Il Canaletto e l’Omnibus

Il Canaletto e l’Omnibus

29 Giugno 2018 0

I soliti bene informati mi dicono che il Canaletto, quel tratto della statale 12 che porta da Modena a Mirandola e viceversa, ha tante curve perché i politici di turno, non volendo inimicarsi i proprietari terrieri del territorio, preferirono tale percorso pur di non dover espropriare terreni; pur se molto credibile è un fake, una bufala, come si usa dire oggi. In realtà la strada ha tante curve perché segue in parte il percorso di un antico canale.

Nel 1227 il savoiardo Guglielmo vescovo di Modena ideò un canale che partendo da Marzaglia doveva portare acqua ai mulini di s. Felice sul Panaro e Massa Finalese situati su territori appartenenti alla sua diocesi. In realtà tale progetto vide la luce solo un secolo dopo ed il canale che venne costruito ricevette il nome di Canaletto. Ma se questo corso d’acqua portava benefici ad alcuni, creava gravi problemi a molti altri perché nelle stagioni piovose aveva la brutta abitudine di tracimare spesso. Per trecento anni proteste e petizioni del comune di Modena e dei frontisti disturbarono la quiete degli Estense. Nel 1691, stanco di tanti reclami, il duca Francesco II ne ordinò la soppressione. Il nome rimase però appiccicato ad un tronco della strada che già prima del 1600 univa Modena a Mantova, che utilizzava tratti dell’argine del canale, e che stranamente aggirava la Mirandola senza coinvolgerla direttamente nel percorso.

Il tronco della Canaletto più antico, partiva dall’Osteria della Sacca fuori Porta Albareto ed arrivava al fiume Secchia, in località Ponte Basso, dove c’era il porto che serviva Modena. Nella prima metà del secolo XVII venne costruito un secondo tratto che passando dall’Osteria dello Stramazzo, località Bastiglia, giungeva sino all’Osteria del Cristo di Sorbara. Il fatto che la strada toccasse tutte queste osterie non deve certo aver contribuito molto a costruire una strada diritta. L’ultimo tratto di strada che sfruttava il vecchio argine del Canaletto arrivava fino a S. Prospero; da qui proseguiva verso le Tre Torri, sfruttando l’antico argine del diversivo Muclena, per poi collegarsi con la via Montalbano che univa Medolla a Cavezzo. E qui terminava, non essendoci altre osterie.

Una volta giunti a Medolla, se si voleva proseguire per la Mirandola, bisognava scegliere tra il percorso Medolla-Bruino-Camurana oppure Santa Liberata-S. Giacomo Roncole. Si dovette aspettare il 1805/1810 che il governo francese, instaurato da Napoleone, collegasse direttamente il Canaletto con la strada Mirandola-Cavezzo col più tortuoso percorso di tutta la via e quel famoso curvone che aggira la chiesa di S. Giacomo Roncole; probabilmente i francesi non erano abituati al lambrusco. Finalmente la Mirandola era unita a Modena in modo diretto.

Tale strada era utilizzata dagli Estense per il trasporto della posta tramite cavalli, ma non vi era nessun utilizzo per il trasporto pubblico di persone. Ancora una volta furono i francesi di Napoleone che istituirono contratti a tempo determinato con privati che, con l’utilizzo di una comoda carrozza, trasportavano la posta, ma anche cittadini che volessero viaggiare ad un costo modesto. Quando, dopo la restaurazione degli antichi stati a seguito della sconfitta di Napoleone, il duca Francesco IV fece visita alla Mirandola, si accorse a spese del suo regale fondoschiena che la strada del Canaletto era in pessime condizioni. Tornato a Modena si mise subito al lavoro e due anni dopo, nel 1816, fece selciare a martello un breve tratto della via nei pressi dell’osteria del Cristo per eventualmente selciare tutta la strada, a patto che la spesa fosse contenuta entro livelli ragionevoli. Naturalmente i costi si rivelarono proibitivi e non se ne fece niente; ci si limitò ad assegnare 8000 lire italiane e quattro stradaroli alla Mirandola per mantenerla ghiaiata.

A questo punto il duca pensò di istituire un servizio di diligenza statale, chiamata Omnibus, tra la Mirandola e Modena che iniziò il primo gennaio 1828. Non ebbe un grande successo; l’uso di una carrozza troppo pesante e lenta, tirata da soli due buoi, ed il dissesto della strada dissuasero molti dall’usufruirne. Così il primo gennaio del 1845 venne deciso di affittare il servizio all’imprenditore Giuseppe Grimaldi. Ci fu subito un netto miglioramento e questo indispettì i vetturali privati, una sorta di taxi dell’epoca, che iniziarono a protestare in modo veemente. Il Grimaldi se la fece sotto e, dopo aver rischiato il fallimento, subaffittò il servizio ad Alessandro Vincenzi che da subito dimostrò di poter gestire la situazione. Fece affiggere manifesti sui muri della Mirandola dove annunciava l’inaugurazione del servizio, ma i vetturali li stracciarono subito. Il Vincenzi li affrontò con i figli sotto il portico del municipio e qui volarono insulti e minacce e se non fossero intervenute le guardie comunali si sarebbe certamente arrivati alle vie di fatto. La faccenda venne portata davanti al Giudice Comunale che, dopo aver attentamente esaminata la faccenda, diede ragione al Vincenzi che finalmente, il primo maggio1848, potè far partire il primo Omnibus.

L’impresa ebbe tanto successo che già il 14 luglio dello stesso anno il Vincenzi raddoppiò il servizio utilizzando due Omnibus. L’ottimo risultato del lavoro svolto dal Vincenzi colpì il duca Francesco V che decise di migliorare la praticabilità delle strade attorno alla Mirandola. Ciò, oltre a migliorare le comunicazioni e quindi agevolare le attività commerciali, contribuì a creare lavoro di cui in quei tempi c’era tanto bisogno.

Il regolamento dell’Omnibus era alquanto articolato. L’orario estivo, che andava dal primo aprile alla fine di settembre, prevedeva la partenza dalla Mirandola, dall’albergo Leon d’Oro (la vecchia Posta, che si trovava all’angolo tra via Verdi e piazza Garibaldi) alle ore 4,30. I Signori viaggiatori erano cortesemente pregati di presentarsi almeno un quarto d’ora prima della partenza; non si sarebbero aspettati eventuali ritardatari e nel caso non si sarebbe rimborsato il costo del biglietto. Il viaggio era effettuato in un massimo di quattro ore e prevedeva tre soste lungo il percorso, alla stazione di posta delle Tre Torri, all’Osteria del Cristo ed a Bastiglia, per sgranchirsi le gambe, far riposare il fondoschiena ed eventualmente caricare eventuali altri passeggeri nel caso ci fosse stato posto. L’arrivo era situato di fronte al negozio del signor Luigi Lodi in piazza vicino al Corpo di Guardia; il viaggio di ritorno era previsto per le ore 16,00, sempre dal suddetto negozio. L’orario invernale prevedeva la partenza dalla Mirandola alle ore 7,30 e alle 13,00 quella da Modena. La carrozza trasportava dieci persone all’interno e tre nel “cabriolè” dietro la cassetta dei conducenti. Il servizio era svolto tre giorni la settimana, il lunedì, il mercoledì ed il venerdì per l’andata; nell’orario estivo il viaggio di ritorno si effettuava lo stesso giorno, in quello invernale il giorno dopo. Ogni passeggero poteva portare un bagaglio massimo di 50 libbre (una ventina dei nostri chili) e ad ogni libbra in più si sarebbe pagato un sovrapprezzo. Niente cani in carrozza ed i fumatori, per poter apprezzare il piacere del tabacco, dovevano avere il permesso dagli altri passeggeri. La tariffa del biglietto era di L. 1,88 nell’orario estivo e di L. 2,25 in quello invernale.

L’Omnibus svolse il suo pubblico servizio con soddisfazione generale fino al 1883; il primo aprile di quell’anno arrivò la ferrovia alla Mirandola che con un biglietto del costo di 85 centesimi ed un viaggio della durata di una sola ora costrinse alla resa l’Omnibus.

Vanni Chierici

Fonti:   Quaderni della bassa modenese n.2 1982 – L’antica strada del

Canaletto- R.Torelli e F.Gavioli

La Sgambada 10^ edizione – don F. Gavioli

Lascia un commento

Your email address will not be published.