La Mirandola – Storia urbanistica di una città – Dal Medioevo al Rinascimento – I°capitolo
Prefazione:
il progetto, come Casa Editrice, è pubblicare quest’opera del carissimo amico Vilmo Cappi, rispettandone i capitoli e il testo originale.
Essendo di elevato valore documentale e di difficile reperibilità abbiamo pensato di divulgare il testo a puntate divise per capitoli partendo dall’introduzione dell’autore e presentando il I°capitolo.
Buona lettura.
Introduzione
Volentieri, anzi con piacere, ho aderito alla proposta del presidente del Circolo Culturale G. Morandi della Mirandola, Dott. Sauro Vecchi, di ripubblicare la mia vecchia “Storia urbanistica” a distanza di 27 anni dalla sua data di nascita. L’idea mi risultò gradita perché nel corso di tanti anni si era affacciata e con evidenza la necessità di aggiornare l’opera e in certi punti di riguardare qualche data e anche qualche concetto. Erano nate infatti, come è naturale, novità ed acquisizioni. La scoperta di maggior rilievo era stata quella dell’ormai “famoso” documento Peloia, della seconda metà del sec. XVI, conservato all’Archivio di Stato di Torino, che mostra senza equivoci il “passaggio” fino a quel momento ricavato solo per induzione della Mirandola da oppido quadrangolare a fortezza poligonale e che per la prima volta evidenzia la pianta dell’oppido disegnata all’interno per isolati e con il reticolo viario. Altre cose di minor importanza ma che pure erano da prendere in considerazione e da evidenziare erano i disegni, pur noti, della metà del secolo scorso, di Giacinto Paltrinieri, relativi all’interno del distrutto oratorio del S.mo Rosario, meravigliosa opera mirandolese perduta ed ora inimmaginabile. Non ho inserito invece, dopo qualche titubanza, la bella riproduzione di un disegno relativo alla nuova facciata della Madonnina, ripensata nel 1868 e quello della cancellata-barriera, poi non realizzata, progettata nel 1867 dall’architetto Cesare Costa come tentativo di chiusura verso nord della piazza, sventrata e violentata dall’abbattimento della porta della città e della torre rotonda della Maddalena. Ho concesso più di uno spazio alla puntualizzazione della bibliografia “vecchia” e alla segnalazione, del resto d’obbligo, di quella “nuova”, cioè di quella comparsa in quest’intervallo di tempo, della quale per forza di cose non avevo potuto servirmi ma che ha forte attinenza e riferimento con la materia e che per questo andava indicata e messa a disposizione.
Non ho creduto invece d’insistere nell’inserire nell’opera ogni piccola novità comparsa nel corso del tempo per non togliere organicità e scioltezza al testo e alla sua cadenza espositiva, articolata per schede brevi e sintetiche, ma esaurienti, spero, e scorrevoli. Anche il libro mantiene la sua modesta veste originale ma caratterizzante. Ringrazio il Circolo Morandi di avermi dato l’occasione di ritornare sulla materia e la Cassa di Risparmio della Mirandola S.p.a. detentrice del Copyright, per l’autorizzazione alla ripubblicazione. Che esce in tiratura volutamente limitata, come già si fece per l’edizione originale, mantenendo all’opera un carattere di rarità, che può non dispiacere ai bibliofili. Come allora, l’opera viene offerta agli studiosi della materia ma in primis e con vecchio affetto, ai Mirandolesi.
L’autore
La Mirandola – Storia urbanistica di una città – Dal Medioevo al Rinascimento –
I°capitolo
Gli storiografi antichi e gli antichi cronisti fanno risalire, indirettamente, l’origine della Mirandola «al tempo dell’Impero Romano»; la leggenda che tendeva a creare una prestigiosa ascendenza ai Pico trovava credito nel fatto che nelle campagne a levante della Città si trovavano allora (con frequenza tanto maggiore di adesso) resti di costruzioni e di insediamenti di struttura romana riferibili al Tardo Impero. In realtà, la nascita della Mirandola, col suo nome, nel posto dove ora si trova, risale ai secoli X-XI; solo nel secolo XI si ha la prima notizia del luogo: «locus qui dicitur Mirandula».
Un castello (cioè una rocca: «arx») è nominato ai primi del secolo XII. La nascita del castello (e in senso generale di tanti castelli feudali intorno ai quali si raggrupparono spontaneamente i borghi e, in seguito, in taluni casi, più organicamente le città e che si accompagnò alla nascita di tante chiese e cattedrali) fu legata alle straordinarie condizioni economiche e sociali (per i castelli di carattere politico-militare, per le chiese di ordine religioso e spirituale) che caratterizzarono così favorevolmente il Medioevo nei secoli XI e XII.
L’origine della Città quindi risale a 1000 anni; la Mirandola ha pressapoco la «piccola» età della vicina Pieve matildica di Quarantoli o di una grande cattedrale romanica, per es. di San Zeno di Verona, di S. Geminiano di Modena (1099) o della Cattedrale di Pisa (1063).
Nel suo primo periodo di vita, prima luogo e castello («castrimi»), poi borgata, in seguito piccola città fortificata («oppi-dum») la Mirandola fu distrutta, parzialmente, almeno due volte (nel 1267, dai Modenesi per le opere di carattere militare; nel 1321, da Passerino Bonaccolsi, Signore di Mantova, «al duca Pasarén») ed ambedue le volte fu ricostruita per l’interessamento e ad opera prevalente dei Pico. Anche se non è possibile assegnare ai Pico la «fondazione» della Città cioè la costruzione del suo nucleo più antico (sembra che il castello sia stato costruito dalla Contessa Matilde ma è suggestivo il fatto che i Pico si chiamassero in antico e fino al secolo XV Nobiles de Lamirandula e indifferentemente i Mirandola) resta vero che la Città deve ai Pico il suo duplice risorgere ed ogni suo sviluppo ulteriore.
Ai Pico si deve anche la «ricostruzione» della Città nel Rinascimento; questo fatto ha una grande importanza dal punto di vista urbanistico perché trasformò l’impianto e l’aspetto della Città alla quale fu data quella struttura razionale e moderna che ancor oggi si riscontra, almeno in parte, nel centro storico. In quel tempo fu costruita (come accadde nella vicina Ferrara) una parte nuova di città, verso mezzodì, detta appunto il Borgo Novo, che fu in seguito «attaccata» alla preesistente città medioevale che per questo dovette subire una certa opera di ristrutturazione. L’origine della Mirandola è, come si è detto, medioevale (la prima notizia risale al 1050) ma la città che noi conosciamo, di cui fino a qualche anno fa restavano chiaramente le tracce, risale appunto ai secoli XV e XVI quando sulla base di nuove concezioni costruttive e culturali, nel quadro di una serie di condizioni economiche, sociali e politiche ancora una volta estremamente favorevoli, la città fu, come si è detto poco sopra, ripensata e si può dire praticamente rifatta.
Mentre in Europa si aveva la formazione degli Stati Nazionali l’Italia rimaneva ancora frazionata in più o meno piccole Signorie dove l’intelligenza, la cultura personale, l’ambizione, la ricchezza, lo spirito di iniziativa e di emulazione dei Principi avevano il gioco più pieno e sottile; insieme ai Principi stessi architetti, letterati ed artisti pensavano, disegnavano e ipotizzavano architetture e città; secondo una gestione e una concezione umanistiche e quasi letterarie. Degnamente in questo quadro di carattere così particolare, spesso soltanto astratto, si inserirono concretamente, come si è detto, i Pico per la costruzione, quasi si può dire la invenzione, della loro nuova città.
La prima idea fu semplicemente di fare una città; dal gruppo di case preesistenti; allargare e risistemare la Mirandola «prendendo dentro» quelle costruzioni che si erano andate formando d’intorno al castello, indifese, o non bene difese ed organizzando il nuovo spazio con la costruzione di una serie di nuovi edifici nello stile e nel gusto dell’epoca in modo da adeguare la città al ruolo di capitale e all’importanza della Signoria (Città Rinascimentale). L’attenzione fu portata principalmente all’organismo edilizio che fu realizzato secondo uno schema precedentemente studiato: gli edifici preesistenti che «contavano»: case, chiese, palazzi, ecc. vennero inseriti nelle nuove progettazioni in modo da aversi un determinato reticolo planimetrico nel quale erano contemplati nuovi elementi architettonici (che contavano) case, palazzi, chiese, ecc. quasi sul tipo di un «quadro» o di una prospettiva pittorica o di una scena fissa di uno dei primi teatri coperti.
La seconda idea non poteva essere che quella di una città militare; l’attenzione dei costruttori fu diretta principalmente alla impostazione di nuove opere difensive e alla costruzione di una nuova e più vasta cinta murata. Il processo di elaborazione e di riedificazione della Città durò più di 100 anni ma trasformò due volte la pianta e gran parte del volto della Mirandola.
Il castello, dopo la ricostruzione del secolo XIV, era circondato da argini in terra e da un larghissimo fossato ma non era ancora «murato», e le case che costituivano la Mirandola si erano raggruppate spontaneamente intorno a due punti principali rappresentati dall’antica chiesa di S.Giustina a nord-ovest delle fosse e dalla chiesa vecchia di S. Francesco verso levante e mezzodì, costituendo due grosse borgate che si chiamarono, anche dopo la modificazione di questo stato di cose, Borgo di Sotto e di Sopra.
Nel secolo XV il Borgo di Sopra per la sua vicinanza al Castello rappresentò il maggior polo di attrazione e di sviluppo urbanistico creando le premesse per la definizione di un agglomerato urbano più organico e meno disperso (Borgo Novo) e quindi per la realizzazione (dopo la distruzione del Borgo di Sotto) di una vera piccola città.
Il primo perimetro completo della città quale si ebbe alla fine del secolo XV e per tutta la prima metà del secolo XVI si sviluppava in pianta rettangolare sul tipo di tante altre piccole «città» e borghi di origine rinascimentale, nei quali i progettisti avevano inteso opporre alla crescita spontanea, episodica ed irregolare degli insediamenti urbani una progettazione globale e un metodo costruttivo regolare e geometrico.
Nel disegno si vede chiaramente l’andamento delle mura rinforzate agli angoli da strutture bastionate e da “cavalieri” in diversi punti e a metà delle cortine da piccoli «denti» rotondeggianti, che sono la rappresentazione cartografica delle torri della vecchia cinta, il largo fossato che circondava ab antiquo il castello ed ora anche tutta la città e nel fossato di ponente una grande isola, quella fatta costruire nel 1524 di Giovan Francesco II Pico come giardino e luogo di riposo. Dentro questo perimetro erano già realizzati gli edifici paradigmatici delle città: il Duomo, il Palazzo Pubblico, il Castello.
Il secondo perimetro completo della Città quale si ebbe circa dalla fine del secolo XVI (o dai primissimi del successivo) si sviluppava in pianta poligonale sullo schema delle città ipotizzate sulla base di posizioni culturali ed astratte, studiate e realizzate, quando lo furono, con dichiarati intenti militari. Infatti la cinta poligonale rispondeva in maniera ottimale alle esigenze e alle concezioni strategiche del tempo.
La figura si riferisce di fatto agli inizi del secolo XVIII ma è stata liberamente usata per la illustrazione tipologica della forma della città poiché la cinta rimase praticamente sempre la stessa dal tempo della sua realizzazione.
Tratto da: La Mirandola – Storia urbanistica di una città
Autore: Vilmo Cappi
A cura: Cassa di Risparmio di Mirandola – Seconda Edizione a cura del Circolo “G.Morandi” di Mirandola.
Anno: 2000