1973 – Sull’altopiano d’inverno
Spesso in gennaio mi trovavo nella soleggiata Spalato.
Abbandonare le calde , mediterranee, coste istriano-dalmate in gennaio era sempre uno shock: pochi chilometri in verticale e sull’altopiano ti attendevano centinaia di chilometri di neve, neve, odiatissima neve.
Dovevi attraversare quasi a passo d’uomo tutta la ostile Bosnia e se eri fortunato e non ti succedeva nemmeno un piccolo, banale inconveniente riuscivi ad atterrare in quel di Novi Sad, una calda e comoda stanza al hotel della fortezza di Petervaradino e una succulente cena al ristorante adiacente: accompagnata da una orchestrina locale c’era sempre una cantante degna di nota.
La mattina ti attendeva la piattezza infinita del Banato , Subotica, dove era responsabile della dialisi il medico ungherese Gustav Tilly. Come gli innumerevoli altri medici ungheresi da me conosciuti aveva una caratteristica specifica, coniugare il senso degli affari con la scienza medica, ma utilizzando una estrema affabilità e signorilità : queste persone affondate nei lembi estremi del continente erano sempre informatissimi su tutto e conversare (magari a pranzo) con loro era un piacere. Tilly poi passava qualche mese all’anno in Svezia ed era ben informato sul business della dialisi: non si dava pace sul fatto che i nostri prodotti non fossero conosciuti in Svezia. Alle mie timide obiezioni sul fatto che la Gambro regnava in Svezia in un regime di velato monopolio lui mi ribatteva che era sempre e solo un fattore di rapporti individuali. In effetti le uniche vendite da parte della Dasco in quel paese erano state fatte agli albori della dialisi : aveva come rappresentante Mr Ingelstam , un venditore di articoli sportivi, che poi sparì dalla circolazione.
Fugate le malinconie slave e balcaniche conversando con un bello spirito magiaro ci si caricava per proseguire: bastava seguire il tracciato della vecchia tramvia asburgica per essere in poco tempo alla frontiera con l’Ungheria e dopo le solite formalità di rito arrivare alla Facoltà di Medicina di Szeged, dove la Banca del Sangue e la Nefrologia erano accentrate sotto la capace guida del già menzionato Gaal Gyoergy, ovvero il Prof Gàl, ebreo praticante, uomo di svariatissimi interessi, che attorniatosi di una equipe comprendente anche una manciata di ottimi tecnici elettronici si era costruito i propri reni artificiali, nonché un potente organo elettronico.
Dopo un pranzo squisito a base di carpe del Tibisco e una visita alla sinagoga dove il suo amico Cantor intonava un rapidissimo canto (di benvenuto?) avevamo almeno mezz’ora per chiacchierare di dialisi:
Gàl era un pessimo cliente, dati i suoi legami onestamente dichiarati con il viennese Mr Klein, ebreo rappresentante della Cordis Dow[1], e ciò precludeva la previsione di grandi consumi da parte del centro di Szeged. Inoltre lui era comunque un pessimo cliente per tutti i produttori di dializzatori monouso, perché fu il primo in Ungheria ad infrangere il tabù del disposable e a riutilizzare i dializzatori più di una volta..
La sua amicizia rappresentava comunque di per sé un elemento importante di riferimento; i suoi tecnici vennero spesso a Mirandola e le loro opinioni consolidarono ancora la nostra presenza; inoltre in un periodo in cui tutto il personale ospedaliero era a caccia di prebende e viaggi “premio” non ci chiese mai nulla. Grande, veramente grande, un vero “signore”..
La traversata dei Balcani succedeva una volta all’anno, al massimo: di solito raggiungevo Szeged da Budapest e in occasione di una di queste innumerevoli trasferte fui invitato da Gal a visitare il suo piccolo chalet che possedeva in una foresta non lontana da Szeged, accanto alla casa di campagna del cardiochirurgo, suo grande amico, Dott. Kovacs.
Quest’ultima era la fotocopia della casa dei nani nel famoso film di Disney, era una quintessenza di tutto ciò che di folkloristico c’era a disposizione allora in Ungheria, ma era lodevole la sua continuità stilistica,nel colore e nelle forme, dal comignolo allo zerbino, ecc.
Kovacs fu felicissimo di rivedermi e mi mostrò orgogliosamente il suo orto, dove lui, grande entusiasta dell’Italia, era riuscito a coltivare le zucchine, vegetale completamente sconosciuto in Ungheria. Quando (vedi più avanti) la Bellco, nonché Dideco, tornò prepotentemente alla ribalta nel settore prodotti per cardiochirurgia , momentaneamente abbandonato, lui fu il primo cliente della nuova entità in Ungheria.
[1] La Cordis Dow fu la prima società a creare una fibra capillare che imitava la fisiologia del rene umano:la successiva ondata di dializzatori fu perciò denominata:”dializzatori capillari”.Tale tecnologia fu quella definitiva: ad oggi i filtri per dialisi sono a fibre capillari.