Il bandito Emilio Paltrinieri detto “Biscia” o “Puttinon”

Il bandito Emilio Paltrinieri detto “Biscia” o “Puttinon”

28 Febbraio 2020 0

IL BANDITO EMILIO PALTRINIERI DETTO “BISCIA” O “PUTTINON”

La recente acquisizione, da parte della biblioteca “Picus degli Sgarbanti”, di un raro opuscoletto, mai censito finora in nessuna biblioteca italiana,ci permette di ricostruire la vita del più conosciuto bandito modenese di tutti i tempi. La placchetta stampata a Modena dalla Tipografia Sociale alla fine del 1878 ci parla dei fatti più salienti di Emilio o Emidio Paltrinieri nato a Camurana di Medolla nel 1840.

“Biscia” era il soprannome della famiglia mentre “Puttinon” gli era stato dato dagli amici per la sua corporatura.

Già nel 1861 riceve la prima condanna per aver rubato due maiali che a quell’epoca avevano un valore assolutamente diverso da quello di oggi ed erano uno dei pochi mezzi di sopravvivenza per le numerose famiglie della bassa modenese.

Appena uscito dalla prigione nel 1864 ruba un rotolo di tela e si prende una condanna di altri tre anni. Sitrasferisce poi a Genova dove rimarrà per altri dieci anni ma che comprendono anche altri quattro anni di carcere. E’ solo nel 1878 al suo ritorno a Camurana che da semplice ladruncolo, anche se già con ben dieci anni di carcere, diventa il più ricercato bandito del modenese.

Furti, ricatti, strozzinaggi ed omicidi terranno impegnate invano le autorità di Mirandola e di Modena. Il bandito era solito nascondersi nel grande bosco della Saliceta dove fra alberi e fitte sterpaglie era impossibile trovarlo.

Il libretto narra di fatti delittuosi accaduti a Luigi Silvestri di Medolla, di Cesare Tosatti e Alfonso Tosatti. Il Biscia tentò pure un ricatto al Sindaco di Medolla.  E così fu fino al 18 dicembre 1878, giorno del suo arresto presso una piccola osteria denominata “Tavernella” presso San Giovanni in Persiceto.

I giornali dell’epoca diedero ampio risalto alle imprese di questo bandito che aveva il suo regno presso la via Bella di Medolla e dove commise numerose rapine. Tutti i quotidiani modenesi riferirono poi dell’arresto del bandito che aveva con se un fucile e un lungo pugnale insanguinato. Anche L’Indicatore Mirandolese nel mese di dicembre del 1878 annuncia la tremenda crudeltà del bandito. Venne condannato ai lavori forzati a vita. Morì in carcere nel 1898 diventando la leggenda del secolo.

Nel 1977 l’amico Giuseppe Morselli portò alle stampe “ Adani Caprari Biscia & C.”dove sono narrate le storie dei più famosi briganti modenesi.

Mostriamo fra le illustrazioni, pur rovinata e malconcia,  anche una rara cartolina con i volti di Adani e Caprari mentre erano in carcere a Modena. E’ la prima volta che viene presentata tramite internet e non pare sia mai stata stampata in nessun libro.

Gran parte del volume di Morselli ci narra la storia del Biscia con il perfetto stile giornalistico che sapeva dare ai propri libri l’indimenticato scrittore mirandolese. Qualche copia di questo volume, proveniente da casa dell’autore, rimane disponibile presso la biblioteca Picus

Lo scrivente vorrebbe aggiungere una morale a questo breve testo: non importa alla storia se nella vita sei stato un buono o un cattivo perché ti ricorderà comunque. Si dimentica altresì di quelle persone, come diceva Giovanni Pico della Mirandola, nel libro sulla dignità dell’uomo, che nella vita si sono avvicinate a voi con la faccia da amici ma nel momento del bisogno vi hanno tradito per loro piacimento o vi hanno raccontato bugie facendovi credere di esaudire i vostri desideri perché persone di alto lignaggio.

Claudio Sgarbanti