Giovanni Pico – Le Tesi incriminate

Giovanni Pico – Le Tesi incriminate

9 Giugno 2019 0

Seguito del capitolo: Giovanni Pico – Il “Discorso della dignità dell’Uomo”

Se il grande convegno che Pico aveva di­segnato di indire a Roma non si svolse, fu perché tredici di quelle novecento Tesi che egli aveva formulato, e in cui aveva condensato il sapere teologico del tempo e le sue opinioni in proposito, furono con­dannate dalla Curia romana. Tredici su novecento non sono molte, ma per bloccare quel convegno ba­stavano queste tredici, per cui la Commissione che le esaminò – formata di 15 membri, fra cui cinque ve­scovi – non sostò molto sulle altre.

Nella premessa, Pico avverte che “l’autore (cioè lui) non ha adottato un latino puro, ma quello più diffuso a Parigi perché è usato da quasi tutti i filoso­fi del nostro tempo”.

Nella seconda parte, in cui Pico elenca le sue opi­nioni, c’è questa dichiarazione cautelativa di rito: “In tutte queste Tesi nulla io affermo come certo o pro­babile se non nella misura in cui lo ritiene vero o probabile la sacrosanta Chiesa Romana e il suo be­nemerito capo, il Sommo Pontefice Innocenzo VIII’. E conclude, un po’ troppo retoricamente e, come ve­dremo, anche poco sinceramente: “Non sottomettersi al suo giudizio è da dementi”.

Per curiosità, elenchiamo le tredici Tesi incrimina­te, e il giudizio che ne fu dato. I teologi sono d’accor­do nel riconoscere che qualcuna è veramente eretica, che alcune sono soltanto “bizzarre”, ma che le altre sono “corrette”. C’è da tenere conto, però, delle sottigliezze esasperate della teologia al tempo di Pico.

Le Tesi incriminate

L’anima di Cristo, che durante i tre giorni in cui il suo corpo rimase nel sepolcro discese all’Inferno, non vi ha potuto dimorare realmente, come sostiene Tommaso d’Aquino, ma solo simbolicamente.” Giudicata falsa, erronea ed eretica.

“Un peccato mortale limitato nel tempo non può essere punito con una pe­na eterna”. Giudicata “falsa, erronea ed eretica”.

Non si deve adorare né la Croce di Cristo, né alcuna altra immagine, perché sarebbe idolatria“.Giudicata “scandalosa, offensiva per orecchie pie e contraria alla consuetudine”.

“Dio non può assumere una natura qualunque, ma soltanto una natura razionale”. Giudicata “di sapore eretico”, seb­bene sia paradossale che Dio possa assu­mere, per esempio, la natura del diavolo.

“Non è nel libero potere dell’uomo credere che un articolo di fede sia vero o falso in base al proprio interesse, ma sol­tanto in base a un giudizio razionale”. Giudicata “erronea e sospetta i eresia.

“E’ più ragionevole pensare che Origine, che errò, ma morì martire della fe­de, sia salvo e non dannato”. Giudicata te­meraria e riprovevole :con sapore d’eresia.

“Nessuna scienza può convincerci della divinità di Cristo più della magia naturale e della cabala”. Giudicata falsa, erronea ed eretica.

La dottrina della transustanzia­zione (il convertirsi della sostanza del pane e del vino in quella del corpo e del san­gue di Gesù durante l’Eucarestia va intesa nel senso che la potenza di Dio rende pos­sibile l’esistenza del pane anche se la sua essenza si è convertita nel corpo e nel san­gue di Gesù.” Giudicata falsa ed erronea.

“Se si adotta la dottrina corrente se­condo la quale Dio può assumere la natu­ra di qualunque cosa creata, il corpo di Cristo non può essere presente sull’Altare senza la mutazione della sostanza del pa­ne.” Giudicata erronea.

“L’espressione ‘Questo è il mio corpo” detta dal sacerdote durante l’Eucarestia deve essere interpretata materialmente come se la dicesse Cristo, non simbolicamente.” Giudicata scandalosa e contro l’opinione comune della Chiesa.

“I miracoli di Cristo sono una pro­va certa della sua divinità, non a causa dei fatti in sé, ma per il modo in cui furo­no compiuti”. Giudicata ambigua.

E’ più improprio dire che Dio è intelligente, data la sua infinita trascendenza, che attribuire razionalità agli angeli” Giudicata falsa e di interpreta­zione eretica.

“L’anima conosce direttamente se stessa per una comprensione intima, di­retta e permanente (autocoscienza )”. giu­dicata “falsa”.

Tratto da : Quei due Pico della Mirandola – Giovanni e Gianfrancesco.

Autore : Jader Jacobelli

Editore Laterza

Anno : 1993

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