1972 Siamo tutti tovarisch

1972 Siamo tutti tovarisch

8 Marzo 2015 0

Tra tutte le segnalazioni giunte attraverso Sandoz una rivestiva una particolare importanza: anche la enorme Unione Sovietica aveva un programma per lo sviluppo della emodialisi, progetto che emanava  da un non meglio precisato” Istituto moscovita per la chirurgia sperimentale” alle dirette dipendenze del Ministro della Sanità, Prof. Petrovski, famoso chirurgo. . Lì operava un volitivo cardiochirurgo, il Prof. Schumakov, grande mangiatore e soprattutto grande bevitore (qualche anno dopo ad un meeting internazionale a Washington mandò  KO Libero Luppi in una gara di libagioni). Il suo progetto fondamentale era quello di un cuore artificiale sovietico, che non potè mai arrivare allo stadio della realizzazione finale , ma permise sicuramente al buon Schumakov  di ottenere riconoscimenti internazionali. La Bellco contribuì a questo progetto dando indispensabili componenti (1).

Il programma per la realizzazione di centri di emodialisi nelle città principali dell’URSS  era nelle mani di un giovane dottore, il dott. Levitzki, che ,abile , cordiale e affidabile, strinse un patto di santa alleanza con Gianni Bellini, quando quest’ultimo andò in missione esplorativa a Mosca nel 1971.

Dasco allora primeggiava almeno in Europa per cui era facile prevedere che il mega affare per la fornitura di centri dialisi completi  andasse in porto. Io ero estremamente impegnato con la mia attività promozionale  mitteleuropea, per cui Gianni Bellini mantenne nelle proprie mani, coadiuvato da Tersilla, le trattative:  i russi ci richiesero fra l’altro di renderci visibili nel loro paese organizzando a Mosca per il 6-7 aprile del 1972 un minisimposio dedicato, che avesse fondamentalmente due obiettivi:

 

1972 Mosca il Prof.Schumakov e Gianni Bellini a cena
1972 Mosca il Prof.Schumakov e Gianni Bellini a cena
1972 Mosca mini simposio - relatore Gianni Bellini
1972 Mosca mini simposio – relatore Gianni Bellini
1972 Mosca mini simposio - relatore Dott.Sprovieri
1972 Mosca mini simposio – relatore Dott.Sprovieri

fare il punto sullo stato dell’arte dal punto di vista medico-scientifico;

presentare in dettaglio i prodotti Dasco nelle loro applicazioni pratiche.

Gianni Bellini fu al meglio delle sue prestazioni; dovette occuparsi di traduzioni di materiale scientifico in russo, stampa di materiale pubblicitario ad-hoc, contattare i guest-speakers italiani da invitare a Mosca, preoccuparsi anche del vettovagliamento del simposio: Gianni Bellini arrivò all’aeroporto di Mosca con 11 grossi scatoloni al seguito, che contenevano sì campioni e depliants dei prodotti Dasco, ma soprattutto tutti gli alcoolici possibili e dolci italiani di ogni genere. Il doganiere che avrebbe potuto arrestarlo e spedirlo in Siberia diede un’occhiata, fece un sorriso “..ah, Talianski” e poi con una botta sulla spalla autorizzò tutto quanto.

La carovana, che nel mese di aprile si mosse dall’Italia, comprendeva, come autorità scientifiche l’allora prestigiosissimo clinico pisano, Prof. Giovannetti, l’ineguagliabile Sprovieri, e il già menzionato  Dott. Petrella, che da buon “ultrasinistro” ebbe così l’occasione di toccare con mano le delizie del paradiso leninista (fu comunque un inutile confronto, dato che la sua fede puramente teorica non fu affatto intaccata).

Venne pure il cardiochirurgo croato ,ma trapiantato in Svizzera, Dott.Turina.

Gasparini sostituì Veronesi a Mosca, e fu l’indiscusso attore principale di tutto lo show, seguito da Gianni Bellini e dal sottoscritto , che fu invitato come jolly multiuso. Non mancò l’onnipresente Flandoli, giustificatissimo del resto, come depositario di tutto il sapere tecnico della Dasco.C’era anche Giancarlo Malavasi (nickname Gianchie), come abile tecnico di contorno, figura rilevante e ostinata  nonostante le avversità, di cui parleremo in seguito.

Le nefandezze di un soggiorno moscovita si sommarono: lungaggini burocratiche all’arrivo, neve per tutto il periodo che restammo lì, la mensa dell’Istituto (dove aveva luogo il simposio) abominevole : nessuno può dimenticare le untuose posate d’alluminio del mesto self-service.

Cambiammo anche un paio di hotel, dove era un’avventura avere qualcosa da mettere sotto i denti, per non dire del caffè obbrobrioso . I trasporti a Mosca erano un incubo, data la nostra quasi nulla capacità di esprimerci nella lingua del posto.

Comunque all’Istituto fummo trattati con grande calore, le autorità mediche sovietiche presenti al simposio erano estremamente interessate e la possibilità di entrare in contatto diretto coi prodotti, che con ogni probabilità avrebbero usato in futuro, li affascinava.

Gasparini e Sprovieri furono due veri show-men (il secondo solo un po’ intirizzito dal momento che il suo bagaglio era stato spedito in Giappone e Mosca era molto fredda sotto la neve,senza gli abiti adeguati).

La simpatica segretaria operativa dell’istituto fu estremamente abile nel darci una mano a risolvere i numerosi problemi che sorgevano di continuo.

La sera veniva naturalmente utilizzata per esplorare la vita notturna moscovita. Ovviamente i nostri seriosi leaders non ci seguivano in queste scanzonate avventure.(2)

Dunque il simposio fu un grande successo, e assicurò un grande affare alla Dasco (nonché alla Bellco , che si ritagliò una grossa fetta di provvigioni su questa fornitura, come meglio vedremo in seguito).

La trasferta sovietica lasciò tutta una serie di strascichi societari: la fornitura fu eseguita nel 1973, primo anno di vita della Bellco, la nuova creatura di Veronesi, e la Bellco con data primo gennaio 1973 aveva per contratto  laute provvigioni su tutto il fatturato realizzato dalla Dasco in Est Europa, inclusa la su menzionata megafornitura all’URSS. Dasco e Bellco aumentarono ancora il loro prestigio internazionale, ma  poi non riuscirono  a sviluppare un grande mercato in URSS, cosa che non riuscì comunque a nessun “big player” poichè l’URSS non aveva i mezzi per sviluppare una costosa rete di centri dialisi per tutta la popolazione .

Pagai amaramente nei giorni successivi questa strana e interessante esperienza moscovita:

dopo una lunga traversata in furgone, il tecnico dimostratore Maurizio Gibertoni era arrivato a Bucarest, per esporre i prodotti Dasco (3) alla fiera del materiale ospedaliero, e lì mi attendeva-come da accordi- per un soggiorno di circa tre-quattro giorni : la fiera si rivelò una totale delusione, non c’era denaro, solo chiacchiere, ma fu l’unica volta in tanti lunghi anni di fiere e congressi che vendetti qualcosa e fui pagato in contanti.

Un rispettabile medico di mezza età  mi convinse a vendergli un bel pezzo di tubo medico in plastica ,che faceva bella vista di sé in una delle nostre vetrinette, per il modico prezzo di un dollaro.

Mi vergognai poi della mia avidità di denaro, avrei potuto regalarglielo: penso a quel biglietto verde che lui aveva conservato con cura , in un paese e in un periodo in cui il possesso di un dollaro poteva farlo bollare come nemico del popolo.

Alloggiavamo all’hotel Athenee Palace, nelle vicinanze della fiera, decaduto dal suo antico splendore.

Poco prima del rientro in Italia ci giunse la ferale notizia che, a causa di una epidemia di vaiolo, la Jugoslavia aveva chiuso le frontiere. Questo avrebbe significato un avventuroso rientro attraverso l’Ungheria e l’Austria. Colsi l’occasione per salutare mio suocero, che viveva a Sinaia, nei Carpazi: io e Maurizio arrivammo nella sera a casa sua, e lui come al solito era con l’orecchio attaccato a Radio Europa Libera: cena, molti discorsi di ogni tipo, poi ripartimmo per Sibiu. Il giorno dopo fummo comunque bloccati da noie burocratico-doganali dagli stronzissimi doganieri austriaci, non commossi per niente dalle nostre disavventure.

Fummo costretti a lasciare furgone e merce in Austria e ritornare a Mirandola con mezzi di fortuna, per poi recuperarlo più avanti.

(1) Vedi  3 foto prese da www.giannibellini.com: la locandina dell’evento- 2 momenti del convegno

(2) Nel volo di rientro la moglie di Flandoli si vide rovesciare addosso una tazza di tè bollente da parte di una incauta hostess:fu l’unico incidente di rilievo

(3) In anteprima assoluta esponevamo il nostro rene artificiale individuale: fino ad allora avevamo prodotto solo impianti centralizzati.