1987 – In Cina per la Miramed

1987 – In Cina per la Miramed

8 Marzo 2015 0

Inoltre all’inizio dell’estate del 1987 Gianni Bellini mi spedì nella Repubblica Popolare Cinese per sondare il terreno. Con le sue antenne sempre ben protese anche in ambito locale e provinciale aveva avuto l’informazione che la Camera di Commercio e l’Amministrazione Provinciale modenesi stavano organizzando un viaggio di prospezione commerciale in alcune province settentrionali della Cina, e le ditte interessate a partecipare avrebbero ricevuto pure un supporto di carattere economico.

Io espressi solo debolmente le mie perplessità, perché, rimbalzate  dai paesi dell’Est europeo per lungo tempo frequentati, avevo sufficienti informazioni su quell’immenso paese per pensare che non esistessero  possibilità per i nostri prodotti , almeno a breve periodo. Ma si sa, il gusto dell’avventura e la curiosità spesso vincono anche i dubbi più fondati e prendono il sopravvento.

La nostra delegazione comprendeva, oltre il capo cordata, che era uno scafato commerciante modenese esperto di macchine per la panificazione e che da anni operava sul mercato cinese con successo , una mezza dozzina di persone, operanti nei settori più disparati in area parmense-reggiano-modenese.

Arrivammo a notte fonda, dopo un viaggio massacrante, alla prima nostra meta, la metropoli di Shenyang in Manciuria, sede di acciaierie e miniere, cupa, fosca ed inquinatissima, con il suo sciamare di migliaia di biciclette a flusso continuo, impugnate da formiche vestite di grigio. Unimmo ai primi colloqui commerciali la visita ad un parco e una cena di alta qualità : dovetti constatare anni dopo che la squisitezza della cucina locale nulla aveva a che fare con la economica cucina ammannita dai ristoranti cinesi in Italia.

Era evidente che ,ammesso ci fosse mai stata  una richiesta per i nostri prodotti, essa sarebbe stata compensata dall’acquisto di granulo di pvc di grado medico[1] cinese da parte  nostra. Riportai  qualche chilo di granulo alla Miramed, ma le analisi risultarono tutte negative: esso era inutilizzabile secondo gli standard internazionali.

Il programma , a volte diluito, mi lasciò anche il tempo per una delle mie attività favorite in un paese sconosciuto: bighellonare.

E fu così che feci una scoperta eccezionale: si svolgeva in quel periodo a Shenyang una mostra regionale  di prodotti ospedalieri alla quale mi precipitai, molto incuriosito. La presenza di operatori non cinesi era esigua, essendo la mostra dominata o dalla antiquata industria locale, o da trading companies di Hong Kong.

Tra queste spiccava quella rappresentante la Baxter in Cina: andai allo stand, mi presentai, lasciai anche dei cataloghi agli stupefatti agenti , i quali mi assicurarono che si sarebbero fatti in quattro  per propagandare i nostri prodotti (della cui esistenza  non avevano la più pallida idea, notare bene). Non ebbi  ovviamente, tornato in Italia, nessuna reazione.

Da Shenyang, con un estenuante viaggio in treno della durata di 26 ore, andammo nella città portuale di Qingdao. Il cuoco sul treno pensò bene di alleviare la noia del viaggio lentissimo propinandoci tutta una serie di manicaretti, non sempre accolti con gratitudine , anche se eravamo sempre più conquistati dalla generalizzata cortesia della popolazione. Spesso nelle lunghe fermate in sconosciute stazioni giovani ed anziani scendevano dai vagoni per una corroborante ginnastica, mentre noi oziavamo distesi sui nostri divani-cuccette.

Dall’inferno al paradiso: Quingdao era un gradevole centro di vacanze marittime, e dall’albergo si raggiungeva agevolmente la spiaggia per un bagno nel Mar Giallo. La città aveva conservato un’impronta europea in molti angoli, tenendo conto del fatto che era stata per molti anni la sede di una delegazione diplomatica germanica. Anche la vecchia fabbrica di birra in mattoni dal look teutonico era ancora operativa.

Non ebbi contatti di lavoro significativi. L’ultimo viaggio direzione Pechino fu svolto in aereo, non senza qualche preoccupazione nella fase di atterraggio su Pechino, per uno strano fumo bianco che usciva dalle grate di ventilazione. Ci fu spiegato che era fisiologico, nei primi prototipi del “Jumbino” della British Aerospace (è un piccolo quadrigetto): era problematico viaggiare con Air China, la quale collezionava a basso prezzo prototipi di nuovi aerei che le grandi industrie del settore cedevano a condizioni di favore, e i passeggeri fungevano da cavie.

Pechino era la nostra destinazione finale, da cui saremmo rientrati in Italia, e fu in gran parte occasione di una lunga , interessantissima visita a luoghi per allora privi di turisti (salvo qualche previliegiato locale): la Pagoda Blu, la Città Proibita ed altre svariate cineserie.

Purtroppo , come spesso accade con esausti viaggiatori italiani all’estero, la loro stanchezza si trasforma in aggressività e maleducazione: avevamo tra noi un arrogante parmense, esempio da manuale, al quale promisi un buon cazzotto ben assestato , se non avesse piantato di “rompere” continuamente su .. l’organizzazione.. le qualifiche dei  partecipanti.. e amenità di questo genere.

Rientrato in Italia con qualche esile prospettiva per il nostro futuro sul mercato cinese feci comunque una dettagliata relazione a Gianni Bellini e compagni, anche accompagnata da un primitivo video da me “girato” durante il viaggio.


[1] Materiale indispensabile per lo stampaggio di componenti o prodotti finiti di plastica e per l’estrusione di tubo