Intrigo a corte

Intrigo a corte

23 Gennaio 2017 0

1590, la Mirandola è colpita da un terribile lutto: muore Fulvia da Correggio. Per anni illuminata reggente per conto del figlio Galeotto III, poi consigliera dello stesso. Alla sua dipartita la situazione è politicamente chiara, Galeotto è il principe designato e nessuno può metterlo in dubbio, ma fisicamente precaria, la salute di Galeotto è minata dall’epilessia e governare la città è molto faticoso.

I fratelli Federico ed Alessandro non sono soddisfatti della situazione e pur sperando che la salute cagionevole possa portare Galeotto ad una morte prematura, vi è comunque sempre la possibilità che il principe si sposi ed abbia figli ed un erede maschio. I due fratelli si mettono d’accordo ed iniziano ad insinuare che oltre alla malattia vera e propria Galeotto sia vittima di fatture e sortilegi.

Dimostrandosi premurosi e preoccupati per il fratello, contattano una donna esperta di simili malattie e che sia in grado di curarlo.

La donna, Anna Fontana di Bologna ma abitante a Brescia col marito soldato, accetta di “curare” l’infermo rifiutandosi però di recarsi alla Mirandola. Così nell’estate del 1591, un corteo di carrozze signorili si reca a Brescia; i passeggeri sono Galeotto, il fratello Alessandro, il medico personale, il prete confessore ed altri notabili di corte. L’infermo viene ospitato nella casa della ricca famiglia di Girolamo Martinengo dove per 5/6 giorni viene sottoposto alle unzioni da parte della guaritrice, sempre assistito da Alessandro, il medico ed il prete.

Ad un certo punto Alessandro teme che le cure elargite possano veramente guarire il fratello e, spalleggiato dal prete che considera la cura una mera superstizione, cerca di dissuadere Galeotto dal continuarle, ma invano. Allora prende da parte la donna e, offrendole una somma di denaro non indifferente, la convince a dichiarare che solo l’astinenza dal matrimonio può salvare il principe. Anna allora ad alta voce annuncia che solo con la rinuncia alle fatiche del matrimonio il principe potrà guarire. A queste parole Alessandro gongola e si frega le mani, ma prima di lasciare il malato la donna sussurra all’orecchio di Galeotto che in realtà le unzioni hanno già fatto il loro effetto e la castità non è più necessaria. Poi rincara la dose mettendolo in guardia dall’avidità dei fratelli; il principe la rassicura che ne terrà conto.

Mentre accade tutto ciò, qualcuno a Ferrara si prende la briga di avvisare il duca Alfonso II, padrino al battesimo di Galeotto, degli intrighi orditi dai fratelli.

Federico, considerato promotore dell’azione, viene accusato di voler defraudare del comando il fratello Galeotto, ed è quindi costretto a costituirsi a Modena dove viene incarcerato in attesa di sentenza. Il primo febbraio del 1592, anche Anna Fontana viene ascoltata come testimone ed infine il 23 agosto Federico viene rimesso in libertà. Recatosi dal duca di Ferrara, per ringraziarlo della riottenuta libertà, Federico ne ha una piacevole sorpresa; Alfonso II, pur riconoscendo l’infermità che limita le capacità intellettuali di Galeotto, ma non volendo darla completamente vinta a Federico, decide di associare il fratello minore nel comando del feudo. A questo punto Federico rinuncia a qualsiasi pretesa egoistica e china il capo accettando con gioia la decisione. Visto dove gli eventi sono andati a parare, anche Alessandro si mette il cuore in pace e si avvia alla carriera ecclesiastica.

Per una volta gli intrighi dei Pico finiscono in modo incruento e con soddisfazione di tutti.

Vanni Chierici

Fonti –  Annuario storico modenese. Tomo I –

Memorie storiche della città e dell’antico ducato della Mirandola.         

Tomo I –

Galeotto III Pico
Galeotto III Pico
Federico II Pico
Federico II Pico
Alessandro I Pico
Alessandro I Pico
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