Il segreto di Ulisse – 9° e 10° capitolo
Capitolo 9
«Buongiorno, Piccinini, come stiamo questa mattina? E una giornata meravigliosa, il sole splende e i tigli profumano! Su, da bravo, si svegli, che devo misurarle la temperatura!»
«Buongiorno un corno, infermiera! Non so come sta lei, ma io ho sonno e non mi interessa che tempo fa, voglio solo continuare a dormire, se non le dispiace!»
«Come siamo scorbutici oggi, Piccinini, lei non è quello che si dice un buon paziente. Ma come fa ad avere ancora sonno dopo aver dormito tutta la notte con il tranquillante? Sono venuta a vederla parecchie volte e sognava beato come un angelo! E adesso ha un aspetto riposatissimo.»
Ridacchiando tra sé e sé per la bugia dell’infermiera e per l'”aspetto riposatissimo” che era certo di non avere, Brando rinunciò a ribattere e porse l’orecchio in segno di resa per farsi misurare la temperatura, che si rivelò normalissima.
«Suvvia, Piccinini, coraggio. Non ha per niente febbre e se il dottore, dopo la visita, riterrà che non ci siano problemi, a fine giornata la dimetteremo e potrà tornare a casa.»
«Questa sì che è una bella notizia» esclamò Brando, «di quelle che mettono appetito. Per favore potrei avere la colazione? Cappuccino tiepido, una brioche integrale al miele e una spremuta di arancia, se non le dispiace».
«Ehi, questo non è un bar, è un ospedale: non le sembra di avere delle pretese? Vedrò quello che posso fare, ma non le garantisco niente, sia chiaro.»
L’infermiera lasciò la stanza, abituata alle mille richieste dei pazienti e convinta di avere già un piede in Paradiso per il solo fatto di avere la pazienza di stare ad ascoltarle.
Dal canto suo, Brando gongolava pensando alla libertà agognata e sperando che tutto andasse per il meglio, colazione compresa. A sera sarebbe stato a casa, finalmente padrone di fare progetti concreti per mettere in atto il suo piano di viaggio e di investigazione.
Sperava solo che Martina potesse unirsi a lui: gli avrebbero fatto comodo il suo sesto senso e la sua intuzione, doti del tutto irrazionali di cui si sentiva sprovvisto.
In quanto a Marcello, che facesse quello che gli pareva, il suo contributo non era affatto necessario: l’ignoranza e l’ottusità non servivano a niente in un’avventura come quella.
Tuttavia, ripensandoci, una certa dose di pura e belluina forza muscolare, unico talento che riconosceva all’amico, assiduo frequentatore di palestre, forse avrebbe potuto rivelarsi utile in casi estremi, semmai si fossero presentati.
Mancavano pochi giorni alla fine della scuola e bisognava pianificare tutto velocemente e con precisione nonché inventare qualcosa di veramente credibile da propinare ai genitori per giustificare il viaggetto che aveva intenzione di fare.
Capitolo 10
La risposta a quest’ultimo problema, cosa raccontare ai genitori per poter bighellonare in santa pace tutta l’estate, gli giunse il giorno dopo, del tutto inaspettata e misteriosa.
Finalmente a casa, dopo una nottata decente di sonno, Brando, che non era andato a scuola perché ancora convalescente per un giorno, stava leggendo la posta elettronica quando arrivò un messaggio strano:
Complimenti!
Siamo lieti di comunicarle che ha vinto il concorso «Viaggia gratis dove vuoi, come vuoi e con chi vuoi per tutta l’estate»!
Presso l’agenzia viaggi Pico della sua città potrà ritirare il biglietto che le darà diritto a spostarsi gratuitamente in tutta Europa dal 1° luglio al 1° settembre con qualsiasi mezzo (treno, aereo, autobus, veicoli a noleggio), in compagnia di un massimo di quattro amici!
Buon viaggio!
nb: Se lei è minorenne, occorre il consenso scritto di almeno un genitore.
F.to
Mandragora Tours
“Sì, sarà una delle solite bufale. Figurati se ho vinto un concorso al quale non ho neanche partecipato! E chi sarebbe questa Mandragora Tours, mai sentita nominare. Una compagnia di viaggi con quel nome! Mandragora,
mandragola, una pianta considerata magica fin dalla notte dei tempi. Nel Medioevo si credeva addirittura che fosse la pianta di Circe la maga…
Sì, ecco, sarà stato sicuramente Marcello a mandare la mail, anche se una sottigliezza del genere non mi sembra da lui: troppo dotta, troppo arguta”
Vedendo che erano le dieci e quindici, ora di ricreazione, Brando chiamò Marcello al cellulare.
«Grazie per lo scherzaccio, e complimenti per la fantasia. Sei il detentore principale della Mandragora Tour o solo un azionista di minoranza?»
«Picchio, sei tu? Ma cosa stai blaterando? Cos’è questa Mandragora Tours? Ti fa ancora male la testa, a quanto sento. Perché non torni dal medico e ti fai rifare la Tac ?»
Che strano, il tono di Marcello pareva davvero stupito e innocente, sembrava sul serio che l’amico cadesse dalle nuvole e non ne sapesse niente.
Brando riattaccò senza rispondere, molto turbato.
Restava solo una cosa da fare: andare alla Pico Viaggi e vedere se davvero c’era un biglietto a suo nome. Al massimo avrebbe fatto la figura del babbeo, ma almeno si sarebbe tolto il dubbio. E se poi fosse stato tutto vero, non poteva perdere un’occasione del genere! A caval donato…
Stampò l’e-mail e programmò di andarci nel pomeriggio, possibilmente accompagnato da Martina.
Alla fine delle lezioni, sperando che l’amica fosse rientrata direttamente a casa, la chiamò e le spiegò la faccenda, chiedendole anche se per caso lo scherzo non venisse da lei.
«Ti giuro, Picchio, che io non c’entro niente. Hai sentito Marcello? Ah, dici che il suo stupore ti sembrava sincero? Non so cosa dire, allora. Oggi pomeriggio scopriremo se è uno scherzo o no. Sì, va bene, alle quattro sotto il Comune. Ok, ciao, a dopo.»
Brando aveva già provato a cercare nel web notizie della Mandragora Tours, ma la ricerca non aveva dato alcun esito: la compagnia viaggi, almeno secondo il mondo della Rete, non esisteva.
A questo punto non restava che aspettare con impazienza il pomeriggio. Per ingannare l’attesa il ragazzo rovistò a lungo tra le mille scartoffie che ingombravano la libreria e recuperò le foto scattate l’anno precedente al famoso vaso.
Come aveva potuto dimenticare quel ritrovamento misterioso? Solo le recenti elucubrazioni su Picus e Ulisse glielo avevano riportato improvvisamente alla memoria in tutta la sua importanza.
Le foto non erano riuscite molto bene a causa della scarsa luce del museo, ma il pathos (1) della raffigurazione era innegabile.
Brando decise che la prima tappa del viaggio, se mai fosse riuscito a partire, sarebbe stata senz’altro Ithaki: doveva a tutti i costi riesaminare da vicino quel vaso, e perchè no, rigirarselo tra le mani.
(1) Pathos:greco= sentimento, passione,emozione, sia di gioia che di dolore.