Il Sacro Monte di Pieta’
Nell’anno 1485 i francescani, conosciuti allora come “Minori Osservanti”, avevano istituito il “Desco dei poveri” sotto il porticato della chiesa di S. Francesco. Dieci anni dopo, il 4 ottobre del 1495 festa di S. Francesco, in chiesa un frate conosciuto come Evangelista da Faenza fece una predica per raccogliere fondi. Ebbe tanto successo che raccolse 1200 £ della Mirandola e il 1° dicembre si potè iniziare l’attività del Sacro Monte di Pietà i cui Capitoli (regole) furono sanzionati dall’allora Conte della Mirandola Galeotto I. Il Sacro Monte di Pietà poteva prestare denaro in cambio di un oggetto in pegno, a patto di dimostrare di essere poveri e bisognosi.
Molto più tardi il Monte operò prestiti anche alla comunità mirandolese, come nel 1707 per mantenere la guarnigione spagnola e l’anno dopo per quella tedesca e nel 1746 per acquistare frumento da distribuire alla popolazione a causa di una carestia. Nel 1725 fu costretto a prestare denaro anche al nuovo padrone della Mirandola, il Duca Rinaldo d’Este, che per comprare all’asta il ducato aveva fatto il passo più lungo della gamba.
All’inizio venne richiesto un piccolissimo interesse, 1 danarino al mese per ogni lira prestata, ma un centinaio di anni dopo, nel 1598, la Contessa Fulvia da Correggio lo fece eliminare portando così il Monte di Pietà della Mirandola ad essere una delle rarissime istituzioni del genere a prestare denaro in cambio del solo pegno. Nello stesso anno il Monte riceveva tramite Statuti e Capitoli rinnovati la definitiva approvazione dello Stato. Alla propria morte la Contessa lasciò gran parte dei suoi averi al Monte. Il Monte, a parte i primi 100 anni in cui prendeva un piccolo interesse sui prestiti, viveva attraverso donazioni e lasciti di facoltosi personaggi. Ci piace qui ricordarne con gratitudine alcuni di molto meritevoli: Orsolina Pedoca (deceduta nel 1548), Fulvia da Correggio (1590), Bernardino Tedeschi (1594), Bartolomeo Tedeschi (1602), Asdrubale Pedoca (1608), Ortensia Tedeschi Agostoni (1635) e Luigi Neri (1814). Queste persone lasciarono ingenti somme o immobili al Monte per puro spirito di carità cristiana. Altre molteplici piccole donazioni venivano effettuate e nelle principali chiese della Mirandola vi era una cassetta per le offerte al Monte che venivano aperte e vuotate una volta all’anno, per l’Epifania, con una piccola ma solenne cerimonia.
Il Monte rimase autonomo fino al 1807 quando, con la creazione delle Congregazioni della Carità, vi venne assoggettato. Questo fino al 1937 quando venne reso nuovamente autonomo, ma non durò a lungo. Nel 1941 un decreto rischiò di farlo trasferire a Modena così si preferì incorporarlo con tutti i suoi beni alla Cassa di Risparmio di Mirandola con la denominazione di Monte di Credito su Pegno.
La prima sede del Monte non è purtroppo nota. Essa fu trasferita nel 1600, per volere di Fulvia, ma dopo 10 anni dalla sua morte, in una casa dove ora c’è la Galleria, tra piazza Mazzini e via Pico. L’edificio, anche in seguito a danneggiamenti provocati dalle numerose guerre, subì varie modifiche nel corso dei secoli fino al 1929 quando prese la forma odierna di Galleria. Dopo la guerra iniziò per l’edificio un lento degrado dovuto a mancanza di manutenzione, ma gli uffici del Monte vi rimasero funzionanti, come appendice della Cassa di Risparmio, fino a circa il 1965/1966. Solo dopo alcuni anni la Cassa di Risparmio ha generosamente ridato ai Mirandolesi una Galleria restaurata e di nuovo agibile.
Vanni Chierici
Fonti storiche: Vilmo Cappi, Cassa di Risparmio di Mirandola.
Foto da: R. Mascherini, R. Neri, C. Sgarbanti, Cassa di Risparmio di Mirandola.