Le nostre Frazioni – Bellaria, Forcello, Pioppa, Ponte Rovere – Disvetro, Villa Motta
Frazioni di San Possidonio : Bellaria, Forcello, Pioppa, Ponte Rovere
Frazioni di Cavezzo : Disvetro, Villa Motta
Torre Pellacani - Assurdamente abbattuta negli anni sessanta
Passato il paese di San Possidonio si prosegue sulla strada provinciale in direzione di Cavezzo. Ad un chilometro dal centro si trovava, fino a qualche anno fa, un edificio caratteristico, la Torre Pellacani, singolare costruzione a pianta circolare. Fu abbattuta negli anni Sessanta, senza molte giustificazioni.
Proseguendo in direzione del fiume Secchia si potrebbe giungere al ponte della Pioppa, eretto nel 1924 in cemento armato, ma è opportuno svoltare a sinistra e giungere a Disvetro, piccola frazione del comune di Cavezzo.
Disvetro, come ricorda il Tiraboschi, è una villa e chiesa parrocchiale nel Basso modenese e nella Diocesi di Nonantola. “È luogo e chiesa non molto antica, e non trovasi nominata prima del secolo XIV”.
In effetti, alcuni ritrovamenti fatti nel secolo scorso testimoniano che la zona era abitata fin dal tempo dei Romani. La chiesa di Santa Maria di Disvetro è anche nominata nel catalogo delle chiese modenesi nel secolo XV.
Assai incerta l’origine del nome Disvetro. Di questa località si ha una prima menzione solo nel 1340.
Probabilmente la chiesa sorgeva dove addesso si trova l’oratorio di Sant’Anna presso Cavezzo, e dipendeva dalla pieve di Roncaglia, di cui parleremo.
Solo nel 1610 sorge a Disvetro un oratorio dedicato a San Giovanni Battista e nel 1624 la famiglia Malavasi ottiene l’erezione del paese al rango di parrocchia. L’attuale chiesa fu costruita, in stile barocco, fra il 1663 e il 1669.
Il campanile è del 1668 e rifatto nel 1923.
Nei pressi di Disvetro, sulla strada che porta a Cavezzo, sorge l’oratorio della Beata Vergine del Rosario, detto la Gaviola. Risale ai primi anni del ‘600, fu della famiglia Gavioli, poi dei Marchesi Molza.
Fu ricostruito nel 1860 e divenne oggetto di una lunga vicenda giudiziaria fra le famiglie Gavioli, Molza e Delfini. Una vertenza che si iniziò nel 1709 per concludersi intorno al 1925.
Di grande rilievo, sulla via del Dosso, la villa padronale della famiglia Delfini, bella costruzione del ‘700, dove nacque il notissimo scrittore Antonio Delfini (1908-1962), vincitore di un premio Viareggio (1963) e maggior scrittore contemporaneo della Bassa modenese.
Ad un chilometro dall’oratorio della Gaviola, c’è Cavezzo.
Altra frazione del comune di Cavezzo è Motta.
Il nome deriva da una “motta”, cioè da un rilievo del terreno. Non a caso l’altitudine di Motta è di 28-30 metri sul livello del mare.
Anche le origini di questo paese sono molto antiche: il Tiraboschi riferisce di un documento che parla della “Motta de Azzolinis” risalente al 1351. La famiglia Azzolini, almeno per un certo periodo, era certamente la più cospicua della zona, poi i veri padroni della Motta divennero i Molza. Infatti la carta del 1351 concedeva a messer Iacopo della Molza l’investitura della chiesa parrocchiale di Disvetro “curri cappella Mottae de Azzolinis”.
Fino al 1400 la chiesa dipendeva dalla pieve di Roncaglia, in seguito fece parte della giurisdizione della pieve di San Luca in Camurana.
Intorno al 1510, quasi certamente per iniziativa dei marchesi Molza, che qui avevano grosse proprietà terriere fino ad assumere il ruolo di veri e propri feudatari, l’oratorio di Motta divenne chiesa parrocchiale, dedicata al culto di Santa Maria della Neve, la cui festività ricorre il 5 agosto.
A breve distanza dalla chiesa esistono due antiche costruzioni di notevole valore artistico. La prima costruzione si trova a ponente della chiesa, risale al ‘500 e fino a qualche anno fa vantava due belle torri angolari.
Altro interessante edificio è la corte Molza, una bella residenza di campagna risalente al ‘600-700 con una alta torre centrale.
Sempre nella zona di Motta, in via Sottargine, si trovano villa Morselli e villa Casarini del primo ‘800, entrambe circondate da ampio parco. Lungo via di Sotto si possono ammirare villa Zirondoli e villa Lodi, entrambe di stile settecentesco.
Interessante è anche il ponte sul Secchia, detto ponte Motta, eretto tra il 1859 e il 1861 per ordine del generale carpigiano Manfredo Fanti. Il ponte fu una delle prime opere pubbliche realizzate nel modenese dopo la conquista dei piemontesi per facilitare le comunicazioni tra i due importanti centri di Carpi e Mirandola.
Giuseppe Morselli
Tratto da : guida storica e turistica della Bassa Modenese
A cura di Giuseppe Morselli
Anno – 1982