L’assedio di Papa Giulio II……Una Favola?

L’assedio di Papa Giulio II……Una Favola?

4 Marzo 2015 0

L’ASSEDIO DI PAPA GIULIO II ?….UNA FAVOLA!

C’era una volta, nelle terre della nebbia, nella ridente cittadina di Mirandola, un castello bellissimo.

Vi regnava amato dal popolo Giovan Francesco II Pico, uno studioso erudito fregiato del titolo di “letteratissimo” ma che di intrighi e guerre non ne capiva una beata minchia. Egli viveva felice nello studio della sapienza umana, ma il fratello Ludovico, invidioso e che aveva sposato la bellissima strega Francesca Trivulzio, spinto dalla moglie lo costrinse a fuggire in esilio e gli rubò il maniero.Qualche tempo dopo Ludovico morì decapitato da un colpo di colubrina mentre combatteva i veneziani che erano convinti che il Po fosse un loro canale.

Giovan Francesco pensò subito di tornare alla Mirandola da dove era fuggito tanto precipitosamente da perdere uno stivale mentre scendeva a precipizio dallo scalone del castello, ma la strega che aveva un figlio di nome Galeotto II si appellò all’imperatore Massimiliano che era un po’ sclerotico. Infatti, dopo aver dato ragione a Giovan Francesco, che cominciava a zoppicare e che era il proprietario legittimo per diritto di primogenitura, cambiò idea e assegnò il castello a Galeotto II nominando Francesca reggente. Giovan Francesco non si perse d’animo e spalleggiato da Alberto Pio, signore di Carpi e suo cugino nonché consigliere del pontefice Giulio II, chiese aiuto al papa e riuscì a convincerlo di conquistare la Mirandola per lui … e a prestargli uno stivale.

Alla testa dell’esercito, a bordo di una bellissima carrozza a forma di zucca tirata da sei agili topolini, il Santo Padre (santo è dubbio, ma padre…N.d.A.) alla testa dell’esercito si diresse verso il castello. La strega Francesca si mise subito all’opera e con un sortilegio invocò l’inverno più freddo che riuscì ad immaginare.

Giovan Francesco II Pico
Giovan Francesco II Pico
Giangiacomo Trivulzio padre di Francesca Trivulzio
Giangiacomo Trivulzio padre di Francesca Trivulzio
Resa della Mirandola a Papa Giulio II da un dipinto di Raffaello Tancredi
Resa della Mirandola a Papa Giulio II da un dipinto di Raffaello Tancredi

Le terre della bassa si ricoprirono di oltre due metri di candida neve ed il freddo polare fece seccare tutte le viti e scoppiare i rami degli alberi, sicchè gli ubriaconi si disintossicarono ed i bambini non giocarono più con l’altalena.

Papa Giulio, infreddolito dalla testa ai piedi, decise di acquartierarsi nel convento della chiesa degli Agostiniani a Santa Giustina dopo che la casetta di paglia, scelta in un primo momento, venne soffiata via da un lupo affamato. Vi prese alloggio assieme a due cardinali che però protestarono perchè avevano saputo che il luogo era a tiro dei cannoni della Mirandola.

Il papa li zittì affermando che i mirandolesi mica lo sapevano che lui era lì! Ma non aveva fatto i conti con la strega Francesca che consultando la sua palla di vetro magica scoprì dove era alloggiato Giulio II. Subito non perse tempo e puntata l’artiglieria sottopose il convento al bombardamento ed una palla di cannone sfondò il tetto finendo nelle cucine e uccidendo due servitori; pare fosse una palla indigesta. In segno di riconoscenza per lo scampato pericolo il papa donò la palla al Santuario di Loreto ove trovasi ancora oggi.

Il pericolo scampato fece accelerare i preparativi per l’attacco finale. La strega intanto si era accorta che non solo il freddo non avrebbe fermato i papalini, ma era controproducente perchè l’acqua del fossato che proteggeva la città era gelata ed ora non serviva più a niente. Spedì allora un piccione viaggiatore con un messaggio per chiedere aiuto al padre Giangiacomo Trivulzio gran maresciallo del re di Francia.

Questi incaricò di mandare rinforzi il governatore di Milano Chaumont che aveva l’esercito acquartierato a Correggio, a mezza giornata di marcia dalla Mirandola. Ma Chaumont si punse un dito con un fuso e divenne preda di un incantesimo che Giovan Francesco Pico il letteratissimo aveva commissionato ad una strega rivale di Francesca, tale maga Magò. Così il governatore di Milano preferì starsene nell’alcova della sua amante a farsi succhiare il dito (sì… il dito! Eh eh eh). Dopo giorni di vana attesa dei rinforzi, ormai a corto di viveri e munizioni e con varie brecce nelle mura, Francesca Trivulzio si risolse ad arrendersi. Prima però tentando una carta disperata mandò in dono al papa una mela succosa che era stata però immersa nel veleno, ma non funzionò perchè Giulio II aveva già mangiato.

Impaziente di entrare in città il papa non aspettò che la porta fosse liberata dalle ostruzioni di terra e travi, ma si arrampicò su una scala a pioli ed entrò attraverso una breccia nelle mura. S’incontrò con Francesca che col suo comportamento fiero lo impressionò favorevolmente e le concesse una scorta che l’accompagnò a Correggio sana e salva. Indi restituì la Mirandola al suo legittimo proprietario Giovan Francesco Pico, da cui pretese però la somma di 20.000 ducati come rimborso spese. Giovan Francesco, con un paio di stivali nuovi di zecca, rientrò nella sua Mirandola e visse felice e contento … per alcuni mesi. Quando l’esercito papalino se fu andato infatti la strega Francesca tornò a rompere .   ma questa è un’altra storia.

Vanni Chierici

Nota dell’autore: i fatti narrati si svolsero nell’inverno 1510/1511. Fonte storica: Mirandola il regno dei Pico di Fabrizio Ferri.