1982 – Bellco e il parastato

1982 – Bellco e il parastato

8 Marzo 2015 0

Se l’anno precedente era stato carico di tensioni (e lutti) personali, il 1982 si rivelerà carico di tensioni e mutamenti a livello aziendale.

L’inizio dell’anno mi vede in una Varsavia carica di  tumulti, con le bombe lacrimogene che rimbalzano contro le vetrate del mio hotel. L’hotel , di solito strapieno, era deserto:pochi assetati di business come il sottoscritto si avventuravano il Polonia in un momento delicatissimo (i carri armati russi erano già dietro la frontiera).

Solidarnosc, sindacato antigovernativo, anticomunista, si diffonde a macchia d’olio tra le maestranze polacche. [1]

Il fenomeno è ovviamente osteggiato dal sidacato italiano:ricordiamoci che in Bellco la CGIL era predominante, per cui anche le visite di tecnici polacchi non erano benvenute. Chi li accolse amichevolmente, portando sul camice il distintivo di Solidarnosc , fu il coraggioso Benito Guerzoni.

Bandiera di Solidarnosc
Bandiera di Solidarnosc
Benito Guerzoni
Benito Guerzoni

Benito, familiarmente chiamato “l’Aspide Domestica” per la sua vis anticonformista, era un vecchio compagno di scuola di Mario Veronesi, di qualifica “elettricista”, a cui Veronesi aveva dato un posto in Bellco.

Ma l’anno è particolarmente importante per i mutamenti a livello societario,  perché vede la statale Anic diventare l’unico proprietario di Bellco, mentre Veronesi e i vecchi consoci , remunerati profumatamente, si obbligano a restare nella ditta come funzionari operativi per altri cinque anni.

Veronesi vede in questo un fenomeno positivo, perché permette alla società Bellco  di tenere il passo, con adeguati investimenti nel settore produttivo, della ricerca e commerciale.

In quest’ultimo in particolare comincia la realizzazione di filiali dirette di vendita in numerosi paesi.

I centri produttivi sono tre, Mirandola, Gissi (investimento politico-elettorale in Abruzzo) e Montevarchi, dove per la prima volta in Italia si producono filtri a fibre capillari, che allineano il gruppo ai maggiori concorrenti.

E’ comunque evidente che la mente di Veronesi è già altrove, e la Dideco, con la sua crescita velocissima , lo lega sempre più.

Anic localizzerà nella mia vecchia conoscenza, Carlo Cosani, il nuovo direttore della Bellco.

Dopo i fasti Travenol lo avevo perso di vista perché era andato a vivere sul lago di Como e lavorava per la Cooper Medical.

Lui e il suo braccio destro, Vittorino David,funzionario Eni, non furono male, anche se non riuscirono a provocare in Bellco quella impennata innovativa che serviva per restare tra le prime società del settore.

Anche la maggior presenza di personale medico in ditta, i già noti dott. Petrella e Orlandini, non bilanciati dal fiuto e dal sano buonsenso di Veronesi, non fu un fattore positivo: le loro idee , il loro approccio al mercato era pericoloso, perché tendeva a costringere la Bellco ad investire in “invenzioni” ,destinate probabilmente a floppare miseramente e a distogliere l’attenzione da quello che veramente voleva il mercato.

Io in effetti ero l’unico in Bellco a conoscere personalmente Cosani, persona sul piano personale simpaticissima, classico triestino con il quale potevi passare la giornata a chiacchierare. Io lo avrei visto benissimo come direttore commerciale, date le sue doti affaristiche e comunicative, ma avevo delle perplessità su un  suo ruolo di più ampio raggio, come quello di direttore generale.

Comunque,anche  percorrendo i meandri politici sotterranei di Eni (allora comandavano i socialisti), ce lo vedemmo recapitato in quel di Mirandola.

Non ebbe assolutamente problemi ad integrarsi con i vecchi soci, e cercò onestamente di gestire la situazione per permettere a Bellco di sfruttare in pieno le potenzialità esistenti.

Nell’ambito dei buoni rapporti esistenti tra l’Eni e l’ente petrolifero algerino, andò di persona ad Algeri a trattare una megafornitura consistente in vari centri dialisi completi. Non credo che essa si sia mai materializzata, ma lui ritornò da Algeri maledicendo gli algerini che in effetti lo avevano trattato malissimo (forse sapevano che era ebreo?), costringendolo a lunghe anticamere in androni puzzolenti.

Anche i rapporti con il vero uomo Eni in Bellco, il vicedirettore Vittorino David, democristiano di lunga pezza, proveniente da Metanopoli, e perciò scafato navigatore nel parastato , furono accettabili.

David era in definitiva un funzionario , e certi comportamenti “creativi” di Cosani non riusciva proprio a digerirli (tra l’altro  il fatto che Cosani usasse  la musica classica in ufficio a tutto volume “per rilassarsi e pensare”).

Veronesi si defilava sempre più, non senza chiedere consistenti contributi finanziari ai suoi soci , finalizzati al vorticoso sviluppo della Dideco.Due di essi , Libero Luppi e Lucio Gibertoni,si spaventarono al punto tale da vendere le proprie quote (qualche anno dopo si sarebbero mangiate le mani ,naturalmente): Libero sottoscrisse un patto tecnologico con Gianni Bellini per lo sviluppo di alcuni prodotti per anestesia, Lucio restò parcheggiato in Bellco .

Si sentiva lo stesso Carletto ululare nei corridoi:”le mie azioni Dideco sono sulla scrivania, le regalo al primo che le vuole”, ma fortunatamente (per lui) o sbadatamente non  ne fece nulla, e ciò gli doveva recare  qualche anno dopo una pioggia di milioni.

Carletto aveva tutte le qualità del direttore commerciale per me ideale: mi faceva fare quello che volevo. Aveva però un problema : aveva paura di volare e durante il 1982 riuscii a fargli fare una puntata   con me in quel di Zagabria, a discutere con il direttore della Velebit, il Sig. Pavunc, i futuri rapporti e la situazione di mercato: come market leader sul ricchissimo mercato jugoslavo eravamo attaccati su tutti i fronti. Era giunta anche la  ferale notizia che la Fresenius avrebbe assemblato i propri filtri capillari con la Inex-Hemopharm di Sarajevo, operazione che fortunatamente per il momento si dimostrò assolutamente innattendibile.

Andammo in auto naturalmente, e il Carletto allunato si presentò al colloquio in perfetta tenuta da gigolò, pantaloni e dolce vita neri, occhiali da sole (piovigginosa giornata di aprile):Pavunc capì il tipo immediatamente e la riunione finì in un successo per tutti, con qualche promessa di migliorati tempi di consegna e sconti.

Il nuovo boss Cosani aveva una sua strategia in mente, per meglio utilizzare le non enormi risorse di personale qualificato disponibili in ditta. Tra le mosse da attuare c’era la nomina del nuovo gerente della costituenda filiale tedesca, dato che il ben noto Roesch, l’ex-proprietario della società distributrice tedesca,  acquistata dall’Eni a suon di milioni, non intendeva restare come semplice gestore.

La sua scelta ricadde sul sottoscritto (macinavo il tedesco, conoscevo prodotti e problematiche,ecc,. ecc).  Avrebbe così affidato l’Est Europeo, resosi disponibile, ad un suo amico, nonché stretto collaboratore,il Sig. Etienne Huys, che nel tempo trascorso in Cooper Optical era stato l’area manager per il medio oriente, con residenza a Beirut. Il Sig. Huys, belga di Bruxelles, fra l’altro già si occupava dei prodotti Bellco in area mediorientale.

Il disegno era bello sulla carta, ma purtroppo ci furono fattori imprevedibili che portarono a renderlo molto “scarabocchiato”.

Anche di ciò parleremo più innanzi, perché per il momento tutto era ad un livello piuttosto nebuloso, e Cosani era chiamato a risolvere problemi più urgenti, come i crescenti costi di produzione e una certa aleatorietà nelle consegne

Terminata l’attività nel campo maglieria, in Dideco intanto è già  rispuntato da tempo ,ed è molto attivo, Alberto Chierici , il cui contributo al boom della ditta fu essenziale, e fa capolino anche, come uomo di vendite, il figlio di Mario Veronesi, Alberto, di cui parleremo in seguito.

Lo sviluppo tecnologico dell’azienda era compito di un altro “astro nascente”, l’ing. Ivo Panzani , il quale, come abbiamo già visto, aveva affiancato Calari nella messa a punto di una prima macchina, molto rudimentale, ma molto affidabile nelle due rispettive versioni per ATS e per Aferesi.

In quei giorni a Panzani veniva affidato l’arduo compito di sviluppare  un nuovo separatore cellulare automatico, che permettesse di consolidare la posizione Dideco nel lucrativo mercato dei concentrati piastrinici ed altre applicazioni., dove l’inesauribile Travenol stava mietendo grandi successi.

Con molta determinazione la Dideco riuscì a mettere a punto un prototipo , per lanciare sulla scena internazionale la macchina al 1° Congresso Mondiale di Aferesi  ,che si teneva a Budapest in agosto.

Occasione ghiottissima !

Poter offrire Bellco e Dideco insieme rimaneva per me una carta vincente, ed io come responsabile di area diedi tutto il mio aiuto alla logistica Dideco prima e durante il congresso.

Con questa nuova macchina Dideco aveva la possibilità di guadagnare moltissimo prestigio, entrando nel ristretto club dei produttori di separatori cellulari automatici e gareggiando con i soliti giganti, Travenol,  e Haemonetics.(ai quali presto si sarebbe aggiunta l’americana Cobe e la tedesca Fresenius). Sfortunatamente la sua venuta sul mercato fu piena di luci e ombre (più ombre) e il buon Panzani non riuscì mai a renderla completamente affidabile.

Il congresso fu solamente funestato da due avvenimenti negativi, fortunatamente di lieve entità: il trasporto dei materiali , incluso il nuovo prototipo, fu effettuato personalmente da Chierici e Panzani, a bordo di due station wagons, che per motivi che mi sfuggono andarono a tamponarsi ad un micidiale semaforo in Slovenia, nella via verso Budapest.

Inoltre io organizzai su incarico di Chierici una cena all’ungherese in un ristorante alla moda di Budapest per tutti gli illustri ospiti medici italiani, era agosto e la piccante e ahimè ricca di lardo cucina ungherese creò problemi intestinali micidiali alla maggior parte dei convenuti.

Io sfruttai al massimo, fino a che mi fu permesso,   la simbiosi dialisi Bellco- plasmaferesi terapeutica Dideco per il trattamento di rare e terribili malattie dai nomi strani (una per tutte: il Lupus Eritematosus): avevamo anche una clinica prestigiosa di riferimento in quel di Mestre, diretta dal Prof. Bazzato , buon amico del nostro entourage, che io conoscevo dai tempi della mia trasferta americana (1976), poiché il Bazzato era stato nostro ospite all’ASAIO di San Francisco .Nel giugno di quell’anno portai a Mestre i leader dei centri jugoslavi più interessati a queste problematiche, per creare basi per il futuro.

Sempre grazie ai nostri buoni rapporti Dideco avrebbe portato a segno una fornitura di separatori  cellulari in Polonia, per equipaggiare i centri trasfusionali più importanti.Il Prof.. Daszinski fu l’artefice di questa operazione.

Il 1982 includeva una EDTA a Madrid, eccezionalmente a settembre, dove sempre più le nostre manchevolezze venivano a galla (la più foriera di problemi futuri era la mancanza di una macchina per dialisi al passo coi tempi), anche se ancora ben mascherate da una buona immagine confortata dai numerosissimi clienti e supporters che allietavano il nostro stand.

Includeva inoltre un Donausymposium nella cornice a me cara di Gorizia-Goertz-Gorica mitteleuropea, dove la nostra presenza era dominante.

Avevo perso di vista Gianni Bellini ,la sua convivenza col partner veronese e la ricerca di un consolidamento finanziario a livello aziendale