1973 – La bella compagnia: a layer cake
Progressivamente, nel 1973, si vuota la Dasco e si riempie la Bellco. La Bellco è come una torta strati: Primo strato:
Veronesi e Gasparini. Loro investono lì i proventi della vendita della Dasco (non tutti sicuramente) ,anche se Gasparini si defilerà rapidamente e si trasferirà in Svizzera, per motivi a me sconosciuti e che non voglio approfondire.
A loro si aggiungono, come un secondo strato, i nuovi soci, con forse il cinque per cento del capitale cadauno, (le loro qualifiche furono affibbiate con grande immaginazione, ma i ruoli non erano così nettamente suddivisi).
Gianni Bellini,”international marketing manager”[1], rimase fedele alla continua ricerca del nuovo, sia sotto l’aspetto relazioni commerciali che coltivando il suo grande hobby, la pubblicità.Nei primissimi due anni i suoi rapporti con Veronesi furono ancora soddisfacenti, anche se il suo grande, smodato, desiderio era quello di diventare un Veronesi 2, avere anche lui la sua azienda, i suoi collaboratori e questo sogno comprensibilmente lo distolse poi sempre più dalle impellenti, pratiche necessità del momento.
Il Carletto,”national marketing manager”, all’inizio si trovò temporaneamente disoccupato perché alla Bellco, per condizioni poste dalla Sandoz , era vietato il mercato domestico, e lui, che proprio non amava viaggiare, si spinse con il sottoscritto e la sua instabile Mercedes nell’ inverno balcanico fino a Sofia (e ritorno), con una valigia di raccordi di plastica per aiutarmi a fare alcune dimostrazioni del nostro nuovo dializzatore. Comunque dopo qualche mese , aggirato l’ostacolo, fu in grado di circondarsi di collaboratori per curare almeno una parte del business ospedaliero italiano, in una intricata storia che vide il business italiano della Bellco sempre più avviluppato nelle spire del carrozzone farmaceutico-sanitario creato da Eni Anic (Archifar, Sclavo ecc), processo che finì qualche anno più tardi con la acquisizione in toto della Bellco da parte dell’Enichem.
Il settore faceva gola, dati i suoi vertiginosi tassi di crescita. Anic iniziò con l’acquistare una società toscana che era nata a Montevarchi caldeggiata dal pisano Prof. Giovannetti, che voleva imitare in terra toscana i fasti mirandolesi, ma che si trovò subito strozzata dai tempi lunghissimi dei pagamenti da parte degli ospedali italiani.
I collaboratori del Carletto in Italia hanno ormai assunto un alone mitico, dall’inventore-nonché tombeur de femmes-nonché compositore di filastrocche , puro mirandolese, Ninni Donatelli, scomparso purtroppo prematuramente, al piemontese Camatta, al povero Vanzini, a cui non fece bene tornare dalla Puglia, dove aveva avuto grande successo come uomo Dasco, alla terra natale mirandolese dove morì anche lui prematuramente.
Un altro venditore, che si è occupato di Bellco fino a poco tempo fa, e sempre nel Triveneto, era il mitico Jack (soprannome mirandolese di Luigi Benatti). Eravamo amici da lunga data poiché la sua famiglia, il padre, la madre e la loro donna di servizio, la fedelissima Primitiva, avevano abitato per anni nella casa accanto alla mia. Il Jack si era laureato in Geologia ed entrò a far parte delle vendite Bellco. Dopo qualche viaggio in Europa e in Medioriente finalmente si realizzò l’opportunità della sua vita, il Dottor Veronesi lo mise a disposizione degli ospedali veneti, e lì lui è rimasto sino ad ora, conosciuto e apprezzato da medici, infermiere e tecnici ospedalieri.”
Flandoli, “project manager”, una delle colonne portanti, suoi i rapporti coi medici ospedalieri che dovevano pompare continua linfa nei nostri prodotti. E pur con tutti i suoi limiti e idiosincrasie fu in grado di gestire i rapporti con due supporti medici validissimi, il Dott. Petrella e il Dott.Orlandini entrambi discepoli del Prof. D’Amico al S.Carlo di Milano, forse a quei tempi il centro nefrologico numero uno in Italia.
Libero Luppi,”r&d manager”: ( lo abbiamo già visto gestire i rapporti tecnici con la Bentley Inc.)
buon tecnico, ma sfortunato. In Dasco aveva progettato un inserto usa e getta per dializzatori a piastre tradizionali che fu abbandonato per seri problemi di tenuta. In Bellco riuscì a mettere in piedi all’inizio un paio di prodotti validi (il dializzatore a rotolo,usa e getta, Dialix ,che poi fu costretto a cedere alla Dasco, e il successore, il dializzatore a rotolo, usa e getta, Vita 2 ,che rappresentò veramente la vita (= sopravvivenza) per la Bellco).
Ritentò l’impresa del dializzatore a piastre usa e getta (il Bravo), che però non decollò, anche per seri problemi produttivi.
Libero si era a suo tempo occupato anche di prodotti per cardiochirurgia, e più avanti progettò un ossigenatore a bolle secondo il protocollo Bentley, ma anch’esso non ebbe successo..
Lucio Gibertoni, “automation manager”
Giorgio Garuti , “plastic production manager”, erano entrambi addetti alla produzione di prodotti monouso.
ClaudioTrazzi,”accounting and personnel manager”, venne in Bellco a fare quello che già faceva in Dasco, lui era un fedelissimo alunno di Gasparini, e continuò questa attività poi in Dideco e poi in Darex con tenacia e perseveranza.
Ferrari il carpigiano era un produttore esterno di componentistica, già legato al carro Dasco.
I soci vivranno il primo periodo della Bellco in uno stato di fibrillazione continua dato il futuro ricco di incognite e l’inesorabile richiesta di Veronesi di pompare continuamente capitale fresco nella società.
In quel periodo Bellco si arricchisce di un elemento di sicuro valore, che sarà responsabile della progettazione e produzione meccanica ,Alessandro Calari, bolognese, reduce da una ditta elettromedicale bolognese in difficoltà, che con sé recherà un gruppetto di validi tecnici.
Nel terzo strato (non azionisti) c’era il sottoscritto, come “Foreign Sales Manager” (Veronesi non mi chiese mai se avevo e volevo investire del denaro in questa iniziativa, e questo resta per me un mistero senza soluzione, che si ripetè in seguito con la Dideco). E c’era Leonardo Bigi, il mio vecchio compagno scolastico, colonna responsabile del laboratorio chimico di analisi e controllo in tutto l’arco trentennale Dasco-Bellco-Dideco, fino alla pensione.
A poco a poco questo terzo strato fagocitò una quantità importante di personaggi Dasco e ne introdusse di nuovi, validissimi. Fra questi ultimi posso ricordare il bravo e fedele Gianchie (Giancarlo Malavasi-“technical marketing manager”), che ricoprì tutta una serie di ruoli tecnico-commerciali, di grande importanza, in situazioni difficilissime, come per esempio lavorare sull’impenetrabile mercato olandese , o esporre i nostri prodotti alla fiera elettromedicale di Samarcanda, e che non fu mai adeguatamente considerato dal Veronesi (Veronesi era un essere umano, facile agli “innamoramenti”, inizialmente ancora abbastanza provinciale per farsi sbolognare dei personaggi impossibili purchè “cosmopoliti”,e non riconoscere spesso la validità delle persone locali che lo circondavano).
Willer Guelfi, ingegnere modenese direttamente assunto in Bellco con funzioni varie tecnico commerciali , Stefano Bellini, fratello giovane di Gianni Bellini, che passò gran parte del suo tempo presso la filiale Bellco a Friburgo sempre con funzioni tecnico commerciali, io e Gianchie (il Malavasi già menzionato prima, da non confondere con Plinio Malavasi di cui parleremo in seguito) condividevamo uno scarno stanzone uso ufficio, e,dato il nostro continuo viaggiare, esso veniva usato da noi come i carovanieri usano le oasi nel deserto: abbeverarsi, e magari fare quattro risate quelle rare volte che ci trovavamo in sede tutti e quattro.
Il divertimento preferito di Stefano era mettere in burletta (benevolmente )il mite Gianchie, spesso vittima di scherzi.
Quanto al sottoscritto si vociferava che tutto il mio ufficio in realtà fosse racchiuso in uno scatolone di grandi dimensioni in un angolo, data la mia continua assenza: come scrisse poi Ninì Donatelli nella sua “Satira Bellco 1978”,
Poi c’è ancora un’altra cella,quella del Dottor Goldoni, che tutti chiamano “Goldini”.[2]
Lui essendo sempre assente
Il manichino è onnipresente
Ma qualcuno , un po’ distratto,
e, credendo di non far danni,
lo usa come attaccapanni
Luigi Bassi fece anche fagotto dal customer service della Dasco, dove invece rimase la Tersilla, e il suo posto fu preso, anche se per breve tempo, da Alberto Chierici, in un momento, come già visto, estremamente delicato, in cui Chierici doveva amministare la gestione dei prodotti e dei prezzi di cessione Dasco Bellco.
[1] le qualifiche vengono riportate come pubblicate nella brochure del 1976 “Bellco 1976 –Three years after its foundation ”e spesso sono in “imaginative English”, dove Gianni Bellini era il maestro indiscusso.
[2] Goldini è la traduzione nelle lingue anglosassoni del mio cognome.
I personaggi delle foto sono, in ordine di apparizione: Mario Veronesi, Carlo Gasparini, Gianni Bellini, Luigi Benatti,Flandoli, Libero Luppi, Lucio Gibertoni, Giorgio Garuti, Claudio Trazzi, Alessandro Calari, Leonardo Bigi, Giancarlo Malavasi