Esperanto a Mirandola – Una lingua dimenticata
Il nostro più illustre filosofo mirandolano nel 1486 volle ospitare a Roma, anche a proprie spese, tutti i maggiori esponenti della cultura italiana ed europea per poter illustrare come si potesse arrivare a una filosofia universale che unisse tutte le correnti di pensiero. In questa sua teoria filosofica vengono raccolti i teologi cristiani, gli esoterici, i neoplatonici, gli gnostici, gli ermetici, il pensiero islamico, l’ebraico, il cabbalistico e tutti i mistici nonchè Platone ed Aristotele. La verità doveva nascere dalla concordia fra tutti i filosofi di tutte le nazioni e di tutti i tempi per giungere a una pace filosofica o concezione di verità come principio eterno. Un breve ma importante studio, su questo libro quattrocentesco del Pico,fu realizzato dal professor Giovanni Di Napoli nel 1965 e si proponeva a fianco dei due volumi editi nel riuscitissimo convegno per le celebrazioni pichiane del 1963. La commemorazione del 500° anniversario per la nascita di Giovanni Pico, che fu svolto con filosofi e studiosi di importanza internazionale diede maggior sviluppo alla conoscenza di Mirandola e di Pico nel mondo. Il relatore professor Casari rimane unico importante testimone dell’epoca di chi ha vissuto il convegno dalla parte organizzativa. Molti mirandolesi ritengono le celebrazioni pichiane del 1963 che possa essere stato l’evento culturale più importante del ‘900 mirandolese.
Come il nostro Pico che voleva legare tutte le dottrine universali,molto più tardi, verso la fine dell’800, la stessa coesione la cercò anche il medico polacco Ludwik Lejzer Zamenhof che volle unire tutto lo scibile umano cercando di costruire una lingua facile da parlare e da scrivere e che fosse uguale per tutti. In questo modo ci si sarebbe capiti molto più facilmente e le diverse popolazioni avrebbero avuto modo di esprimersi in un sistema linguistico precostruito moderno, comprensibile a tutti evitando malintesi e sottintesi che potessero generare altre guerre politiche, religiose ed economiche.
L’idea di dare il nome di Giovanni Pico nel 1957 al gruppo esperantista mirandolese fu senza ombra di dubbio una scelta molto azzeccata anche perché il nostro filosofo era un eccellente studioso di lingue e se nel ‘400 fosse già stato inventato l’esperanto sarebbe stata una di quelle che lui avrebbe sicuramente studiato per poter esporre il proprio pensiero filosofico ad una platea molto più vasta.
Il primo riscontro esperantista a Mirandola risale al 1928 ed è visibile presso la biblioteca Picus degli Sgarbanti (che si appresta a diventare piccolo Museo locale in quanto la raccolta di ogni genere di“materiale” mirandolese e delle terre dei Pico si va sempre più allargando e aprendo a diverse collezioni) in una cartolina del 1928 con una bella veduta di via Cavallotti spedita da Bologna verso la Francia a firma dello studente di medicina Tellini Milliari alla cui famiglia ancora oggi è intitolato il gruppo esperantista bolognese.
Sarà orgoglioso di questa notizia il mirandolese Mario Amadei che è il segretario del circolo bolognese e che nel 2006 portò su L’Indicatore Mirandolese la sua esperienza di fondatore del gruppo esperantista mirandolese del quale oggi ne rimane una sparuta minoranza di appassionati che ancora frequentano i vari convegni annuali e che sono i signori Franco e Giorgio Grilli e la signora Gabriela Ritter. Altri mirandolesi ricordano le passate lezioni con le maestre Campagnoli e Cavicchioli come le allora signorine Cavicchioni e Luppi che fu la più govane frequentatrice dei corsi linguistici.
Nato nel 1957 il gruppo esperantista mirandolese ebbe come presidente il maestro Roberto Veronesi e segretario il pittore Valter Luppi a cui succedette Antonio Stefanini che fu il “motore trainante” fino alla chiusura del circolo nel 2001 e Giuseppe Bergaminiscomparso nel 2010 che ne conservò la gestione.
Nel 1959 vi fu il gemellaggio con Novi Sad e fu edita un’apposita cartolina di Mirandola con varie vedute della città e al centro la figura di Giovanni Pico. Al retro riportava la data del gemellaggio al quale partecipò anche il Sindaco Celso Gherardi che con gli esperantisti mirandolesi raggiunse Novi Sad in pullman. I mirandolesi ricambiarono l’accoglienza invitando i colleghi slavi a una festa, ripresa anche dalla televisione italiana ,al circolo culturale “La Fenice” dove vennero elette due splendide Miss Esperanto.
Il 27 aprile 1959 con delibera comunale vi fu l’inaugurazione di via Zamenhof nel nuovo quartiere in costruzione a sud della città. Il dottore polacco (1859-1917) già dal 1887 aveva pubblicato il suo primo libro “ Unaua Libro” scritto nella nuova lingua esperantista.
Già dal 1961 si ha riscontro di un giornalino bimestrale di notizie in lingua esperanto. Vi collaboravano i soci del gruppo mirandolese e comprendeva notizie locali, poesie, vignette, canzoni e proverbi in lingua italiana ed esperanto.
Pochi sono i documenti riguardanti questa associazione mirandolese rinvenibili nelle case degli affiliati degli anni ’50 e ’60. Pochissime le foto rimaste e quasi tutte disperse in diverse località emiliane. Da segnalare lo splendido gagliardetto di affiliazione con Novi Sad in seta ricamato. Si spera di poter riunire le poche cose rimaste a ricordo di una tradizione che va scomparendo ma che ebbe grande successo in una Mirandola in grande espansione culturale nella metà del secolo scorso. L’apice fu il convegno internazionale per il 500° anniversario della nascita di Giovanni Pico al quale parteciparono i più accreditati filosofi europei del momento.
Claudio Sgarbanti
La prima foto è datata 1957 e ritrae un gruppo di allievi della scuola di Esperanto di Mirandola (per gent.conc.di Osiride Bastianelli)