Fatima Miris – Uomo o donna ?
E’ uno dei punti più controversi dell’esistenza di Fatima. Nel corso della sua vita artistica spesso si trova a dover lottare con coloro che le rendono la vita difficile per effetto di questa ambivalenza. Abbiamo visto in Egitto l’Eunuco di corte che non ne vuole sapere di farla entrare nell’Harem e in Brasile la violenta campagna di diffamazione portata avanti dal giornalista Plebeu.
Cerchiamo subito di chiarire ogni dubbio: Fatima è femmina, a tutti gli effetti, lo ha dimostrato in modo inequivocabile dopo aver dato alla luce la figlia Giovanna. Dopo l’evento tornerà per brevi apparizioni teatrali in Sud America e Spagna, accompagnata dalla figlia, per dimostrare “con i fatti” ciò che non sempre le era riuscito a parole. Diciamo che la maternità ha definitivamente chiarito ogni controversia dell’epoca e ha messo a tacere ammiratrici, ammiratori, stampa o chiunque fosse ancora dubbioso, ma, in un qualche modo, ha tranquillizzato anche se stessa.
Tuttavia qualche indizio di scarsa femminilità si presenta già nei primi anni di vita. Maria è letteralmente un monello scatenato, a scuola è decisionista e mena i compagni che non si assoggettano ai suoi voleri. Il padre già da subito le affibbia il soprannome di “Carabiniere ’. La conferma arriva dalla sua autobiografia.
“Sono stata a Palermo dagli otto ai diciassette anni, in quel periodo mi sentivo un maschiaccio impertinente e incorreggibile. Nessuno, neanche mio padre che era severissimo, riusciva a tenermi ferma un momento. Avevo un carattere autoritario e ribelle, addirittura impossibile e non ammettevo che si pensasse che io donna (donna certo per errore o per un capriccio della natura) fossi ‘inferiore’ agli uomini. Forse quando mi capitava, e mi capitava spesso, picchiavo senza pietà le mie compagne e, più, i miei compagni. Un maschio ho detto: io sento di avere qualcosa di virile e degli uomini la volontà, la costanza e la tenacia”.
Con la scusa di entrare in arte, taglia i capelli alla maschietta e i ruoli che meglio riesce a rappresentare sono quelli maschili e ci si trova veramente a proprio agio, al punto che faranno la fortuna dei suoi successi artistici, salvo poi ingenerare dubbi sulla sua personalità. Interpreta personaggi come il soldatino, il tenorino o il prete quando per la prima volta si presenta al cospetto di una Duse stupita, ma soprattutto il conte Danilo, rappresentato in centinaia di fotografie, in tutti gli atteggiamenti possibili e con quella trasformazione, pare facesse impazzire tutte le donne.
Ancora dalla sua biografia. “ Una sera recitavo in un paesone dell’America del Sud. La cassuela e il paradiso erano affollatissimi. Mi presentai in abiti maschili, capelli impomatati, nodo alla cravatta impeccabile, sigaretta tra le labbra, la piega dei calzoni rifatta. Mi ammiravano più le donne che gli uomini, non so perché. Alla fine dello spettacolo alcune signore mi portarono fiori, bambolotti, amuleti. Ma qualcuno dubitava che io fossi donna, giurava anzi che non lo ero”
La sua intraprendenza, la forza fisica di cui è dotata, mettono in evidenza una femminilità particolare; del resto il trasformismo stesso è un’arte che non si addice al sesso femminile.
Inoltre non sono conosciuti, in quanto non ne fa mai cenno nella biografia, atteggiamenti passionali fino al suo matrimonio all’età di trentanove anni, nonostante riceva segni di affetto e di amicizia da tanti ammiratori che la seguono nei teatri, che le scrivono, che le fanno doni. Pare che Fatima fosse una persona molto tranquilla dal punto di vista sentimentale-sessuale e suppliva con il lavoro intenso e le soddisfazioni che riceveva sul palcoscenico. Anche dopo il matrimonio Fatima ha la mente sempre presa dal lavoro, in particolare quando è costretta a casa nei periodi di riposo; ama la sua vita artistica più del rapporto coniugale. Sono ipocrite le accortezze che dice di usare nei confronti del “suo Gino” quando chiede, a più riprese, di poter tornare nei teatri in giro per il mondo.
Sulla cronaca di Cearà, appare l’articolo di un giornalista che avrebbe voluto scambiare un bacio, ma riceve un rifiuto. “che ci serva di lezione; io che sono appassionato per i baci, spesso mi auguravo di poter baciare Fatima, pensando che sia donna. Per mia fortuna ella si lasciava baciare solamente dalle donne e non me lo permise. Immaginiamoci il disgusto di sapere che allora avrei potuto baciare un uomo”.
In un’altra occasione, parlando con i signori della carta stampata. “Con quale convinzione parleranno questi signori del mio sesso maschile”. Ci siamo alzati e dandoci una stretta di mano Fatima ha aggiunto, con quel gesto malizioso che la contraddistingue “il mio matrimonio dirà se sono uomo o donna”.
Nel marzo del 1920, mentre si trova a Barcellona, rilascia una intervista, poi pubblicata in lingua spagnola sul giornaletto pubblicitario “Tivoli”, edito dal teatro che porta quel nome. Dopo aver chiarito i motivi per cui intenderebbe lasciare il lavoro, si sofferma su un aspetto che mette nuovamente in discussione la sua sessualità.
“Quanto mi costa pensare che non lavorerò più! Ho vissuto con quel dubbio per me e per la mia arte fino a dimenticarlo. Io sono una donna… sarebbe ora che mi sposassi, come recitano le cronache, e questa sarà la mia ultima trasformazione… sarà la prova che… sono una donna! E chi può dubitarne?… Con una risata ad alta voce si alza in piedi e mostra dei ritagli di periodici del Brasile… leggiamone alcuni… dicono: “Fatima è stata arrestata a Lisbona per aver scoperto che è un uomo”.
Il giornale di Bahia, il giornale di Parà, il giornale di Moras di Ceara e altri, in ampia cronaca commentano quella notizia che Fatima è un uomo, che si era sposata con una signorina italiana… facendo ridere così il mondo intero, che sempre aveva creduto appartenesse al sesso femminile”. Poi aggiunge:
“Non le sembra che per una trasformista, sia il massimo dell’esaltazione? Non solo ho ingannato il pubblico, ma ho indotto in errore le autorità del mondo intero?… ottenendo passaporti da donna pur essendo un uomo… Non è il massimo dell’abilità per una trasformista?…Che nessuno abbia percepito che sono stati solo i giornalisti brasiliani che lo hanno scoperto… coloro che hanno riportato la notizia, Tiolo, Ruiz de Cardenas, Genaro, Ponte, Souza, lo dichiarano molto seriamente, e persino sono arrivati a criticare le signorine che mi visitavano nel mio camerino… che mi baciavano”.
A complicare il quadro familiare e ad alimentare ulteriori dubbi sulle inclinazioni sessuali di Maria, ci si mette anche la giornalista Jhonny Sobrero, che la coordina nella stesura della propria biografia e stende, a macchina da scrivere, il documento. Nel frattempo la Sobrero frequenta villa Frassinesi a Mirandola per alcuni mesi, spinta da motivi professionali e sentimentali. Ha così la possibilità di stare vicina alla sua amica Maria ma anche ad una Giovanna adolescente. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale prende però la decisione di rientrare negli Stati Uniti.
Gino non conduce una normale vita matrimoniale e, anche per necessità lavorative, trascorre la sua esistenza a Bologna lontano dalla moglie Maria che invece ama la tranquillità della villa di Mirandola, ma in questo modo pare cogliesse l’occasione di coltivare rapporti extraconiugali. Maria è consapevole di quanto accade, ma per non far scoppiare scandali che avrebbero portato discredito in famiglia e danneggiato il proprio lavoro e la propria fama di artista, accetta di buon grado.
Persino una pubblicazione apparsa recentemente nelle librerie “O Retrato e o Tempo – Colegao Francisco Rodrigues (1840-1920)” dell’editore brasiliano Massangana, tra le numerose foto e immagini di personaggi in voga a cavallo nel ventesimo secolo, pubblica a pagina novanta una immagine del 1910 di Fatima Miris mentre è impegnata al Teatro do Parque, a Recife. L’organizzatrice Teresa Alexandrina Motta, solo analizzando l’atteggiamento ricavato dall’immagine, trae una conclusione sicuramente superficiale mettendo in dubbio, ancora una volta, l’identità sessuale di Fatima:
“Fatima Miris, ha adottato un aspetto maschile dove gli abiti ed il taglio di capelli maschili sono stati rafforzati dalla posa provocatoria di fumatore ostentato e con il piede destro appoggiato sulla sedia. Non è giunta al punto di utilizzare uno stivaletto o una scarpa d’uomo, preferendo una scarpa col tacco, ma tutto ciò pone la sfida in una chiara dichiarazione della sua individualità. Sarebbe omosessuale? Tutto farebbe pensare di sì, ma in ogni caso è qualcuno che desidera affermare la personalità trasgressiva e distintiva, essendo arrivato a scrivere i suoi nomi tre volte nel suo piccolo ritratto, firmandolo nella parte anteriore e graffando il suo nome in stampatello altre due volte al verso. Quindi, è chiaro che la diversità sessuale non è una cosa nuova, spiega l’autrice e che questa tipologia di artista era comune a quel tempo”.
Tratto da “Fatima Miris – Vent’anni di trasformismo per le vie del mondo”
Autore Livio Marazzi – Casa Editrice “Al Barnardon” anno 2017