di persone protestavano davanti al palazzo comunale. La realizzazione di argini, canali e l’abbattimento delle mura furono anche l’occasione per alleviare queste tensioni sociali dando lavoro a centinaia di braccianti.
Nel 1875 il Consiglio Comunale di Mirandola delibera l’abbattimento della cinta muraria, giudicata inutile, d’ostacolo alla viabilità e di dispendiosa manutenzione, ufficialmente motivato per “salubre purgamento dell’atmosfera mirandolese”. In un ventennio l’intera cinta e i suoi bastioni svanì nel nulla lasciando spazio a un viale alberato per la “passeggiata pubblica”, tanto cara alle città di fine ottocento.
Si comincia con l’abbattimento del Bastione di Bonaga (dal nome dell’antico borgo) sulla Strada Grande (Via Pico) per aprire la città sulla strada per Modena. Durante lo scavo delle fondamenta vengono rinvenute numerosissime palle di cannone a testimonianza dei violenti assedi. Alcune di queste le ritroviamo ancora oggi incastonate a decoro di vecchi muri di case e oratori.
Una cronaca quasi giornaliera sullo stato di avanzamento delle demolizioni lo abbiamo dall’Indicatore Mirandolese che veniva fondato nel 1877 da Francesco Molinari e pubblicato dalla Commissione di Storia Patria e Belle Arti della città e dell’Antico Ducato di Mirandola.
Nel 1880 inizia la colmatura delle fosse, divenute un deposito malsano di acque in occasione di forti piogge. Colmate in parte ribassando le mura.
Dopo l’inaugurazione nel 1883 della linea provinciale Sassuolo-Modena-Mirandola che manda a riposo il servizio con la diligenza a cavalli Omnibus attiva dal 1848, si abbattono il Bastione dei Servi (o di S. Giorgio) e quello dei Cappuccini (o della Giazzara) per dare spazio ad un proseguimento di via Fulvia ed accedere alla stazione ferroviaria posta sulla Strada Nazionale per Modena.
Seguono nel 1888 l’abbattimento del Baluardo di S. Martino (o di S. Ludovico o delle Monache) e delle mura tra i bastioni del Castello e di Sant’Agostino (o di Cantarana) ricavandone materiale da costruzione. Nello stesso anno viene anche abbattuta la torre dell’Orologio, un tempo angolare della cinta muraria del castello, divenuta una “insana latrina occasionale” del mercato bestiame che si teneva puntualmente ogni sabato da inizio secolo sfruttando l’ampio vuoto lasciato dalla distruzione del castello.
Durante la successiva demolizione delle mura tra l’Oratorio della Porta (la Madonnina) e il Baluardo del Gesù (o di San Francesco) vengono alla luce le fondamenta di una torre del quattrocento, una delle torri erette da Galeotto I.
L’ultimo tratto di mura tra i bastioni del Gesù e dei Cappuccini cade nel 1890.
La strada di circonvallazione della città completa così il suo cerchio.
Tra il 1892 e il 1896 termina l’abbattimento degli ultimi bastioni: dei Gesuiti, di S. Agostino e di quello del Castello spianandone anche il terrapieno. Si conserva soltanto un tratto di 20 metri di mura a ridosso della Galleria Nuova di Alessandro II come contenimento di un residuo del terrapieno, “La Montagnola” dei mirandolesi, unico tratto delle antiche mura che così sopravvive fino ai giorni nostri.
Durante tutti i lavori di demolizione vennero dissotterrati numerosi resti umani, soldati tedeschi caduti nelle varie epoche che essendo luterani non venivano seppelliti in luoghi sacri ma direttamente sotto le mura.
Infine nel 1907 viene ultimato l’interramento dell’enorme fossato che circonda la città utilizzando i terrapieni dei bastioni e livellando il paese. All’altezza del castello raggiungeva i 100 metri di larghezza.
Viene così cancellata anche l’ultima traccia dell’antica fortezza.
“Non una voce surse a dir verbo in nome della storia e dell’arte. Senza queste mura e senza gli assedi sostenuti, il nome della nostra città non suonerebbe ora alto nel mondo. Taceremo dunque ancor noi, e lasceremo a’ posteri recar giudizio su questa mania, ormai comune, di distruggere le opere grandiose lasciateci dai nostri padri per dar luogo alle odierne sottili casettine che è bello non ricordare”.
Così scrisse Don Felice Ceretti nel 1883.
- MONTAGNA, La demolizione delle mura e dei Bastioni della Mirandola, in «Quaderni della Bassa Modenese» n. 12, Modena 1987.
- CALZOLARI, Per la topografia storica di Mirandola: la demolizione delle mura e della Torre di piazza e la testimonianza di Don Felice Cerretti, in “Don Felice Cerretti Storico di Mirandola e dei Pico”, Atti della giornata di studio, Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 7, Modena 1998.
- GOLINELLI, Il Medioevo italiano nella storiografia e nella cultura locali fra Ottocento e Novecento. Linee dominanti e suggestioni, in «Storia e Storia Locale fra Bologna, Modena e Reggio Emilia», Atti della giornata di studi, S. Giovanni in Persiceto 1993.
- FRISON, Don Felice Ceretti , il Dott. Francesco Molinari e la “Commissione di Storia Patria” della Città di Mirandola, in «Don Felice Ceretti. Storico di Mirandola e dei Pico», Atti della giornata di studio, Gruppo Studi bassa Modenese, Biblioteca n. 7, Modena 1997.
- CAPPI, La Mirandolastoria urbanistica di una città, 1973, Seconda edizione a cura del Circolo “G: Morandi” di Mirandola, Mirandola 2000.
Mirco Bortoli
Ottimo, Maurizio
22 Aprile 2022Mirco Bortoli
Ottimo lavoro
22 Aprile 2022