Bello a sapersi – La Bassa Modenese nell’Alto Medioevo – Maurizio Bonzagni

Bello a sapersi – La Bassa Modenese nell’Alto Medioevo – Maurizio Bonzagni

30 Ottobre 2022 0
Maurizio Bonzagni
Maurizio Bonzagni

Chimico, nato a Mirandola nel 1958, ha lavorato a lungo come responsabile vendite presso una multinazionale di materie plastiche ma è soprattutto un appassionato di storia locale di cui è da anni un attento lettore. Dopo aver arricchito la propria biblioteca di numerosi testi su Mirandola e la Bassa Modenese e raggiunta recentemente la pensione ha iniziato la collaborazione con Al Barnardon per condividere e contribuire a divulgare la splendida storia delle nostre terre, spesso sconosciuta o ignorata da molti dei suoi stessi abitanti.

Allevamento di maiali XI secolo

La Bassa Modenese nell’Alto Medioevo

Bassa Pianura IX - X Secolo
Bassa Pianura IX – X Secolo
Italia nell'anno 1000
Italia nell’anno 1000
Miniatura che raffigura le bonifiche benedettine
Miniatura che raffigura le bonifiche benedettine

L’Alto Medioevo, il periodo che va dalla caduta dell’Impero Romano all’anno 1000, è per tanti il periodo storico che più affascina, forse anche perché a differenza degli altri periodi ci sono giunte molte meno  testimonianze scritte, permettendoci solo una conoscenza  frammentaria che lascia spazi in cui spesso prende posto la fantasia. Le notizie si fanno poi ancora più rare per un territorio inospitale con sperduti agglomerati urbani come quello che era il territorio dell’odierna Bassa Modenese.

Alla caduta dell’Impero Romano i secoli che sono seguiti sono stati caratterizzati dall’analfabetismo, dalla scomparsa della moneta e dall’incuria di territorio e strade. Le foreste cresciute fuori misura hanno inghiottito ponti, strade e intere città, le acque si sono allargate in laghi immensi e paludi, i campi abbandonati da tempo hanno portato a carestie e miseria. La popolazione è decimata dalle malattie e dai passaggi di eserciti feroci, con rovine dell’antica civiltà romana disseminate ovunque. Una desolazione profonda in cui l’unico rifugio dell’uomo era la preghiera con gli eremiti venerati come santi, i cui monasteri fondati con i loro seguaci durante tutto l’VIII secolo getteranno le basi per una nuova civiltà.

Insediamenti altomedioevali tra Secchia e Panaro
Insediamenti altomedioevali tra Secchia e Panaro
L'Europa al tempo di Carlo Magno
L’Europa al tempo di Carlo Magno
Territori Fines Flexiciani - disegno di A. Tincani
Territori Fines Flexiciani – disegno di A. Tincani

E’ con l’arrivo del popolo Longobardo, che nel 569 si insedia in massa nel nord d’Italia, che inizia una parziale stabilizzazione politica del territorio ma è solo con la successiva conquista di Carlo Magno nel 774 che gli scritti riprendono ad essere più numerosi, utilizzati per gestire l’immenso impero che comprendeva Francia, Germania e Italia, sfruttando l’unico apparato sopravvissuto all’analfabetismo generale, quello ecclesiastico di Vescovi e Abati. I veri padroni d’Italia.

Il primo insediamento di cui si ha notizia è del 718, riguarda una chiesa intitolata a S. Pietro Apostolo in un villaggio allora sul fiume Secchia che poi, alla scomparsa del fiume, divenne l’odierno San Pietro in Elda.

Sulle nostre terre molte acque non arrivano al Po ma si addensano per la scarsa pendenza, ristagnando nella vasta depressione a sud del grande fiume, dove lo stesso Po, privo di argini, esondava durante le piene in una immensa palude. Più a sud un grande delta di numerosi corsi d’acqua dominava il territorio, tra acquitrini e stagni, perdendo spesso continuità e diversificandosi in ramificazioni che talvolta riconfluivano nel corso principale, con una pendenza generale verso est, per arrivare in Po a Bondeno sul ramo che andava a Ferrara. Un dedalo di acque che qui scendeva da monti particolarmente distanti dalla grande vena che porta l’acqua al mare.

In queste desolate terre i pochi nuclei abitativi sorgono sui dossi, strisce di terreno emergenti di qualche metro dall’acquitrino imperante, larghe anche qualche centinaio di metri, formate dall’accumulo nei secoli precedenti di notevoli quantità di depositi di sabbia e limo di fiumi privi di argini, poi scomparsi o deviati.

Compaiono così alla storia Rolo e Fabbrico in un documento del 772, Gavello nell’882, Santo Stefano, oggi scomparso nei pressi dell’odierna Concordia, nel 841, poi Quarantoli nel 904, Novi nel 923 e San Martino Spino nel 980. Tutti agglomerati urbani sui dossi contigui detti del Crostolo e del Gabellus, disegnando una via di terra  che collega Reggio, alla cui diocesi appartenevano tutti questi centri, a Ferrara passando per Bondeno.

Le date non sono le reali date di formazione del centro abitato ma solo la data del documento scritto più antico che lo menziona, la reale data dell’insediamento a volte si ha motivo di pensare che sia più antica anche di secoli, come per Quarantoli il cui nome tradisce fortemente una origine romana, o per San Martino Spino, sul confine tra Longobardi e Bizantini e per questo probabilmente un presidio fortificato ben prima dell’avvento dei Franchi di Carlo Magno.

In un diploma di Re Desiderio del 765  viene donata al monastero di S. Giulia di Brescia l’immensa corte di Migliarina, di oltre 5000 ettari, corrispondenti agli odierni comuni di Carpi e Rio Saliceto, garantendo con le decime un tributo di 400 maiali l’anno al monastero. Le dimensioni delle foreste erano misurate in numero di maiali che potevano ospitare, allevati bradi e nutriti con le bacche e le ghiande prodotte dal bosco. Solo con il prevalere della economia agraria su quella silvo-pastorale nel X secolo si comincerà a misurarle in superfici per una stima di conversione in terreni coltivati.

In un atto di Carlo Magno del 776 viene donato al monastero di Nonantola la chiesa di Camoriana con la sua Corte, toponimo oggi rimasto legato al paese di Camurana nel comune di Medolla. Nel diploma la Corte la si fa addirittura risalire allo stesso Re Alboino dei primi Longobardi.

In un placido dell’811, l’atto amministrativo di giustizia, viene assegnato al monastero di Nonantola, a scapito dei liberi coloni longobardi che lo abitavano, i diritti di pascolo, pesca e caccia dei Fines Solariensis, un vasto territorio con al centro la già documentata Solara (o forse Massa Finalese, menzionata solo però in un documento del 988). Allo stesso modo il monastero acquisisce anche i Fines Flexiciani con un altro placido del 824, più o meno i territori dell’odierno mirandolese con al centro il villaggio di Flexo, di cui però non ci è dato di sapere l’ubicazione.

A gran forza di braccia vengono presi d’assalto boschi e paludi della bassa pianura e i monasteri benedettini guidano la conquista di terre per la cultura di cereali e viti.

Garfaniana, l’antico nome di San Possidonio, è nominato nel 835 in un documento di una donazione al monastero di S. Alessandro di Parma. La prima menzione della chiesa dedicata a San Possidonio la ritroviamo invece nel 962.

In una pergamena dell’Imperatore Ottone I vengono confermate le proprietà di un vasto appezzamento di terreno e del Castrum di Montirone, località scomparsa nei pressi dell’attuale Mortizzuolo.

Rovereto (oggi di Novi) è nominato in un diploma di Berengario I del 890 per una donazione di terreni, “in vico qui dicitur Rovereto… que pertinet de Corte nostra Mercomadego”, parte cioè della Corte di Mercoriatico da riconoscersi nell’attuale Sant’Antonio in Mercadello.

A inizio 900 la crisi dell’Impero Carolingio apre le porte d’Italia all’orda dei feroci Ungari, o Magiari, barbari originari delle steppe del centro Europa, che dopo aver sconfitto l’esercito di Berengario I devastano la pianura padana in diverse invasioni nell’arco di 60 anni, terrorizzando da Milano a Venezia con improvvise e bestiali razzie senza mostrare alcuna pietà.  Modena è salvata dalla cinta muraria ma non Reggio, che si vede incendiata la cattedrale, Piacenza è saccheggiata più volte, Nonantola è devastata, i monaci uccisi, i libri dati alle fiamme e il monastero distrutto. Sorgono ovunque fortezze di ogni tipo, torri, mura in pietra, motte, larghi fossati, una ventina saranno i castrum solo tra il Crostolo e lo Scoltenna, una cinquantina già nel XII secolo. Un paesaggio militare con una fortificazione nella nostra Bassa ogni 5 o 10 km

Il castello di San Felice lo troviamo nominato in un atto notarile del 927 di cessione di terreni di una certa “femina devota” Maria di Martina al vescovato modenese.

In un diploma imperiale del 980 dell’Imperatore Ottone II di Sassonia che elenca le Pievi soggette al vescovato di Reggio si documenta l’esistenza della Pieve di S. Maria in Castello di Carpi (la Sagra), delle Pieve di Novi, di Fabbrico, di Luzzara, di Guastalla, di Pegognaga, di Revere, oltre a quella già nota di Santo Stefano.

Nei secoli successivi le bonifiche rendono il territorio ancora più accessibile e gli agglomerati urbani si moltiplicano velocemente per sfruttare il fertile terreno conquistato, nascono così Finale Emilia, Mirandola, San Giacomo, Cavezzo, Medolla, Roncaglia (San Prospero) e tutti gli altri centri minori che oggi conosciamo.

Il territorio diviso tra la diocesi di Reggio e quella di Modena passa gradualmente da un governo ecclesiastico alle grandi Signorie laiche, con i Canossa prima e con le dinastie dei Pio, dei Pico e degli Este poi, passando prima per una fase di signori locali consorziati detti I Figli di Manfredo, per una storia che ci è permesso di conoscere in modo molto più completo.

  1. FUMAGALLI, L’alba del Medioevo, Il Mulino, Bologna 1993.
  2. FUMAGALLI, Il regno Italico, in «Storia d’Italia diretta da G. Galasso», vol. II, ed. UTET, Torino 1978.
  3. FUMAGALLI, L’abbazia di Nonantolanel quadro degli interventi territoriali-idrografici dei grandi monasteri europei, in «Il sistema fluviale Soltenna/Panaro: storie d’acque e di uomini», Atti della giornata di studio, Nonantola 1988.
  4. FUMAGALLI, Storie di Val Padana. Campagne, foreste e città da Alboinoa Cangrande della Scala, ed. Camunia, Milano 1992.
  5. ANDREOLLI, La curtis di Quarantoli: paesaggio, società, istituzioni, in «Quarantoli e la sua Pieve nel Medioevo», Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 3, Mirandola1992.
  6. FRISON, Fonti, aspetti e problemi delle incursioni ungare nel modenese nel X secolo, in «Depurazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi. Atti e Memorie» serie XI, vol. IV, Aedes Muratoriana, Modena 1982.
  7. FRISON, Da “Saltus Massa Solariensis” a “Castrum Massa”, in «Per una storia di Massa Finalese. Ricerche su una comunità della bassa pianura emiliana», Aedes Muratoriana, Modena 1985.
  8. CARBONI, La curtis di Migliarina. Formazione, sviluppo e dissoluzione di una grande proprietà fondiaria medioevale, in «Storia di Carpi Volume primo. La città e il territorio dalle origini all’affermazione dei Pio», Modena 2008.
  9. CALZOLARI, Santo Stefano in Vicolongo e la bassa pianura tra Crostolo e Panaro dal IX al XII secolo. Il territorio, i castelli, le pievi in «In Loco Ubi Dicitur Vicolongo, L’insediamento medioevale di Santo Stefano a Novi di Modena», Finale Emilia 2018.
  10. CALZOLARI, Ricerche sul corso inferiore del fiume Secchia dall’epoca romana al basso medioevo, in «Materiali per una Storia di Concordia sulla Secchia», Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 4, Mirandola1993.
  11. CALZOLARI, Insediamenti altomedioevali nella pianura tra Secchia e Panaro: indicazioni per una ricerca archeologica, in «La Rocca Estense di San Felice sul Panaro», Atti della giornata di studio, Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 5, Modena 1993.
  12. CASTAGNETTI, L’organizzazione del territorio rurale nel medioevo. Circoscrizioni ecclesiastiche e civili nella “Longobardia” e nella “Romania”, Torino 1979, II ed., Bologna 1982.
  13. TINCANI, Distretti e comunità altomedievali nell’area padana del Comitato di Reggio, in «Bollettino Storico reggiano n 65», Reggio Emilia 1987.
  14. TOSATTI, Il corso medio inferiore del fiume Secchia nel Medio-Evo, Pubblicato dal Consorzio interprovinciale per la bonifica di Burana, Modena 1956.
  15. GOLINELLI, La Bassa Modenese nella diocesi di Reggio Emilia (secoli IX-XII), in «Quarantoli e la sua Pieve nel Medioevo», Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 3, Mirandola1992.
  16. SERRAZANETTI, Prima dei Canossa. Riflessioni storiografiche tra suggestioni, ipotesi e certezze documentarie, in «Storia di Carpi Volume primo. La città e il territorio dalle origini all’affermazione dei Pio», Modena 2008.

Liberamente tratto dal libro di Maurizio Bonzagni:

“Mirandola e la Bassa Modenese – Storia di una capitale dall’Alto Medioevo a Città di Provincia”

Edizioni: Al Barnardon

Il libro è in vendita nelle edicole e librerie di Mirandola, a Concordia, San Possidonio e Cavezzo.

€ 15.00

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