1973 Nasce la Bellco-La testimonianza di Giorgio Goldoni
La squadra vincente può anche non essere di alto rango, ma collabora appunto a costruire una squadra vincente. Un gruppo di rado fallisce per mancanza di talento. Spesso c’è troppo talento monocorde, ma non c’è abbastanza collaborazione tra i membri della squadra.
Riempire la squadra di “superstars” individuali non è la formula del successo. Una squadra che da risultati collabora poiché ogni membro di essa con sincerità vuole che gli altri abbiano successo, ed è disponibile ad aiutarli in ogni modo possibile.”
Questo concetto di Philip Kotler è così vero per Bellco che sembra scritto da qualcuno che la abbia conosciuta o ne abbia fatto parte.
Come avevo già detto,è bello parlare e ricordare plaghe e tempi che la storia ha poi definitivamente alterato, in tutti i sensi.
Ma prima di tutto non devo mai perdere di vista la situazione aziendale a Mirandola, in continua e rapidissima evoluzione.
In effetti ciò che successe tra il 1972 e il ‘73 fu anche una scuola utilissima per Veronesi e Co. per ulteriori futuri sviluppi.
Era evidente che per Veronesi e il suo entourage di allora , mirandolese, al massimo con estensioni fino a Novi (Flandoli) e a Carpi (il Sig. Ferrari), la vita sotto l’ombrello Sandoz, fianco a fianco con svizzeri e italiani reclutati ad hoc dagli svizzeri era inconcepibile. L’energia latente non si lasciava imprigionare.
Veronesi aveva recuperato un suo terreno nel comune di Mirandola e su questo doveva sorgere la sua seconda ditta,la Bellco(=Bella Compagnia), operativa a partire dal 1° gennaio del 1973.
Perciò tutto quanto venne fatto in Dasco nel 1972 da lui e stretti collaboratori fu fatto in funzione della Bellco futura.
Buona parte di suddetti collaboratori si trasferì o venne trasferita poi nel ‘73 alla Bellco, sia sotto forma di azionisti-collaboratori che di semplici dipendenti, e la mappa dei trasferimenti ,come sempre in questi casi, generò in molti dei non prescelti rancore e risentimento.
In ambito locale si sviluppava un metro valutativo umano,comprensibile anche se errato, per cui chi non passava alla nuova ditta di Veronesi probabilmente doveva essere considerato non all’altezza.
I miei rapporti con Veronesi nel 1972 non erano proprio eccellenti, perché, ringalluzzito dai miei risultati prodotti in Ungheria e a quelli sviluppati in Jugoslavia, lui si aspettava da me analoghi successi immediati in Polonia e Cecoslovacchia, dove anche avevo iniziato a bazzicare. Il non vederli arrivare produceva delusione: nulla mi toglie dall’idea che Veronesi avrebbe potuto anche lasciarmi in Dideco e devo a Gianni Bellini il fatto che lui invece come nuovo Caronte mi fece traghettare sulle rive della Bellco ,dove fui uno dei primi ad entrare, nel gennaio del 1973.
D’altra parte Gianni Bellini conosceva meglio di Veronesi la situazione di quei paesi, dove gli investimenti in termini di tempo, denaro e pazienza erano cospicui e i risultati erano a lenta maturazione. Ciò che successe in seguito – per esempio la realizzazione del business polacco- diede ragione a me e a Gianni Bellini, e alla fine pure Veronesi fu soddisfatto.
In effetti la Polonia, dopo un intero anno di preparazione (il 1972, con tutti i miei viaggi a carico della Dasco Sandoz) cominciò a dare i suoi frutti (alla Bellco) già nel 1973. La Cecoslovacchia fu invece una grande delusione, ma ci consolava il fatto che questo paese era comunque impermeabile a tutti gli sforzi stranieri, non solo i nostri.
La nostra introduzione nei mercati dell’Est Europeo si rivelò particolarmente proficua e necessaria, perché sì è vero che nel 1972 in Dasco Veronesi (and co.) aveva sviluppato tutta una serie di nuovi prodotti per dialisi, che poi avrebbero rappresentato il successo della Bellco negli anni successivi, ma la nuova azienda doveva attraversare un anno capestro, il 1973, anno in cui Bellco contrattualmente aveva le mani legate in Italia, aveva tutte le spese inerenti al decollo di una nuova azienda e non proprio chiare quali potessero essere le entrate.
La fantasia belchiana aveva fatto sì che Bellco diventasse di fatto l’agente esclusivo della Dasco in tutta l’area europea orientale; io continuavo a vendere i prodotti Dasco con un occhio molto attento a spiegare alla clientela quanto stava succedendo.
Al customer service della Dasco nel 1973 si era saldamente insediato mio cognato ,Alberto Chierici, con il quale io in particolare dovevo trattare tutte le forniture di prodotti Dasco verso l’Est Europa e negoziare anche la parte provvigionale che ci era riservata.
Le provvigioni , dato il volume di vendite da me generate, erano rilevanti .
Bellco fu alimentata per tutto il 1973 da queste provvigioni, incluso l’affare monstre con l’URSS di una fornitura di svariati centri dialisi destinati fra l’altro a Mosca, Kiev ecc.di cui abbiamo già parlato, e che approfondiremo in seguito, mentre restava esclusa dal fiorente mercato domestico, quello italiano.
A carico Dasco rimanevano invece alcune pesanti voci di spesa come l’assistenza tecnica.
Il loro marchio, ben presente negli ospedali clienti, dava loro grande visibilità e un ritorno economico considerevole.