L’araldica di Mirandola
L’ ARALDICA DI MIRANDOLA.
Immaginiamo un gruppo di cacciatori Homo Sapiens qualche millennio fa.
Sono in mezzo alla savana in cerca di prede tra l’erba che li supera in altezza. Devono allargarsi per prendere in trappola l’animale, ma nello stesso tempo non devono perdersi di vista per non restare isolati e cadere preda a loro volta dei grandi felini. Come fare? Al capo viene un’idea; si strappa di dosso un lembo della pelle di gazzella che utilizza per coprirsi, la fissa sulla punta della lancia e la solleva sulla testa urlando ai compagni di seguirla per restare vicini. E’ nata la prima bandiera.
Chissà se è andata proprio così, magari sì.
Col passare dei secoli le bandiere, pur mantenendo la stessa funzione, hanno assunto diversi aspetti e rappresentano intere nazioni o grandi società. Le città hanno optato per una forma diversa di bandiera, lo stemma ,e Mirandola non fa eccezione.
Durante i primi 400 anni della sua storia la città non ha veramente avuto un proprio stemma utilizzando quello della famiglia Pico, i Signori del piccolo stato. Lo stemma originale dei Pico è molto semplice e modesto, uno scudo di forma sannitica con dentro una scacchiera azzurro-argento (fig. 1).
Ma lo si può capire, Francesco I è stato il fautore delle fortune della casata che fino al 1311, anno in cui ebbe in compenso dall’imperatore per i propri servigi il feudo, era di modesta levatura. La nuova situazione però impose uno stemma più complesso e rappresentativo. Venne mantenuto lo scudo con la scacchiera con l’aggiunta di una banda rossa, sovrastato da un elmo con un lungo pennacchio formato da foglie e dai colori a scacchi azzurro e argento ed in cima una bionda testa celtica, a riprova della discendenza longobarda, ornata da un bel paio di corna (fig. 2). C’è da sperare che il significato delle corna fosse allora diverso da oggi.
Nel 1432, sotto la signoria di Gianfrancesco I, si decise che era ora di cambiare il vecchio stemma del casato. Esso divenne più complesso, si potrebbe pensare per rispecchiare la complessità dei rapporti interni alla famiglia. Ora lo scudo era di forma irregolare e con la presenza della scacchiera originale nella metà inferiore; le origini non si scordano mai. La metà superiore, divisa da una banda rossa, presenta in campo dorato l’aquila dei Pico affiancata ai lati da due scudi con il leone rampante rosso rappresentante la Concordia. Lo scudo è circondato da una corda dorata e sovrastato da un elmo con pennacchio a forma, presumo, di fenice in onore a Giovanni. Rami di foglie verdi partono dall’elmo e scendono ai fianchi dello scudo (fig. 3).
Galeotto II assassina lo zio Gianfrancesco II per impossessarsi dello stato nel 1533. Per dare un taglio netto al passato, e magari sperando nel perdono imperiale, chiama il graphic-designer di corte ed ordina di rinnovare lo stemma, che sarà quello definitivo e conosciuto da tutti. Lo scudo diviene di forma celtica; le parti centrale ed inferiore sono divise in quattro parti. Nel primo e quarto riquadro su fondo oro l’aquila nera dei Pico. Nel secondo e terzo riquadro su fondo a strisce azzurre e argento il leone rosso della Concordia. I due quarti superiori sono divisi da quelli inferiori da una fascia rossa, mentre al centro vi è lo scudo originario dei Pico a scacchi azzurri e argentei. Sulla fascia superiore a sfondo dorato il grifone a due teste coronato dell’impero (fig. 4).
Questo stemma rappresenterà lo stato della Mirandola fino alla caduta dei Pico, avvenuta nel 1711. Dopo l’arrivo degli Estense la città, secondo una fonte anonima e senza riscontri documentati, afferma che già a metà del XVIII secolo appare uno stemma simile a quello in uso oggi. Di certo sappiamo che questo stemma è ufficialmente in uso nel comune dopo l’Unità d’Italia. Esso è formato da uno scudo di tipo sannitico con una V rovesciata d’oro in campo azzurro, colori che si rifanno a quelli modenesi. Partendo dal basso, uniti da un nastro tricolore e risalendo i fianchi dello scudo, vi sono un ramo di quercia ed un ramo di alloro. Sovrasta il tutto una corona turrita, simbolo del titolo di città concessoci dall’imperatore Rodolfo II d’Asburgo nel 1597 e ribadito dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nel 1997 (fig. 5).
Nel corso del tempo la forma dello scudo viene modificata con quella celtica (fig. 6).
A fianco dello stemma, molto più adatto per essere trasportato durante le celebrazioni e le cerimonie ufficiali, abbiamo il gonfalone. Esso è fatto in panno di colore completamente giallo e con lo stemma al centro, leggermente verso l’alto, contornato da ricami in oro e con la scritta “Città di Mirandola” (fig. 7).
Personalmente preferirei che lo stemma della mia città ricordasse la sua storia più gloriosa, ma gli Estense hanno fatto un ottimo lavoro nel minimizzarla e con la Repubblica le cose non sono molto cambiate … sigh!
Vanni Chierici