Chi era Odoardo Focherini – “Giusto fra le Nazioni”
Odoardo Focherini nacque a Carpi (Modena) da genitori di origine trentina. Il padre Tobia aprì nella città emiliana un negozio di ferramenta e il giovane Odoardo frequentò le scuole elementari e tecniche.
Di fondamentale importanza per la formazione di Odoardo Focherini fu il suo rapporto con due figure di spicco del mondo cattolico della bassa pianura modenese: don Armando Benatti, fondatore dell’Opera Realina, e don Zeno Sialtini, fondatore dell’Opera Piccoli Apostoli in seguito divenuta Nomadelfia.
Nel 1924, sotto la guida di Zeno Saltini (non ancora sacerdote), si fece promotore de L’Aspirante, un giornalino per ragazzi che diverrà strumento di collegamento regionale e poi nazionale per i ragazzi dell’Azione Cattolica in Italia e sul quale pubblicò i suoi primi articoli.
Nel 1926 fondò lo scautismo a Carpi e ne divenne responsabile a livello diocesano.
Il 9 luglio 1930 sposò Maria Marchesi (1909-1989), dalla quale ebbe sette figli tra il 1931 e il 1943.
Nel 1934 venne assunto dalla Cattolica Assicurazioni di Verona come agente presso l’agenzia di Modena; divenne poi ispettore della compagnia assicurativa e svolse il suo incarico nelle zone di Modena, Bologna, Verona, fino a Pordenone.
Impegno ecclesiale
Nel frattempo Focherini proseguì la sua opera all’interno dell’Azione Cattolica. Nel 1928 entrò nella giunta diocesana dell’Azione Cattolica di Carpi come presidente della Federazione Giovanile Maschile.
Nel 1934 venne eletto presidente della “sezione uomini” e due anni dopo, nel 1936, divenne presidente dell’Azione Cattolica Diocesana.
Tra il 1930 e il 1942 Odoardo Focherini fu regista e cronista di importanti avvenimenti diocesani, quali i congressi eucaristici, che segnarono profondamente la vita religiosa e sociale della zona.
Nel 1939 assunse l’incarico di consigliere mandatario (una sorta di amministratore delegato) de L’Avvenire d’Italia, uno dei principali quotidiani cattolici in Italia con sede a Bologna.
Impegno a favore dei perseguitati
«Se tu avessi visto, come ho visto io in questo carcere, come trattano gli ebrei qui dentro, saresti pentito solo di non averne salvati di più» |
(Odoardo Focherini, conversazione con il cognato Bruno Marchesi nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna) |
Nel 1942 iniziò l’attività di Odoardo in soccorso degli ebrei. L’arcivescovo di Genova, cardinale Pietro Boetto, che già operava a stretto contatto con la Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei (DELASEM), agenzia ebraica di assistenza ai rifugiati, portò all’attenzione del direttore dell’Avvenire d’Italia di allora, Raimondo Manzini, il caso di alcuni ebrei polacchi, giunti a Genova con un treno di feriti. Manzini, come faceva spesso nelle vicende più delicate, a sua volta affidò l’incarico a Focherini.
Dopo l’8 settembre 1943 e la conseguente occupazione tedesca della penisola, l’impegno di Focherini a favore degli ebrei si fece più intenso e rischioso: iniziò a prendere contatti con persone di fiducia e a tessere quella tela di aiuti organizzativi che gli servirono per procurarsi carte d’identità in bianco, compilarle con dati falsi, consegnarle ai perseguitati ed accompagnarli fino al confine con la Svizzera. Trovato un fidato amico e compagno in don Dante Sala (parroco di San Martino Spino, frazione del comune di Mirandola) Focherini riuscì a mettere in piedi un’efficace organizzazione clandestina, capace di condurre in salvo oltre cento ebrei (uomini, donne, anziani e bambini) che a lui si affidarono. Odoardo e don Sala erano sempre in perfetto accordo quando si dovevano salvare gli ebrei e facevano di tutto per condurre a buon fine questa missione: per tali sue azioni Odoardo Focherini è considerato un eroe da tutti i carpigiani.
L’arresto e l’internamento
L’11 marzo 1944 Odoardo Focherini organizzò la fuga dal campo di concentramento di Fossoli (lager di transito a pochi chilometri da Carpi) del medico ebreo Enrico Donati con la scusa di una operazione chirurgica urgente. Giunto presso l’ospedale di Carpi Focherini fu arrestato. Fu inizialmente detenuto nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna dal 13 marzo fino al 5 luglio. Di lì venne trasferito al campo di concentramento di Fossoli. Il 4 agosto fu trasportato al campo di Gries(Bolzano); da Gries venne deportato in Germania il 7 settembre, nel campo di concentramento di Flossenbürg con il cosiddetto Trasporto 81 e poi nel sottocampo di Hersbruck (non lontano da Norimberga), dove trovò la morte il 27 dicembre 1944 a causa di una setticemia conseguente ad una ferita alla gamba. In questi momenti ebbe il conforto dell’amico Teresio Olivelli, il quale morirà anche lui il mese successivo per le percosse ricevute da una guardia.
Di questi terribili mesi di prigionia fra il carcere e i lager rimane come testimonianza preziosissima il corpus delle 166 lettere (pubblicato nel 1994) che Focherini, clandestinamente e non, riuscì a far pervenire alla moglie Maria, ai genitori e agli amici. Nel suo testamento Odoardo scrisse di morire “offrendo la mia vita in olocausto per la mia Diocesi e per l’Azione Cattolica”