La Mirandola – Storia urbanistica di una città – La Mirandola rinascimentale e il palazzo del Comune – IV Capitolo

La Mirandola – Storia urbanistica di una città – La Mirandola rinascimentale e il palazzo del Comune – IV Capitolo

30 Marzo 2021 0

La Mirandola rinascimentale e il Palazzo del Comune

L’esempio più significante del Rinascimento a Mirandola resta il Palazzo Comunale.

Voluto da Giovan Francesco I ma realizzato dai suoi suc­cessori (1468) il Palazzo nel suo prospetto anteriore (che dob­biamo immaginare privo dell’orologio che lo sovrasta) comparve subito, per l’armonia del disegno e l’equilibrio delle proporzioni, uno degli edifici della Città meglio realizzati esteticamente. L’in­teresse architettonico si limita però alla sola parte anteriore aperta inferiormente in uno spazioso loggiato rettangolare (sei arcate frontali per due di profondità) sul quale colle stesse dimensioni insiste, secondo i modi e la tradizione di tanti Palazzi Pubblici dell’Italia Settentrionale, un vasto salone.

La facciata è abbellita da fregi e cornici in cotto di disegno elegantissimo, di esecuzione moderna ma ricavate sulle originali; estremamente elegante si rivela pure l’accoppiamento del caldo rosa del marmo delle colonne col rosso più vivo del mattone, raro esempio in città insieme a quello del vecchio «Palazzo Ducale» in Castello dell’accoppiamento di questi materiali. L’edificio ha il prospetto sulla Piazza Grande; la sua fronte è leggermente in obliquo rispetto al corpo del fabbricato (costruito precedentemente) e ugualmente rispetto all’asse della piazza in modo da guardare (in origine) verso il castello ma anche, dopo la demolizione delle mura dei Borghi, alla porta della Città, cioè in modo da essere una delle prime cose che si presentava a chi entrava in Mirandola.

Palazzo Bergomi
Palazzo Bergomi

Poco lontano, nella parte di sinistra, si innalza un altro palazzo rinascimentale, l’antica casa dei Buffali ora detto Palazzo Bergomi. Architettonicamente molto più pesante, è peggio «pen­sato» all’esterno del Palazzo della Comunità di cui tuttavia ripete gli elementi di stile e di inspirazione. La osservazione attenta del suo prospetto (le colonne delle bifore non com­paiono in asse con quelle del porticato) fa supporre che la parte costruita sia la realizzazione di parte del progetto originale.

Casa della Ragione
Casa della Ragione

Di fronte a questo palazzo sulla via che porta alla chiesa di S. Francesco si vede, alterato però da adattamenti e rifaci­menti, un edificio di architettura gotica che sembra risalire al secolo XIV. Si ritiene che si tratti della «Casa della Ragione» cioè della casa dove veniva data giustizia: è voce (che non risponde al vero) che nel balconcino di angolo si esponessero i condannati alla gogna. Malauguratamente il loggiato è murato; si può tuttavia arguire dalle tracce che si riconoscono sul para­mento come si doveva presentare in origine.

Dall’osservazione di questo gruppo di opere, dalla loro col­locazione, dal modo con cui esse entrano in rapporto tra loro e con gli altri edifici si può avere una idea sufficientemente esatta di come si presentava in antico questa parte della Mirandola e di quanta attenzione gli uomini e gli architetti di allora aves­sero messo a costruire la loro città, bella e razionale.

Si immagini il resto della Piazza: un grande rettangolo, chiuso a ponente dopo il Bergomi da un prato, poi dalle fosse e dagli argini, dalle cortine e dalle torri del Castello; a nord dalle opere della Porta sormontata da una torre (la Madonnina allora non era ancora stata costruita); a levante dalla fila delle case di altezze disuguali, colle loro facciate in cotto e dei palazzi coi loro portici e loro botteghe (dei ramari, che «battevano» e facevano oggetti di rame, degli ortolani, dei conciatori e sellai, dei bottai, ecc.), il voltone cioè l’ingresso della strada del Ghetto; una città umana, fatta per l’uomo, secondo le propor­zioni e la misura dell’uomo.

Il resto della città rinascimentale si trovava nell’ex Borgo Nuovo dove gli edifici più importanti (gravitanti sul Duomo) erano l’ospedale di S. Maria Bianca colla sua chiesa e il grande convento delle Monache di S. Chiara, dei quali ora non restano tracce.

L’ospedale occupava una vasta area di fianco e a mezzodì del Duomo e del suo sacrato (allora adibito a cimitero) e aveva sul prospetto principale che correva lungo la presente via Pico allora detta la Via Grande un agile porticato che proseguiva anche davanti alla chiesa; il grande complesso conventuale delle Monache si trovava più a nord ed occupava l’altro lato della strada; arrivava fin contro le mura di ponente e di mezzodì coi suoi chiostri, la chiesa e le pertinenze; la facciata si presentava senza loggiato con paramento a faccia a vista e ornati a doppia cornice in cotto. Di fronte a quello dell’ospedale correva un lungo porticato che esiste per quanto alterato tuttora; in questo si riconoscono, dal tipo delle arcate, alcune case medioevali cioè di epoca precedente alla «progettazione» del Borgo.

La Piazza Grande e un caratteristico aspetto del Palazzo Civico della fine del secolo XVIII

Olio su tela di Giovan Battista Menabue, pittore ducale, 1799. Museo del Risorgimento di Modena.

Il recupero ideale dell’aspetto originale del Palazzo, che qui si vede in una delle sue riproduzioni più antiche, non può dirsi del tutto raggiunto perché non risulta chiaramente definibile la fisonomia originaria dell’anconetta nella quale dovette essere stata accolta per lunghissimo tempo la statua della Vergine che ora si trova sul timpano dell’Oratorio della Madonnina.

La grande piazza che si estende davanti al Palazzo derivò dall’unione della piazza a funzione civica aperta all’origine davanti all’edificio con quella ad uso militare antistante al Castello che vennero collegate all’atto della congiunzione del Borgo della Fortezza con il Borgo Novo.

Un esempio di architettura civile – Una casa del “Borgo Novo”

Rilievi e disegno di Remigio Bruschi e Mario Venuti

La casa esiste tuttora; mentre la facciata di strada (via Pico 22) è ormai del tutto irriconoscibile, la facciata posteriore, di cortile, sfuggita ai cosiddetti ammodernamenti, ha potuto conservare quasi intatto il suo aspetto originale e ci lascia intuire con quale dignità si doveva presentare l’immobile prima della sua alterazione.

Edifici di questo tipo erano certamente il presupposto per la costruzione in chiave di emulazione degli altri in corso di progettazione.

Un esempio di architettura religiosa: il Chiostro del Convento degli Scopetini

Come si è visto, più che nelle facciate purtroppo alterate e malamente sistemate nel corso dei secoli, la Mirandola cinquecentesca si scopre nei cor­tili, nelle parti «interne» delle costruzioni come per esempio nel caso del chiostro del Convento di S. Maria Maddalena o degli Scopetini che mostra praticamente ancora il suo aspetto originario e quasi intatta la sua antica e suggestiva bellezza.

Un esempio di architettura nobiliare: il Palazzo Bergomi

Ricostruzione dell'autore; rilievi e disegno di Remigio Bruschi e Mario Venuti.

Ubicato di fianco al Palazzo Pubblico col quale gareggia in bellezza, il Bergomi volle certamente essere espressione della potenza economica della Famiglia che lo costruì e in senso più largo del ruolo che la nuova borghesia commerciale e l’aristocrazia politica intendevano svolgere concorren­zialmente nella vita della Città.

L’edificio di fatto termina incongruamente alla fine della quinta cam­pata; nella figura, si è tentato di dare un’idea di come probabilmente, se non ci fosse stato l’ostacolo del terrapieno delle fosse del Castello, avrebbe potuto essere realizzato.

In origine il portico era aperto solo sulla facciata di piazza. Nel Rinascimento, come si vede da antiche stampe, non poche case della Mirandola, anche comuni, erano ornate di portici.

Tratto da: La Mirandola – Storia urbanistica di una città

Autore: Vilmo Cappi

A cura: Cassa di Risparmio di Mirandola – Seconda Edizione a cura del Circolo “G.Morandi” di Mirandola.

Anno: 2000

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