Dal primo all’ultimo
Un veloce sunto per scoprire in rapida successione i Pico signori della Mirandola.
Francesco I Pico della Mirandola, appartenente ad un ramo delle famiglie dette “Figli di Manfredo”, già dal 1300, in quanto vicario di Modena, cioè rappresentante dell’imperatore del Sacro Romano Impero, è di fatto padrone della Mirandola. Però solo nel 1311 la sua posizione di Signore del castello della Mirandola e delle pievi di Quarantula e S. Possidonio viene resa ufficiale dall’investitura ricevuta dall’imperatore Enrico VII di Lussemburgo.In realtà Francesco riceve il feudo in condominio con un paio di cugini, ma essi non contano nulla e spariscono in fretta. Francesco è un soldato, come del resto la maggior parte dei piccoli feudatari italiani, e l’attaccamento al lavoro lo porta a combattere di qua e di là fino ad incontrare il duca Passerino che gli toglie il feudo, oltre alla vita. Ah, ma anche il duca ha i suoi momentacci, ed il figlio di Francesco, Nicolò, aiutato dai Gonzaga, vendica il padre. Gli alleati però vengono meno alle promesse fatte e non gli restituiscono il feudo; perché ciò succeda occorrono molti anni e molto lavoro diplomatico. Nel 1354 il nuovo imperatore Carlo di Lussemburgo rinnova finalmente l’investitura della Mirandola ai Pico, ma solo 40 anni più tardi la famiglia si riappropria del feudo.
I pretendenti sono in parecchi e tutti a buon titolo. A Milano, ospiti della corte viscontea, ci sono Giovanni, Franceschino e Prendiparte II figli di Nicolò Pico. Già residenti alla Mirandola troviamo Francesco, Tomasino, Prendiparte e Spinetta figli di Paolo Pico. Ambedue i gruppi pretendono l’esclusiva e si rischia di venire alle mani. L’imperatore, per evitare dissidi che potrebbero trascinarsi per anni, nomina arbitro Gian Galeazzo Visconti. Questi, par an saver né lezar né scrivar, decide di far decidere ai mirandolesi. Vincono il referendum i quattro figli di Paolo, anche se accusati di brogli, e per festeggiare costruiscono una chiesa nel borgo che poi diventerà la Concordia. I quattro apparentemente vanno d’amore e d’accordo, forse perché il carattere più forte tra loro, Prendiparte, se ne va a fare il guerriero per i Visconti e a governare città come Milano, Pavia e Brescia. La salute però è cagionevole. Il primo ad andarsene è Tomasino nel 1394, l’anno stesso del “referendum”. Nel 1399 lo seguono gli altri, nell’ordine Prendiparte, Spinetta e Francesco. Tre fratelli morti nello stesso anno è un po’ sospetto, mormora il popolino. Spinetta e Prendiparte non hanno figli e l’eredità va al figlio di Tomasino, Aiace, e ai figli di Francesco, Francesco II e Giovanni; di nuovo in tre a comandare, ci si chiede come andrà a finire. Aiace è sicuramente il fratello dominante, ma la sua professione di soldato lo tiene spesso lontano dalla Mirandola. Quando è in città il suo carattere litigioso lo rende intrattabile e guai a non dargli ragione. Giovanni non ci sta e in una disputa col fratello vengono sguainate le spade. Sorprendentemente a rimetterci è Aiace che ci lascia le penne. Francesco, vista la fine del fratello, decide che la sua salute è più importante di un piccolo regno in comproprietà e cede tutti i diritti a Giovanni ritirandosi a vita privata; sarà uno dei pochi Pico a morire nel proprio letto di morte naturale.
Alla morte di Giovanni, nel 1450, gli succede il figlio Gianfrancesco che è il primo Pico che si ritrova a governare la Mirandola tutto da solo. Inoltre è un tipo pacifico e si mette ad abbellire quella che, da un gruppo di borghi, si avvia a trasformarsi in una “ridente” cittadina della bassa. Ha però anche la testa sulle spalle e cinge la città con le prime mura in mattoni, ma il suo regno dura poco e nel 1467 lascia tre figli maschi. In realtà a contendersi il primato, come si direbbe oggi, sono solo in due. Giovanni infatti dapprima intraprende la carriera ecclesiastica e poi si dedica allo studio filosofico con “discreti” risultati. Tra Galeotto e Anton Maria è tutta un’altra storia. La madre sostiene il secondo, e questo capiterà spesso nella famiglia, ma è Galeotto che ha la meglio. Non lo fermano neppure le scomuniche del papa ed un esercito accampato sotto le mura, riesce a tenersi la Mirandola, ma perde la Concordia che viene assegnata come contentino ad Anton Maria. Pensando di evitare tutti questi litigi ai propri figli riesce ad ottenere dall’imperatore un diploma che assegna l’investitura al primogenito maschio. Tutto risolto? Ma neanche per sogno; i Pico hanno la testa dura e nel 1499 la morte di Galeotto riaccende la lotta per la successione. Gianfrancesco II è il primogenito e l’erede legittimo, ma Lodovico, sostenuto dalla madre (ma và?) e appoggiato dal fratello minore, lo contesta e riesce ad estrometterlo. Al contrario di Gianfrancesco che è uno studioso, Lodovico è un soldato e si potrebbe dire “il pericolo è il mio mestiere”. Detto, fatto; viene ucciso in combattimento e Gianfrancesco si fa rimettere sul trono dal papa. La storia parrebbe terminata, ma c’è il figlio di Lodovico, Galeotto II, che spinto dalla madre (le mamme vogliono sempre il meglio per i figli) arriva ad uccidere lo zio e a prendersi il feudo; è il 1533.
Per 17 anni Galeotto II governa la Mirandola trasformandola in un covo di briganti, ma proprio quando sta per arrivare il momento di maggior gloria per la città, nel 1550 muore a Parigi lasciando il figlio Lodovico II a prendersi tutta la fama per il più grande fatto d’armi che coinvolge il piccolo stato: l’assedio del 1551/52. Lodovico si dà da fare trasformando la città in una vera fortezza, ma il suo capolavoro (parere personale dell’autore) è convolare a seconde nozze con Fulvia da Correggio. Questa gli dà tre figli maschi, ma soprattutto regge lo stato per 22 anni con saggezza ed oculatezza lastricando e preparando la strada per il periodo d’oro della Mirandola. Lodovico muore a soli 41 anni, ancora si parla sottovoce di veleno, i tre figli sono troppo giovani e Fulvia si prende la reggenza.
Il primogenito Galeotto III approda al governo nel 1582, ma c’è un problema: è epilettico e non in grado di governare da solo così Fulvia continua a tirare le fila da dietro le quinte fino alla sua dipartita nel 1590. Due anni dopo, rendendosi conto dei suoi limiti, Galeotto rinuncia al titolo in favore del fratello Federico II. Questi però può godere del potere per soli 10 anni; il 1602 lo vede soccombere, così pare, al dolore per la perdita precoce dell’amata moglie.
Il terzogenito di Fulvia, Alessandro I, che aveva intrapreso la carriera ecclesiastica, non ci pensa due volte a gettare la tonaca alle ortiche ed indossare i panni del conte della Mirandola e marchese della Concordia che nel 1617 saranno sostituiti da quelli di Duca. Con Alessandro I la Mirandola raggiunge il massimo fulgore della sua storia, anche se nel 1627 una guerra ai confini, seguita da una pestilenza, riduce a mal partito il piccolo stato. Il duca non ha figli regolari, ma riesce a farne legittimare uno naturale, Galeotto IV, che però muore qualche mese prima del padre nel 1637. Maria Cybo, vedova di Galeotto, diventa reggente aspettando la maggiore età del figlio Alessandro II.
I Pico non sono certo famosi per la pazienza e nel 1648, a soli 17 anni, Alessandro scalpita per avere il comando e viene quasi alle mani con la madre. Questa pretende delle scuse ufficiali, il figlio pesta i piedi, sbraita, dà in escandescenze e alla fine Maria si ritira a Padova lasciando tutto nelle mani di Alessandro che si dà subito da fare. Sposa Anna Beatrice d’Este che gli dà quattro figli maschi e una femmina. Francesco è il primogenito, ma è tisico e non dura a lungo; riesce però a dare un erede al padre e lo chiama Francesco Maria.
Nel 1691, dopo 43 anni di regno, se ne va Alessandro II. Ancora una volta l’erede è troppo giovane e la reggenza va a Brigida, sorella di Alessandro. Ormai però siamo al termine. Nel 1704, nel bel mezzo di una guerra di secessione e a soli 15 anni, Francesco Maria pretende ed ottiene i pieni poteri cacciando la zia e poi prende una decisione fatale: si allea con i francesi e gli spagnoli abbandonando l’imperatore. Questi se la lega al dito, dichiara il duca un fellone e un traditore e gli toglie il ducato. Al contrario di ciò che era successo 170 anni prima con Galeotto II, stavolta si fa sul serio e alla fine della guerra Francesco Maria si ritrova ad essere stato l’ultimo Pico signore della Mirandola.
Fonti: Memorie storiche della città e dell’antico ducato della Mirandola –
Vol. I
Cronaca della Mirandola, dei figli di Manfredo e della corte di
Quarantola – Ingrano Bratti
Mirandola, 30 secoli di storia – G. Morselli
Annuario storico modenese – Tomo I