Il Circolo di cultura “Piero Gobetti” e la trasferta finlandese
All’inizio degli anni sessanta c’è un grande fermento sociale e culturale nella società italiana, che produrrà il CENTRO SINISTRA come risultato di rilievo.
A Mirandola si fonda un circolo di cultura che vuole raccogliere consensi al di là del PC, anche nel PSI e cattolici disponibili: può godere del supporto logistico e organizzativo del Comune, che mette a disposizione tra l’altro la Biblioteca Comunale e l’edificio della Casa del Mutilato.
Ho tra le mani la mia tessera di iscrizione, n.4 , Circolo Cultura Piero Gobetti, anno sociale 1961-62 a nome Giorgio Goldoni, tra i soci fondatori.
Flavio Pellacani, allora laureando in Giurisprudenza, dedicò grande energia allo sviluppo delle attività del circolo e fu il vero Deus ex machina del circolo.
Sergio Neri diede buoni contributi a livello culturale.
Il sottoscritto , terza liceo al Liceo Classico G.Pico, nei momenti liberi dagli oneri scolastici organizzò proiezioni cinematografiche alle quali di solito seguivano accesi dibattiti, contando su un pubblico misto ed eterogeneo (per es. rappresentanti dell’Azione Cattolica).
Organizzai inoltre autobus che ci portavano ad assistere in particolare al Teatro di Reggio Emilia a numerosi spettacoli teatrali e concerti musicali.
Altri collaboratori con interessi particolari diedero il loro contributo, (storia, cinema, arte ecc.).Da non dimenticare quello organizzativo di Remo Vellani, e di Nunzio Meschieri, che poi si dedicò interamente al mondo dello spettacolo.
Attività principali:
anche in collaborazione col circolo Formiggini di Modena organizzammo cicli di conferenze, per es, sulla storia recente italiana, fascismo e post fascismo.
Spiccarono i contributi di storici come Gaetano Arfè/Enriquez Agnoletti ecc
Mostre fotografiche:una in particolare molto innovativa sui campi di sterminio nazisti.
Invitammo a Mirandola scrittori di prestigio, tra cui Luciano Bianciardi.
Andavano delineandosi i contorni dell’ VIII Festival Mondiale della Gioventù che si sarebbe tenuto a Helsinki dal 28.7 al 6 agosto 1962. Esso era una creatura voluta e sostenuta dall’URSS (il titolo completo era “..della gioventù e degli studenti, per la pace e l’amicizia”) , e per la seconda volta si teneva in un paese fuori dall’orbita diretta sovietica (la prima era stata l’Austria).
Il festival aveva un programma vastissimo, culturale, musicale, artistico, sociopolitico, con ospiti di grande prestigio come Yuri Gagarin..Festeggiamenti particolari furono riservati alle delegazioni cubana e algerina.
Nei principali paesi europei i partiti comunisti locali erano responsabili delle adesioni e della selezione dei partecipanti. In base alla solidità dei partiti locali veniva anche stabilito un numero di partecipanti.
In Italia la situazione si complicò moltissimo, perché in particolare nelle grandi città i criteri di selezione furono influenzati da una serie di fattori esterni che portarono ad avere una delegazione numerosa (circa 2000 partecipanti) ed estremamente eterogenea, da giovani di destra, a movimenti religiosi (i giovani francescani), persone del mondo dello spettacolo e della cultura ,come Dacia Maraini e il critico cinematografico Miccicchè
La delegazione modenese era numerosa e arroccata attorno al tetragono PC locale, che però lasciò anche un certo spazio a gruppi e persone “diversi”, come la New Emily Jazz Band e simili.
La federazione del PC modenese nella zona di Mirandola autorizzò anche l’iscrizione di socialisti e (era allora il mio caso) semplici simpatizzanti di sinistra, ai quali veniva richiesto il versamento di un giusto contributo in denaro (50 000 lire di allora) che includeva spese di viaggio in treno e vitto e alloggio in case dello studente finlandesi.
La delegazione di Mirandola includeva Flavio Pellacani, il sottoscritto, Giacomino Paltrinieri( la guardia), e almeno altre due persone di cui ho perso il nome, Agostino ?? della Coop di S.Felice e il fattorino della Cassa di Risparmio di Mirandola.(Ho sicuramente dimenticato qualcuno, e me ne scuso).
Il viaggio consisteva in migliaia di chilometri, da percorrere in treno, almeno per la metà del percorso su vagoni cuccette dell’URSS.
Nel maggio 1962 io ero tutto preso dalla preparazione all’esame di maturità e infatti quando partimmo per Helsinki alla fine di luglio io avevo appena terminato gli esami orali e seppi della mia promozione a pieni voti quando ero già ad Helsinki da qualche giorno.
La delegazione italiana partiva da Venezia diretta alla frontiera con l’URSS dopo aver attraversato Austria e Ungheria. I treni sovietici avevano le cuccette, che davano un certo conforto: inoltre c’era un samovar in ogni vagone, per bere te in quantità..
In Ungheria migliaia di giovani erano assiepati lungo i binari per salutarci.
Già saldamente in territorio sovietico cominciò il primo problema. Presi dall’entusiasmo del viaggiatore naif nella pausa prevista a Kiev ci smarrimmo nella metropolitana, e con grande apprensione al ritorno in stazione constatammo la sparizione del treno. Fummo fatti imbarcare sul secondo treno in provenienza dall’Italia, e questo significava recuperare la valigia solo alla frontiera con la Finlandia (la valigia era rimasta nel primo treno).
Il secondo treno era costituito quasi esclusivamente di milanesi e romani, e se mi mancò il confort dei miei oggetti personali d’altro canto mi divertii moltissimo perché era un continuo di chiacchiere umoristiche e scherzi a non finire.
Spesso il treno si fermava e simpatiche ragazze prima ucraine e poi russe ne approfittarono per regalarci cartoline prestampate con la scritta “Mir i Druzba”(pace e amicizia).Sorgeva ogni tipo di baratto , mentre la banda musicale locale suonava quello che loro pensavano fosse l’inno nazionale italiano: “Marina”!
Alla frontiera finlandese cambiammo di nuovo treno (e recuperammo le valige). Controllati da biondi giganti vichinghi tutto passò liscio fino ad Helsinki.Storicamente la Finlandia ha sempre considerato la Russia come un atavico nemico; di qui l’alleanza funesta con Hitler e la perdita di un enorme territorio a favore dell’URSS alla fine della guerra. Nel periodo del nostro viaggio si notava un esile riavvicinamento fra i due stati, ma non a livello della popolazione.
L’accoglienza a noi poverelli fu calorosa, nel senso che mentre gli autobus ci portavano ai nostri alloggi, il divertimento dei giovani finnici era di lanciarci bollenti mozziconi dentro gli autobus.
Presi singolarmente invece, l’accoglienza per esempio a noi italiani fu ottima:bastava essere riconosciuti dai locali per venire invitati a casa loro :avevano già una chitarra pronta e deliziose vettovaglie secondo la logica della ospitalità:era difficile spiegare loro nella loro ostica lingua che non tutti gli italiani sanno cantare O’sole mio.
Gli organizzatori del festival avevano anche sottovalutato il richiamo di queste amicizie createsi improvvisamente; ricordo nostri connazionali spariti in dolce compagnia il primo giorno e risorti solo durante la manifestazione di chiusura, trascurando cultura, politica, sport per dedicarsi ad altro tipo di socializzazione.
Anche l’Ambasciata Americana faceva concorrenza al festival, organizzando tutta una serie di manifestazioni alternative, tra cui ottimi concerti di jazz.
Altre nuvole si assiepavano all’orizzonte e proprio nel giorno della “Manifestazione dedicata alla pace e l’amicizia tra i popoli, contro le armi atomiche, per il disarmo e la coesistenza pacifica” (preso dal programma ufficiale ) giunse la ferale notizia che l’URSS aveva lanciato l’ennesimo test atomico in Siberia.
Il festival si spaccò in due, i filosovietici a tutti i costi da un lato, e i pacifisti dall’altro. Io e Flavio Pellacani rinunciammo alla manifestazione ufficiale e partecipammo a quella ,composita e variegata, antinucleare.
Il viaggio di ritorno fu anche più lungo di quello di andata, perché per la nostra delegazione era prevista la visita alla città di Kharchov in Ucraina orientale.Per il resto rientro senza avvenimenti particolari.
Ci furono varie riunioni in quel di Modena per commentare il festival, e anche l’attività del circolo Gobetti riprese in autunno, ma io iniziai l’università in quel di Milano e abbandonai praticamente del tutto i miei contatti.
Giorgio Goldoni
La foto della lettera proviene dalla collezione “Picus degli Sgarbanti”