1973 – EDTA Vienna – Una tappa chiave

1973 – EDTA Vienna – Una tappa chiave

8 Marzo 2015 0

Il congresso dell’EDTA rimaneva evidentemente la manifestazione europea chiave dell’anno, e lo scenario di Vienna si configurava molto diverso dallo splendore regale dell’anno precedente a Firenze: a Dasco il grave compito di garantire un seguito alla sua presenza dominante , a Bellco il compito ancora più oneroso di ritagliarsi una fetta di notorietà e visibilità: esserci, apparire o scomparire sul nascere.

Messi da parte a malincuore i lussi daschiani e sandozzini  Gianni Bellini riuscì comunque ad avere uno stand di notevole rilievo alla esposizione che accompagnava il congresso, e tutti ci eravamo mobilitati per dare un marcato accento alla nostra volontà di primeggiare, anche utilizzando la tecnica più antica, il passaparola tra i nostri clienti, al momento più potenziali che reali. Il loro tallonamento e cattura durante i tre giorni del congresso furono una azione essenziale.

Eravamo in giugno, ma per molti di loro questa era la prima occasione dell’anno di incontrarci  e di avere una spiegazione su quanto stava succedendo.

Ovviamente le campane suonavano con rintocchi ben diversi, nei due stand Dasco e Bellco, e penso che per molti medici fosse divertente ascoltare i due punti di vista.

Le spiegazioni su quanto stava succedendo andavano, sul versante Dasco, dal tranquillizzante “la Bellco è solo una nostra ditta di supporto” al perentorio atto di condanna “saranno falliti in sei mesi”.

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Gianni Bellini-International Mktg.Manager
Gianni Bellini-International Mktg.Manager
Carlo Gasparini-Presidente
Carlo Gasparini-Presidente

Sul nostro versante alta la rumorosità e molto varie le motivazioni: si andava dalla volontà di non farci schiacciare dal mostro farmaceutico multinazionale, al voler mantenere intatte  le nostre caratteristiche originarie. Chi più ne ha, più ne metta.

Tagliate tutte le spese inutili, eravamo alloggiati in una specie di frugale convitto lontanissimo dall’Hofburg, storico edificio adibito anche a fiere e congressi, dove appunto si teneva l’EDTA.

La trasferta fu effettuata rigorosamente in auto, stipati in quattro o cinque per vettura, il BMW di Veronesi, il Mercedes di Gianni Bellini, ecc.

Seminammo etichette autoadesive con il logo Bellco dappertutto, arrivando a suscitare critiche da parte del comitato organizzatore  dal momento che una di esse era finita sulla fronte del busto marmoreo effigiante Franz Joseph, che troneggiava lungo la scalinata dell’Hofburg, conducente alla sala delle mostre (non si seppe mai chi fosse l’autore del cafonesco gesto).

Io fui indaffaratissimo a seguire i non pochi medici giunti da oltrecortina, per gli Ungheresi coadiuvato dal buon Nizsalovszky, per tutti gli altri fidando sui miei già consolidati contatti.

Con i medici ungheresi sprofondammo in un’orgia di  patriottici spaghetti al sugo nel famoso ristorante “Grotta Azzurra”.

Unica pausa a questo massacrante lavoro di relazioni pubbliche “cum lobbying” fu una cena in uno dei tanti deliziosi heurigen di Grienzing, dove con Gasparini in testa facemmo il punto sulla situazione e  arrivammo alla conclusione che per il momento la barca sembrava prendere il largo con il vento giusto.

L’anno 1973 perciò fu un anno estremamente valido, nonostante tutte le sciagure anche di cornice internazionale:  l’aumento vertiginoso dei prezzi del materiale plastico dovuto alla crisi energetica internazionale ci costrinse a veri miracoli per non sprofondare.  Il governo italiano  aggiunse poi  alle nostre disgrazie dei severissimi controlli valutari che rendevano il viaggiare un incubo: ahi, quante volte sono passato da Fernetici [1]con migliaia di dollari nascosti nelle mutande!

Gli anni immediatamente successivi non si discostarono dall’anno iniziale in quanto ad energia profusa, e ritmo di crescita.

Ero sempre più aiutato nella parte organizzativa spicciola da un valido collega, Adelmo Vaccari, il quale entrato in Dasco come tecnico e subito inoltrato alla Bellco dimostrò di essere digiuno di conoscenze tecniche, ma pieno di buona volontà, e si dimostrò insostituibile, per partecipare per esempio a quella miriade di minisimposi, piccole manifestazioni organizzate in tutta la vasta Europa Orientale, dove l’essere presenti di persona era un’altra carta vincente.

Come ex emigrato in Svizzera usava una notevole quantità di frasi tedesche, non aveva figli ,ma invece un sacco di tempo a disposizione, per cui partiva carico di vettovaglie, penne e altri gadgets, montagne di depliants e un piccolo stand smontabile e ben presto fu noto ovunque. Seppe farsi amici tutti quanti, e per la nostra concorrenza non fu facile mettere un riparo anche a questa tattica minimalistica (nell’Est la caccia al gadget e al depliant era parossistica: d’altra parte là non si buttava niente e loro furono i veri inventori del riciclaggio: con gli involucri di plastica dei dializzatori per esempio facevano sottovasi, sottocoppe , e in quei paesi per primi si parlò del riutilizzo dei dializzatori monouso).

Vaccari si incaricava anche della logistica dei numerosi tecnici , medici ed infermiere che spesso riuscivano ad avere un sudato visto per una visita alla nostra società in Italia, e a qualche prestigioso centro dialisi italiano (non c’era che l’imbarazzo della scelta, erano tutti in rapporti ottimi con noi e gradivano moltissimo la visita di ospiti stranieri: il precursore era stato il centro del Prof. Confortini a Verona, e in seguito le visite si concentrarono in vari ospedali situati  nel Lombardoveneto).

Non ultimo, lui li accompagnava nei ritagli di tempo a fare un po’ di turismo (Venezia e  lo shopping nei primi nascenti supermercati erano le loro mete preferite).

[1] Valico di frontiera italo-sloveno

Nelle foto:Grinziger Weinbottich (da sx Alessandro Calari,Romano Flandoli,Mario Veronesi,Romano Ferrari,Carlo Bellini,Carlo Gasparini,Gianni Bellini,Leonardo Bigi,Libero Luppi,Giorgio Goldoni e l’agente ungherese agente ungherese Laszlo Nizsalovszky.