A tavola con i Pico
Buon appetito.
Bene, sono arrivate le feste. Prima il pranzo di Natale, poi il cenone di capodanno. Grandi abbuffate, mangiate pantagrueliche … ne siete proprio sicuri? Siete certi di sapere veramente cosa significa mangiare troppo?
L’età d’oro del Ducato della Mirandola iniziò con Fulvia da Correggio e raggiunse l’apice col Duca Alessandro II Pico. Età d’oro nel vero senso della parola. Il Ducato finalmente libero da guerre, tranne che per alcune piccole e ininfluenti scaramucce, e dai deleteri intrighi di corte, a parte qualche carta bollata tramite avvocato, divenne ricco da far schifo tanto da far invidia alle maggiori corti d’Europa.
Divenne abituale per i Pico celebrare sfarzosi matrimoni e cerimonie pubbliche con festeggiamenti che duravano giorni e a cui era invitato il popolo tutto, a gratis naturalmente; oppure presenziare a cerimonie di altre corti presentandosi con un seguito così numeroso e sfarzoso e doni tanto preziosi da lasciar tutti a bocca aperta. Si arrivò persino a prestare l’argenteria ai principi del vicinato per far fare loro bella figura nelle cene di lavoro o nei pranzi matrimoniali.
Ecco cosa poteva capitare alla Mirandola in quei tempi felici.
Il 19 dicembre del 1689 verso sera giunge alla Mirandola la Granduchessa di Toscana. Naturalmente la sua venuta è risaputa già da tempo e l’accoglienza è stata preparata con cura e senza badare a spese. La bella casa del Conte Lodovico Boretti è stata scelta per ospitare l’importante personaggio ed è persino stata addobbata con la tappezzeria della corte del Duca Alessandro II Pico. Naturalmente la cena è offerta dalla rinomata ditta di catering “Pico, a tutte le ore”, con la famosa argenteria che fa bella mostra di sé sulle tavole. Il Maestro di Casa del Duca, Gaspare Bottardi, cura la perfetta regia della frugale cenetta. Dopo le inziali quattro chiacchere e pettegolezzi del tipo”come sta la sua famiglia?”, o “gli affari vanno bene?”, oppure “ma ha saputo che l’amante dell’imperatore è improvvisamente ingrassata?”, iniziano le portate: 24 fagiani, 36 beccacce, 20 pernici, 520 ostriche, 13 trote fresche, 24 pesci di mare. Vi sono poi racchiusi in gabbie 100 quaglie, 100 tortore e 100 ortolani, naturalmente vivi ma pronti per la bisogna. Vi sono poi due bacini pieni d’uva, uno di asparagi, due di pere, uno di pomi Lazzarini, uno di carciofi , uno di finocchi, quattro di confettura bianca, uno di girelle, uno di pinocchiati e uno di cotognati, poi quattro vasi di vetro pieni di grosse olive, altri quattro di tartufi sott’olio e cento zucche di vino pregiato.
Mancavano solo i liocorni, ma quelli erano già protetti dal WWF. Tutti i vassoi erano guarniti con foglie d’alloro dorate. Le portate vennero servite a lume di candele e torce ma non da camerieri bensì da gentiluomini della città.
La Granduchessa rimase ovviamente colpita da tale magnificenza e lasciò una ricca mancia: una collana d’oro come regalo per la moglie del Bottardi e cento Ongari per la servitù.
Quindi gente se pensate di aver mangiato troppo durante le festività e di aver bisogno di una dieta, che non vi venga in mente di accettare eventuali inviti a cena dalla famiglia Pico.
Vanni Chierici
Fonti storiche:
Giuseppe Morselli (Mirandola 30 secoli di cronaca) Fabrizio Ferri (Mirandola il regno dei Pico)