1988 – Fine del periodo propulsivo
Con il 1988 si chiude il primo dei miei due periodi passati in Miramed, e cioè quello “propulsivo”, ricco di stimoli.
Nella galassia Baxter Miramed dava anche fastidio , poiché c’erano personaggi che avevano un interesse diretto a sostenere nostri concorrenti: per esempio, a parità di qualità, non riuscimmo mai a scalzare la giapponese Asahi come fornitrice di filtri per leucociti alla Baxter Fenwal sul grande mercato americano; inoltre certi settori aziendali non avevano tout court digerito l’acquisto di Miramed da parte della Baxter e remavano contro, anch’essi portabandiera di interessi concorrenti ai nostri.
Aggiungiamo che spesso c’era un obiettivo conflitto tra la filiale locale Baxter e il nostro /i nostri distributori, e che il fine tuning di questi contrasti e asperità prevedeva da parte mia viaggi continui e sottraeva tempo ad altri lavori ,anch’essi necessari.
Inoltre era visto con qualche sospetto di natura finanziario –amministrativa il solito sistema mirandolese di scatole cinesi, per cui Gianni Bellini, presidente in Miramed, era anche un suo subcontractor ,e chissà che altro, attraverso la Diatekno (che a sua volta aveva filiato una minisocietà chiamata Guparo).
A partire da quel periodo si fece strada nelle alte sfere di Baxter, in particolare nella mente di Mr Baez, l’idea che il miglior modo per risolvere i conflitti era VENDERE LA MIRAMED, cosa normale per un gigante che comprava e vendeva ditte in continuazione: tutti noi non eravamo per nulla preoccupati per una simile ipotesi , dato che ormai da più di due lustri le aziende in cui operavamo continuavano a cambiar di proprietà.[1]
Un tangibile segno di quanto sopra fu che Roma non mandò in Miramed nessuno a sostituire il valido Astrand, il quale aveva dato le dimissioni in seguito anche alle pressioni della moglie, che , da buona madrilena di classe, mal si compativa di vivere in un buco nebbioso come Modena. Ciò di fatto significò che Gianni Bellini riprese il timone del comando, e io mi resi conto che in un certo senso si trattava di un cambiamento considerevole.
Intanto lo scafato Caliumi se ne era andato dalla Diatekno, anche per una generalizzata incomprensione tra lui e Gianni Bellini. Fu sostituito da Nicoletti, che, come avevamo già menzionato, se ne era andato a sua volta dal servizio tecnico della Bellco.
La Diatekno, affamata di capitali, fu irrobustita dalla entrata come socio e gerente di Francesco Benatti, un parente acquisito di Gianni Bellini (Giuliana, la moglie di Benatti, era la simpatica responsabile del laboratorio chimico della Miramed).[2]
Gianni Bellini rinforzò anche la struttura operativa della Miramed, introducendo il dott. Carlo Incerti e Marco Galavotti.
Il dott. Incerti, modenese, giovane elegante, cortese, di buon inglese, doveva chiudere una casella mancante, essendo in grado di dare una risposta medica, e non puramente commerciale (io) o tecnicoscientifica (Giorgio Mari) ai tanti quesiti originanti dai nostri eterogenei clienti. Riuscì anche assai bene ad adattarsi all’ambiente interno e a dare un contributo allo sviluppo di nuovi prodotti.
[3 Il discorso fu completamente diverso per Marco Galavotti, mirandolese, fratello del Galavotti area manager della Dideco.
Marco aveva lavorato in Germania del Nord per la Dideco, settore ATS, con base ad Amburgo, con risultati non eccellenti, e veniva definito “Deutsche Mark”per la sua buona conoscenza del tedesco. Ebbi l’impressione che la Dideco fosse ben lieta di disfarsene; resta il fatto che in generale avere una persona in più da mobilitare in paesi germanoparlanti ,( ovviamente attivo anche per la Diatekno), poteva diventare una cosa positiva.
Purtroppo la realtà ebbe ogni possibilità di dimostrarmi il contrario: aldilà della sua conoscenza del tedesco, giocavano in negativo per Marco la sua assoluta incapacità di organizzarsi e di valutare l’importanza e il ruolo delle persone con cui entrava in contatto.
Riuscì in modo soddisfacente solo a far partire un programma di fornitura di materiale per dialisi della Diatekno all’Ungheria, anche perché io potevo monitorare lo sviluppo della situazione, grazie alle mie vecchie conoscenze magiare (il programma di fatto era in sostituzione di analoghe, mancate, forniture di Bellco).
Come spesso accade in persone con questo quadro caratteriale, era anche inquieto e incapace di fissarsi su un ruolo o una attività specifica, e con grande mio sollievò presto se ne andò.
Nelle mie note di allora diventano sempre più insistenti i cenni diretti al progetto di vendita di Miramed.
Sulla carta Miramed poteva essere un boccone appetibile, ma l’ostacolo insormontabile per ogni potenziale acquirente era che l’interesse fondamentale di Gianni Bellini in quel momento era di vendere in coppia con Miramed anche la “sua” Diatekno, per passare ad ulteriori iniziative.
Note:
“20.4.1988
Tutto tace sul versante delle cronache mirandolesi: solo Mirino lascia la Dideco, in fase di riorganizzazione , per non farsi “burocratizzare”, dice lui.
Bravo lui che riesce a disporre di cambi e alternative senza fine”
“26.5.1988
Cronache Mirandolesi
Il paesucolo si sta come rattrappendo di nuovo.
Le realtà “booming” si stanno consolidando.
C’è rassegnazione/attesa.
G.Bellini è l’unico in questo momento a mostrare una certa vitalità impreditoriale
A.Chierici ha abbandonato la Dideco per i lidi romagnoli”.
Si, veramente il Chierici ci lasciò per un periodo limitato, ma per poi ritornare, anche dietro sollecitazione di Pfizer, che nel frattempo aveva creato un progetto organico per amalgamare le sue attività in una unica società, con appunto Chierici come direttore generale.
Sempre a proposito della vendita di Miramed nelle note di allora c’è tutto l’eco di proposte e controproposte, fra cui quella caldeggiata dal management di Miramed, incluso il sottoscritto, di un Management Buy-out della società.
Note:
28.12.1988
In Miramed c’è un profondo senso di disgregazione: chi comanda, tutti e nessuno ?
C’è un disegno dietro a tutto ciò?”
Tutto ciò continua nel 1989, annus mirabilis per tutti gli stravolgimenti politici che esso apporterà in Europa, con l’inizio del disfacimento del sistema politico dell’Europa Orientale, ecc, e mirabilis anche per stravolgimenti aziendali nell’area mirandolese.
Note:
20.1.89
Cronache-Mirandolesi-PlasticValley
Situazione quanto mai caotica.
Nessuno lavora più in modo finalizzato
c’è solo incertezza e confusione
La criticità della situazione si acutizzava: io mi trovavo in una situazione difficile, poiché dovevo difendere molteplici interessi, del mio datore di lavoro (Baxter) ,delle mie poche azioni in Diatekno nonché concretizzare le legittime aspettative mie e dei miei colleghi (Cavicchioli, Mantovani, Incerti, Mari e Menarini), che con un ben progettato management buy-out volevano entrare in possesso dell’azienza Miramed.
Gianni Bellini era naturalmente contrario .
Fuori di Miramed la sua piccola galassia aziendale Diatecno-Guparo aveva recentemente visto l’annessione di un’altra minuscola ditta situata a Medolla, la Miren, dell’Ing. Frigato, produttrice di reni artificiali, apparecchiature non dissimili da quelle prodotte negli stabilimenti mirandolesi di Dasco e Bellco, dove Frigato aveva lavorato in precedenza. Gianni Bellini aveva ridenominato le tre aziendine “Carex European Group” , era entrato in contatto con la società giapponese Nissho e la tedesca Braun per offrire a loro Miramed e Carex insieme.
La stampa locale documentava questo tourbillon di ipotetiche acquisizioni.
Anche la olandese Organon[4] era interessata all’acquisto di Diatecno.
L’esigenza di pubblicizzare la Miren aveva spinto Gianni Bellini a far partecipare Miramed al congresso annuale dell’EDTA[5], anche se l’interesse di quest’ultima per la manifestazione era veramente minuscolo. A Goeteborg (dove appunto si svolgeva il congresso con annessa mostra commerciale) Gianni Bellini aveva di fatto già selezionato uno svedese, che nei suoi calcoli doveva gestire il lato commerciale di Carex, Olaf Milveden , con il quale eravamo stati in contatto in precedenza per altri motivi.
Per me e il resto dello staff Miramed non era prevedibile nessuna collaborazione futura con la nuova Carex, .Si addivenne ad una separazione profonda tra Miramed e Carex, ufficializzata dalle dimissioni di Gianni Bellini dalla Miramed all’inizio di settembre, dovute anche ai suoi tentativi di vendere la Miramed non coordinandosi con Devruscian..Aveva provato prima a vendere alla tedesca Braun e poi alla giapponese Nissho-Nipro, con una visita in Giappone e un incontro con il mitico Mr Sano, il “divino”CEO della ditta nipponica, ancora senza successo.
Io mi trovavo nell’assolata Gerusalemme per un congresso mondiale di ematologia, ospite di Travenol Israel: Giorgio Mari mi telefonò subito. Per lo staff Miramed nulla cambiava, il progetto di MBO era sempre valido e ora acquistava maggiore chiarezza. Tersilla, la fedelissima di Gianni Bellini, all’inizio dell’anno successivo dimissionò e passò in Carex.
Quasi all’unisono con questo magma aziendale giungevano le notizie del disfacimento del vecchio impero sovietico, al quale ero stato vincolato per lungo tempo da legami di business. Baxter aveva anche inviato a Roma un simpatico americano , molto alla mano, Mr A. Mollenhauer, il quale, fra gli altri compiti, doveva assicurare la localizzazione di un nuovo responsabile per la Miramed, dato che il personale interno era troppo compromesso con la passata gestione.
Note:
22.12.89
il pomeriggio del 22 è confuso (sullo sfondo le tragiche notizie della sollevazione popolare in Romania); io sono impegnato a discutere con A.Mollenhauer i problemi della Baxter Germania
27.12.89
Piccole -Cronache-Aziendali
Fitte discussioni con lo staff Miramed alla luce del prevista MBO:
come al solito, i vari Mari, Cavicchioli,Menarini sono molto più malleabili quando sono affrontati uno per uno con argomenti razionali.
La mia attività all’estero mi aveva portato ,come avevo già anticipato, in Israele all’inizio di settembre. Gerusalemme di per sé fu una esperienza interessante, Travenol Israele mostrò una grande ospitalità: il caso volle che la nostra referente,Sarit Rotem, esperta nei contatti colle banche sangue locali, fosse la nipote di Sergio Tofano (vi ricordate il Signor Bonaventura?). L’occasione era il congresso mondiale di ematologia: in una buffa visita a Gerusalemme Est insieme al funzionario Baxter responsabile della plasma separazione (l’ennesima mucca da mungere per la Baxter) e al responsabile europeo della Cobe (allora la leader mondiale nelle apparecchiature per separazione di componenti ematici), quest’ultimo, anche per la sua “visibilità” di cicciottello in tenuta britannica, fu assalito da due scippatori palestinesi che non riuscirono a rapinarlo solo per il nostro pronto intervento.
Sempre in compagnia del funzionario Baxter , che fra parentesi era un ebreo belga, assistemmo nell’anfiteatro all’aperto alla Porta di David ad uno spettacolo folcloristico serale: lui si dilettava di raccontare ogni tipo di barzelletta , in particolare in una luce antitedesca, e successe che quella sera proprio una coppia di attempati germanici fosse seduta sul gradino sottostante al nostro mentre lui sfoderava il suo pezzo forte, quello del bus di turisti israeliani che si perdono in Germania (se non la sapete ve la racconterò un giorno, è bellissima). Ovviamente essi udirono e la loro reazione fu sdegnata, mentre noi ridevamo a crepapelle.
Durante il mese di ottobre andai a visitare la filiale sudafricana di Baxter, la SABAX,nei dintorni di Johannesburg, con una puntata a Città del Capo, perché lì viveva e operava la signora che si occupava, con successo, dei nostri prodotti: inutile aggiungere che lei fu contentissima che qualcuno di Miramed si fosse ricordato della loro esistenza, data la loro lontananza e perifericità.
Viaggiare mi aiutava ad equilibrare il senso di apprensione creato dai continui subbugli all’interno della ditta.
In quel periodo arrivò finalmente il nuovo gestore della Miramed, mandato da Roma, il Noccioli, reduce da un periodo di lavoro presso uno stabilimento Baxter in Francia come responsabile qualità..
Intanto si era scatenata una serie di sconvolgimenti aziendali, acquisizioni, cessioni, in tutto il biomedicale mirandolese.
Pfizer aveva deciso di riallineare tutte le attività delle sue società attive nel settore, l’americana Shiley, la tedesca Stoeckert , l’italiana Dideco, conferendo alle proprie filiali più importanti il compito di curare le vendite dei prodotti.
Il quartiere generale per l’Europa era a Staines, non lontano da Londra, e Chierici fu ben lieto, dopo le noie romagnole, di ritornare nel settore , riorganizzando, ristruttarando, fondendo, governando da Londra l’intero continente.
In quel periodo il mio unico contatto con la Dideco era Domenico Scarfì, il capo del personale, mio vecchio collega Bellco, il quale mi contattò più volte per farmi capire che, dopo il mio rifiuto a suo tempo di entrare in Dideco (allora decisione saggissima), la porta restava pur sempre aperta
[1] Da notare che comunque Baxter non riuscì mai a vendere la Miramed e se ne liberò solo nel lontanissimo e fantascientifico 2004 , chiudendola!.
[2] Vedi primo piano della foto torneo tennis Miramed
[3] Giorgio Mari, Carlo Incerti e il sottoscritto all’ESPEN di Atene, 1990
[4] Organon era una ditta olandese di medie dimensioni attiva prevalentemente nel campo della filtrazione (BTC e dialisi)
[5] Il Congresso della Società Europea Dialisi e Trapianti, sede storica delle fortune di Dasco e Bellco